Seguici su

Cerca nel sito

Sergio Cofferati, ‘Il Pd non è più un partito di sinistra’

L'europarlamentare ex leader della Cgil: "La sinistra deve ripartire dall'Europa"

Roma – Sinistra Italiana a confronto, dopo la tornata elettorale, nella Direzione generale convocata il 10 marzo. In platea un nome di spicco della storia sindacale e politica italiana: Sergio Cofferati. Già Segretario Cgil, tra i 50 padri fondatori del Pd, ex Sindaco di Bologna,
attuale europarlamentare.

Come mai la sinistra italiana è soggetta a scissioni continue?

“Le scissioni della sinistra non sono numericamente superiori a quelle della destra. In queste ultime elezioni la destra ha trovato elementi di convergenza, perché la legge elettorale questo chiede, anche se poi si è presentata con tre partiti distinti. Il fatto che non ci sia stato un accordo politico – come in passato – tra le forze della sinistra in questa circostanza, è per diversità di merito”.

Si riferisce al Pd?

“Penso che il Pd non sia più un partito di sinistra ma sia diventato un partito di centro, virando verso un’altra prospettiva; pertanto non poteva trovare nel merito elementi di convergenza con Liberi e Uguali. Credo che il Jobs Act sia una bruttissima legge che ha frantumato il mercato del lavoro, che ha cancellato diritti individuali e collettivi; con chi sostiene il Jobs Act non ho nulla da spartire, non me la sentirei mai di fare una corsa elettorale insieme. Altra cosa possono essere le convergenze successive alle elezioni su alcuni temi”.

Siete sicuri che l’aver candidato nelle liste con Liberi e Uguali esponenti di spicco del vecchio Pd, non sia stato controproducente ai fini del consenso?

“Credo che la perdita di consenso abbia tante ragioni. Tra queste la percezione che gli elettori hanno avuto della riproposizione di una parte del passato, secondo me non legata all’età anagrafica ma al fatto che questi candidati hanno partecipato attivamente in Parlamento alla definizione di alcune delle leggi che poi Liberi e uguali ha contestato.

Resto convinto che le scelte peggiori sul versante socio economico rivolte alla parte più debole del paese siano state compiute dal governo Monti. Si parla della legge Fornero legata alle pensioni, ma i contenuti per quanto attiene al mercato del lavoro non sono meno negativi. Credo che più del passato remoto, di queste persone abbia pesato il passato prossimo”.

Perché la Sinistra sta perdendo il proprio elettorato storico, tra cui operai, metalmeccanici?

“Se tu alle persone che stanno male gli spieghi – un giorno sì e l’altro no – che le cose vanno bene, che l’economia cresce, che il lavoro si crea, che la povertà è sconfitta, mentre loro vivono una realtà esattamente opposta, come è capitato nel corso di questi anni – quella che è stata chiamata la “narrazione” – la prima volta posso pensare che parli di qualcun altro, la seconda che stai raccontando delle bugie, la terza non mi fido più di te e vado da un’altra parte”.

La “cattiva narrazione” non riguarda soltanto il Pd, ma tutti quelli che in campagna elettorale fanno promesse roboanti che poi non sono in grado di mantenere. Noi riteniamo che si debba dire sempre la verità, anche quando è scomoda”.

Può spiegare meglio?

“A proposito del gruppo dirigente, proporrei di uscire una volta per tutte da questa disputa sulle generazioni. Penso che non ci sia nulla di più importante e utile dell’energia dei giovani, ma essa esprime massima efficacia se affiancata dall’esperienza. Inoltre, la direzione va affidata alle persone che avendo progressivamente svolto funzioni apicali abbiano acquisito credibilità in quel ruolo”.

Prodi che è l’unico che ha vinto contro Berlusconi, è stato forse l’unico che si è presentato agli italiani dicendo loro la verità, però poi dalla propria classe politica è stato rinnegato. Come lo spiega?

“La cosa pessima capitata nel corso di quegli anni è stata chiedere il consenso per la candidatura alla Presidenza della Repubblica di Romano Prodi in quel modo. Modo che ha consentito – surrettiziamente – a un centinaio di persone, e anche di più, di votare contro Prodi senza mostrare la propria faccia. Io penso che si doveva gestire diversamente quel passaggio delicato, e non consentire a nessuno di esprimere un giudizio – legittimo, per carità – ma senza il volto. Quella è una pagina brutta della Sinistra”.

Quali possono essere le convergenze, dato lo scenario scaturito dal voto?

cofferati2“Le convergenze sulle quali cercare una verifica, con i partiti della sinistra e con i 5 stelle, possono riguardare ad esempio l’Europa, come orizzonte fondamentale, anche se – in tutta franchezza – bisogna cambiare i trattati che l’hanno istituita. Ad esempio, governi di centrodestra e di presunta sinistra hanno accettato in silenzio le norme di Dublino; oggi si sono accorti che sono profondamente sbagliate e vanno cambiate.

Credo che alcuni temi come quello fiscale, come quello della politica estera, come quello del lavoro non debbano restare temi di competenza della politica nazionale dunque dei partiti, ma debbano diventare temi delle istituzioni europee: c’è convergenza su questo? C’è convergenza sulle ipotesi di cambiare trattati? C’è convergenza su quali materie trasferire da livello nazionale a livello europeo?”.

Nel mondo di oggi, che è quello della comunicazione, chi “sta davanti” ha un peso specifico particolare…

“Certo! Bisogna mettere davanti i giovani, ma non perché vengano torturati, bensì considerati un riferimento in virtù di quello che sanno fare e delle energie che hanno; e del fatto che se quel giovane ha bisogno di un aiuto o consiglio vi sia la persona esperta che glielo dà.

E non che lo spinga giù dal palco o che si nasconda alle sue spalle per decidere lui al posto del giovane, ma lo aiuti trasferendogli le conoscenze maturate nel corso di tanti anni”.

Riguardo al recente successo dei 5 Stelle, più merito del movimento o più demerito della sinistra?

“Il Movimento ha avuto il merito di rendersi molto visibile, anche con proposte a volte contraddittorie e difficilmente realizzabili. Indubbiamente ha saputo comunicare con efficacia, non dico bene perché alcuni contenuti sono controproducenti e negativi, però con efficacia senza dubbio.

Io penso che il partito Democratico, che in origine doveva mettere insieme le culture riformiste e dare loro un senso nuovo, non sia riuscito a farlo; ha cambiato rotta, oggi è un partito di centro, con un elettorato di centro.

Avete visto che hanno candidato a Bologna Pier Ferdinando Casini!? Quando ero sindaco a Bologna, la mia giunta andava da Rifondazione a Comunisti Italiani, Verdi, Ds, Margherita, il partito di Mino Martinazzoli che era stato segretario della Dc, dunque era uno schieramento molto ampio. Il capo dell’opposizione in consiglio comunale era Galletti… il Pd l’ha fatto ministro; con me a Bologna era l’interlocutore più aspro che avevo in consiglio comunale, con loro è diventato un alleato. Oggi Casini è senatore nelle file del Pd”.

Sinistra Italiana si costituisce per rappresentare il lavoro nelle sue forme attuali. Non crede però che una forza politica dovrebbe riformare o ripensare le forme del lavoro più che rappresentarle?

“Dovrebbe fare entrambe le cose, è quello che sta scritto nel manifesto, così come esplicitato, non è efficace, perché non rispecchia la realtà della nostra proposta, trovandoci di fronte a cambiamenti epocali. Non c’è solo la rete, che ha già cambiato praticamente alcune modalità del lavoro. Pensiamo agli effetti, in un tempo relativamente breve, dell’ulteriore fase di automazione.

Il mio primo posto di lavoro, nel giugno 1969, era in un’azienda manifatturiera di 13.000 dipendenti: quello stabilimento non c’è più. E’ cambiato radicalmente quel che si faceva. Alla Bicocca, eravamo in 7.000 a produrre pneumatici, oggi quel volume si fa in una azienda, alla periferia Nord di Milano, che occupa 450 persone.

Siamo alle soglie di un cambiamento non meno radicale che è quello della robotica, cioè di figure che sostituiscono integralmente l’uomo. Pensiamo che al Parlamento Europeo, dove adesso sono, si discute addirittura se i robot debbano essere considerati “soggetti”, cioè esseri portatori di capacità tecnologiche e di pensiero. E’ un’estremizzazione, ma allo stesso tempo è realmente un tema in discussione.

Cosa si deve fare nel concreto?

“Un partito di sinistra deve stimolare la creazione del lavoro, garantire il posto di lavoro e le sue condizioni, come si è fatto storicamente. Quando sento dire “l’importante è il lavoro, purché sia”, provo profonda irritazione, perché il lavoro deve avere qualità e la qualità passa per il rispetto e il riconoscimento di diritti individuali e collettivi”.

La sinistra della Sinistra attuale, che dovrebbe essere Potere al Popolo, è una risorsa o un ostacolo?

“Penso che se Potere al Popolo avesse voglia di partecipare a questo processo di costruzione di un nuovo partito della Sinistra dovrà essere considerato uno dei soggetti con cui confrontarsi, esattamente come il Movimento del Brancaccio. Non ci deve essere esclusione. Poi se si può stare insieme o meno, lo decide il merito delle scelte”.

Convergenze con M5s ce ne sono, tuttavia Ius soli e politica fiscale, ad esempio, sono tematiche che vi dividono: quanto potrebbe durare a queste condizioni un’alleanza?

“Non definirei la parola “alleanza”: perché definisce una modalità che non è esattamente quella che abbiamo in mente. O almeno per quello che penso io… Il problema è questo: quando delle forze politiche vanno a chiedere il consenso agli elettori, presentano delle proposte e tra queste vi sono quelle che lei ha riassunto, e sulle quali ci sono state in campagna elettorale delle divergenze.

Adesso il M5S deve provare a fare un Governo. Ovviamente sa che se cerca il consenso di altri, su alcuni punti dovrà fare dei passi in avanti, definire meglio la sua posizione e probabilmente rinunciare anche ad alcune cose. Se lo vorrà fare, quali saranno la dimensione dei passi in avanti e le materie sulle quali intende muoversi lo si vedrà”.

Se troverete convergenze programmatiche, seguirà anche un ingresso nel Governo?

“Penso che Liberi e Uguali non debba fare un Governo con i M5S, ma supportarlo in Parlamento senza farne parte, senza né Ministri né Sottosegretari. C’è un’emergenza nazionale e bisogna cercare di evitare che la situazione precipiti”.

In vista delle elezioni 2019 Sinistra Italiana guarda alla dimensione europea per tentare di ripartire?

”Dobbiamo assolutamente guardare alla dimensione europea, anzi ripartire da lì. Bisogna provare a fondare un partito di sinistra, che deve essere non la trasposizione di Liberi e Uguali in un partito, ma cominciando da Leu allargare la sfera di quelli che partecipano alla costituzione di questo soggetto. Un fronte ampio, che definisce il proprio progetto politico che deve avere come canoni quelli della sinistra,con un gruppo dirigente che va votato. Va scelto e votato”.

^ intervista effettuata dagli allievi del Master in Giornalismo di “Comunika”

Allievi master Giornalismo e Comunicazione - Marzo 2018, Comunika

Allievi master Giornalismo e Comunicazione – Marzo 2018, Comunika