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La preghiera del Papa alla Mater Miserciordiae di Vilnius

22 settembre 2018 | 16:45
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La preghiera del Papa alla Mater Miserciordiae di Vilnius

Alla “Porta dell’Aurora” delle antiche mura di Vilnius la recita del Rosario presieduto da Papa Francesco davanti all’icona dorata della Mater Misericordiae

Vilnius – Nel pomeriggio, lasciata la Nunziatura Apostolica, Papa Francesco si reca in visita al Santuario Mater Misericordiae, una cappella situata all’interno delle antiche mura della città di Vilnius.

Lungo la strada che porta al Santuario sono presenti alcune centinaia di bambini orfani e di famiglie affidatarie, che lo accolgono sventolando bandierine.

All’interno della Cappella, la Presidente della Repubblica, l’Ambasciatore presso la Santa Sede e i membri del Seguito Papale. Dopo un breve momento di preghiera silenziosa, il Santo Padre, affacciandosi dal balcone, saluta i tanti lituani presenti:

Cari fratelli e sorelle!
Siamo di fronte alla “Porta dell’Aurora”, quello che rimane delle mura di questa città che servivano per difendersi da qualsiasi pericolo e provocazione, e che nel 1799 l’esercito invasore distrusse totalmente, lasciando solo questa porta: già allora era lì collocata l’immagine della “Vergine della Misericordia”, la Santa Madre di Dio che è sempre disposta a soccorrerci, a venire in nostro aiuto.

Già da quei giorni, ella voleva insegnarci che si può proteggere senza attaccare, che è possibile essere prudenti senza il malsano bisogno di diffidare di tutti. Questa Madre, senza il Bambino, tutta dorata, è la Madre di tutti; in ognuno di quanti vengono fin qui, lei vede ciò che tante volte nemmeno noi stessi riusciamo a percepire: il volto di suo Figlio Gesù impresso nel nostro cuore.

E dal momento che l’immagine di Gesù è posta come un sigillo in ogni cuore umano, ogni uomo e ogni donna ci offrono la possibilità di incontrarci con Dio. Quando ci chiudiamo in noi stessi per paura degli altri, quando costruiamo muri e barricate, finiamo per privarci della Buona Notizia di Gesù che conduce la storia e la vita degli altri. Abbiamo costruito troppe fortezze nel nostro passato, ma oggi sentiamo il bisogno di guardarci in faccia e riconoscerci come fratelli, di camminare insieme scoprendo e sperimentando con gioia e pace il valore della fraternità (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 87). Ogni giorno in questo luogo visita la Madre della Misericordia una moltitudine di persone provenienti da tanti Paesi: lituani, polacchi, bielorussi e russi; cattolici e ortodossi. Oggi lo rende possibile la facilità delle comunicazioni, la libertà di circolazione tra i nostri Paesi. Come sarebbe bello se a questa facilità di muoversi da un posto all’altro si aggiungesse anche la facilità di stabilire punti d’incontro e solidarietà fra tutti, di far circolare i doni che gratuitamente abbiamo ricevuto, di uscire da noi stessi e donarci agli altri, accogliendo a nostra volta la presenza e la diversità degli altri come un dono e una ricchezza nella nostra vita.

A volte sembra che aprirci al mondo ci proietti in spazi di competizione, dove “l’uomo è lupo per l’uomo” e dove c’è posto solo per il conflitto che ci divide, per le tensioni che ci consumano, per l’odio e l’inimicizia che non ci portano da nessuna parte (cfr Esort. ap. Gaudete et exsultate, 71-72).

La Madre della Misericordia, come ogni buona madre, tenta di riunire la famiglia e ci dice all’orecchio: “cerca tuo fratello”. Così ci apre la porta a un’alba nuova, a una nuova aurora. Ci porta fino alla soglia, come alla porta del ricco Epulone del Vangelo (cfr Lc 16,19-31). Oggi ci aspettano bambini e famiglie con le piaghe sanguinanti; non sono quelle di Lazzaro nella parabola, sono quelle di Gesù; sono reali, concrete e, dal loro dolore e dalla loro oscurità, gridano perché noi portiamo ad esse la luce risanatrice della carità. Perché è la carità la chiave che ci apre la porta del cielo.

Cari fratelli! Che, attraversando questa soglia, possiamo sperimentare la forza che purifica il nostro modo di rapportarci agli altri e la Madre ci conceda di guardare i loro limiti e difetti con misericordia e umiltà, senza crederci superiori a nessuno (cfr Fil 2,3). Che, nel contemplare i misteri del Rosario, le chiediamo di essere una comunità che sa annunciare Gesù Cristo, nostra speranza, al fine di costruire una Patria capace di accogliere tutti, di ricevere dalla Vergine Madre i doni del dialogo e della pazienza, della vicinanza e dell’accoglienza che ama, perdona e non condanna (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 165); una Patria che sceglie di costruire ponti e non muri, che preferisce la misericordia e non il giudizio. Che Maria sia sempre la Porta dell’Aurora per tutta questa terra benedetta!

Terminato il suo discorso, il Pontefice guida la recita del terzo mistero gioioso del Rosario, quello della nascita di Cristo. I bambini e le famiglie pregano le Ave Maria in lituano. Infine, prima di affacciarsi alla finestra per benedire i fedeli, il Santo Padre lascia in dono alla Vergine un Rosario d’oro.

Poi il trasferimento in papamobile alla Cattedrale di Vilnius per l’Incontro con i giovani.

(Il Faro online) – Foto © Vatican Media