Rapporto sulle mafie: Camorra, equilibri instabili

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Omicidi di camorra in calo, passati secondo dati del distretto di Corte d’Appello dai 41 del 2016 ai 24 del 2017 (rimane però invariato il dato dei tentati omicidi, rispettivamente 100 e 103), ma la polveriera Napoli resta pronta a esplodere. L’innesco della deflagrazione può partire da tre diverse zone della città e da una situazione sempre più confusa di polverizzazione dei grossi gruppi criminali in poche piccole cosche e spesso con esponenti apicali di giovane età e violenti. Sono ben 50 i clan napoletani censiti dalla Dia nell’ultima relazione, ma le indagini delle forze dell’ordine quasi quotidianamente mostrano i tentativi di organizzare gruppi diversi e le scissioni interne al clan più grandi. In questo quadro, sono segnali allarmanti le continue ‘stese’, raid armati per dimostrare controllo del territorio e intimorire gli avversari che da mesi si susseguono con cadenza quotidiana in molte zone della città. Le zone più a rischio sono quartieri già da anni nelle mani della malavita e che adesso, sotto la spinta della crisi che sta attanagliando tre delle storiche cosche radicate sul territorio cittadino, potrebbero essere nuovamente attraversati da una lunga scia di sangue, come fu nel 2003 con la prima faida di Scampia, oltre 80 morti in pochi mesi. L’allarme emerge dall’ultima relazione della Direzione investigativa antimafia relativa al secondo semestre del 2016. Un quadro a tinte fosche, per non dire cupe, che ha spinto gli “007” a puntare i riflettori delle indagini sui recenti movimenti del clan Mariano di Montecalvario, sulla famiglia Mazzarella di piazza Mercato e sui “girati” di Secondigliano e Scampia. Associazioni criminali che, messe alle strette dalle ultime ondate di arresti e condanne, potrebbero presto tornare a sfoderare il proprio potenziale offensivo pur di riuscire a riconquistare le fette di business perse negli ultimi mesi. In ballo, c’è come sempre il controllo dello sconfinato mercato della droga, che ora non ha più piazze a cielo aperto ma vive in maniera sotterranea in appartamenti e con pusher a domicilio. Scenari che emergono dalla relazione del ministro dell’Interno Marco Minniti al Parlamento in merito all’attività svolta e ai risultati conseguiti dalla Dia negli ultimi sei mesi dello scorso anno lasciano ben pochi margini di manovra all’immaginazione. Il documento, già nell’incipit, conferma ancora una volta il quadro “instabile e in costante trasformazione”. I gruppi operativi a Napoli e provincia sono infatti sempre più caratterizzati da “precarietà e inconsistenza”. Confermato anche “l’abbassamento dell’eta’ di affiliati e capi, con la trasformazioni dei clan in gang, più pericolose per la sicurezza pubblica rispetto al passato”.

Centro storico in fermento
Molteplici le cause di questo Risiko: “Scissioni interne, incapacità di dotarsi di un apparato militare efficace e impossibilità di garantire mensilmente stipendi ad affiliati e famiglie di detenuti”. A questo punto il documento del Viminale entra nel vivo analizzando la polverizzazione delle cosche del centro storico: paranze dei bambini da una parte, vecchi clan dall’altra: “A Forcella e alla Maddalena permane l’antagonismo tra le famiglie Giuliano e Mazzarella, gli assetti criminali risentono anche della recente spaccatura tra i Giuliano e i Sibillo, famiglie che sembrano lontane dal raggiungere un’intesa, come indicano le numerose stese e pestaggi”. Il nuovo fronte rovente diventa così quello di piazza Mercato: “Qui la famiglia Mazzarella continua a gestire parte delle attività illecite grazie ai suoi sodalizi di riferimento, pur avendo perso l’egemonia. Ed è in questo contesto che “si inserisce il tentativo di espansione nella zona delle Case Nuove del clan Rinaldi e dei Sibillo. Si rileva inoltre la presenza di un gruppo di giovani emergenti che avrebbero preso le redini del clan Sibillo, dopo l’arresto dei vertici, e, in rotta di collisione con i Giuliano, si sarebbero ritagliati uno spazio autonomo di azione”. Prospettive altrettanto liquide anche tra i vicoli dei Quartieri Spagnoli, dove “le dinamiche criminali hanno subito una profonda trasformazione dopo la disgregazione degli storici clan, tra cui quello dei Mariano che, nonostante la detenzione dei vertici, subito sostituiti dalle terze generazioni, ha sempre mantenuto salda la propria forza. Il clan sembra però destinato a subire pesanti contraccolpi dalla decisione di collaborare con la giustizia assunta da un elemento di spicco della famiglia (l’ex boss Marco Mariano, ndr)”. Bruschi mutamenti d’assetto, le cui conseguenze sul ‘vicinato’ non si sono certo fatte attendere. Secondo gli specialisti della Dia, infatti, “questa situazione avrebbe da un lato favorito il nuovo rinsaldamento del gruppo Ricci, alias Fraulella, con l’alleato cartello Saltalamacchia-Esposito e, dall’altro, quello delle famiglie Masiello-Mazzanti”.

Tra scontri e nuove alleanze
Riavvicinamenti però non privi di reazioni a catena: “I raid incendiari contro le saracinesche di esercizi commerciali avevano lasciato presagire una ripresa delle tensioni tra i Ricci e i Masiello originate dall’omicidio, nel 2012, di uno dei capi del gruppo (il riferimento è all’assassinio di Vincenzo Masiello). Tuttavia solo di recente sembra essersi instaurata una sorta di tregua”. Non c’è troppo da stare tranquilli neppure nel vicino Cavone, dove, in seguito al duplice omicidio di Salvatore Esposito e Ciro Marfè, “la famiglia Lepre, attraverso vecchi e fidati adepti, avrebbe nuovamente assunto il controllo della zona cedendo la gestione della piazza di spaccio di piazza Bellini all’alleato gruppo Sibillo”. A destare più di qualche preoccupazione ci sono però anche le nuove fibrillazioni criminali in corso nell’area Nord di Napoli, a Miano, dopo la caduta del clan Lo Russo, e a Secondigliano, con la Vanella Grassi che sarebbe pronta a tornare a fare la voce grossa nel quartiere. Finora sebra che a tenere la divisione delle piazze di spaccio fatta, secondo recenti inchieste sia Rosaria Pagano, moglie e sorella e madre di boss, che ha assegnato il territorio di Melito agli Amato-Pagano e spartito con gli ex alleati poi “girati” i quartieri Nord di Napoli. L’azzeramento dei quadri di comando ha inoltre finito per alimentare le ambizioni del clan Licciardi della Masseria Cardone di gestire le piazze di spaccio sui territori fin qui controllati dai “mianesi”. Spostandosi all’ombra delle Vele, riflettori puntati invece sulla Vanella Grassi. L’arresto del boss Umberto Accurso, eseguito nel maggio 2016 ha reso precari i già instabili equilibri nella zona, e l’indebolimento del gruppo potrebbe pure aver rinvigorito le ambizioni di altri sodalizi, come quello dei Di Lauro, apparentemente limitato dagli esiti delle faide di Scampia.