Scandalo abusi, il Papa: “Minata la credibilità della Chiesa, serve conversione”

3 gennaio 2019 | 20:25
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Scandalo abusi, il Papa: “Minata la credibilità della Chiesa, serve conversione”

Il Pontefice scrive ai Vescovi statunitensi in ritiro: “Avrei voluto essere con voi”

Città del Vaticano – I “molteplici scandali” di pedofilia che hanno scosso negli ultimi tempi la Chiesa americana hanno intaccato “nel più profondo la sua credibilità”.

E per affrontare tale “crisi”, ma soprattutto mettere in atto una efficace “lotta contro la cultura dell’abuso”, quello che occorre è una vera e propria “conversione della nostra mente (metanoia), del nostro modo di pregare, di gestire il potere e il denaro, di vivere l’autorità e anche di come ci relazioniamo tra noi e il mondo”.

E’ quanto afferma Papa Francesco nella lunga lettera, datata 1 gennaio, inviata ai vescovi degli Stati Uniti riuniti dal 2 all’8 gennaio nel seminario di Mundelein, presso Chicago, negli esercizi spirituali da lui stesso promossi e guidati dal predicatore pontificio padre Raniero Cantalamessa.

Un’occasione cui il Papa – lo dice nella missiva – avrebbe voluto partecipare personalmente per “un paio di giorni”, come disse al presidente della Conferenza episcopale card. Daniel DiNardo e agli altri presuli Usa ricevuti in Vaticano lo scorso 13 settembre (leggi qui).

Ma “nonostante gli sforzi compiuti, per problemi di logistica, non potrò accompagnarvi personalmente“, e “questa lettera vuole supplire, in qualche modo, al viaggio mancato”. Secondo Francesco, “la credibilità della Chiesa si è vista fortemente messa in discussione e debilitata da questi peccati e crimini, ma specialmente dalla volontà di volerli dissimulare e nascondere”, il che ha amplificato la “sensazione di insicurezza, di sfiducia e di mancanza di protezione nei fedeli“.

L'”atteggiamento di occultamento”, infatti, “lungi dall’aiutare a risolvere i conflitti”, ha permesso loro “di perpetuarsi e di ferire più profondamente la trama di rapporti che oggi siamo chiamati a curare e ricomporre”. Il Papa richiama la “ferita profonda nel cuore del popolo fedele”, la “perplessità, sconcerto e confusione” che lo hanno riempito: e questo, lamenta, “serve anche molte volte come scusa per screditare continuamente e mettere in dubbio la vita donata di tanti cristiani“.

Anzi, “ogni volta che parla del Vangelo disturba o diventa una testimonianza scomoda, non sono poche le voci che intendono farla tacere segnalando il peccato e le incongruenze dei membri della Chiesa e ancor più dei loro pastori”. Con conseguente “divisione e dispersione” anche nella “comunione episcopale”. Ed è qui che “la lotta contro la cultura dell’abuso“, così la chiama Bergoglio, “la ferita nella credibilità, come pure lo sconcerto, la confusione e il discredito nella missione esigono da noi un atteggiamento nuovo e deciso”.

La soluzione non sono “decreti volontaristici”, “nuove commissioni” o migliori “organigrammi”, cose “necessarie ma insufficienti”, che rischiamo di “ridurre tutto a problemi organizzativi”. Più che “una nuova organizzazione”, serve un’autentica “conversione”, senza di cui tutto ciò che si farà rischia di tingersi “di autoreferenzialità, autopreservazione e autodifesa e, pertanto, condannato a cadere come ‘un sacco vuoto'”.

Francesco invita a liberarsi da “un atteggiamento sulla difensiva”, ad abbandonare “il discredito e la delegittimazione, la vittimizzazione e il rimprovero nel modo di relazionarsi”. Serve invece “accettazione orante e vergognosa dei nostri limiti e peccati e stimolando il dialogo, il confronto e il discernimento, tutto ciò ci disporrà a trovare cammini evangelici che suscitino e promuovano la riconciliazione e la credibilità che il nostro popolo e la missione esigono da noi”.

La credibilità nasce dalla fiducia, e la fiducia nasce dal servizio sincero e quotidiano, umile e gratuito verso tutti, ma specialmente verso i prediletti del Signore”, aggiunge. E se “la chiamata alla santità ci protegge dal cadere in false opposizioni o riduzionismi e dal tacere dinanzi a un ambiente propenso all’odio e all’emarginazione, alla disunione e alla violenza tra fratelli“, è vero pure che “la credibilità si gioca anche nella misura in cui aiutiamo, insieme ad altri attori, a intrecciare un tessuto sociale e culturale che non solo si sta sfaldando, ma che alberga e rende possibili nuovi odi”.

Input preziosi per i vescovi Usa, che saranno materia anche del summit mondiale sugli abusi convocato dal Papa in Vaticano in febbraio (leggi qui).

(fonte Ansa)