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Palermo, funerale vittime Casteldaccia. Omelia: “Dramma e scaricabarile inaccettabili”. Parenti: “Abbandonati dallo stato”

Redazione

Palermo, funerale vittime Casteldaccia. Omelia: “Dramma e scaricabarile inaccettabili”. Parenti: “Abbandonati dallo stato”

Mar, 06/11/2018 - 13:16

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PALERMO – Un lungo applauso e le campane a lutto hanno accolto l’arrivo delle nove salme sorrette fino in Cattedrale, a Palermo, dove centinaia di persone gremiscono l’interno e il sagrato della chiesa, con numerosi mazzi di fiori e decine di palloncini bianchi, per dare l’ultimo saluto alle vittime che hanno perso la vita nella notte tra sabato e domenica a causa dell’esondazione del fiume Milicia, a Casteldaccia; due nuclei familiari, imparentati tra loro, intrappolati nella villa abusiva presa in affitto.
Affranto Giuseppe Giordano, 35 anni, che ha visto morire la moglie, Stefania Catanzaro, 32 anni, la figlia di un anno, Rachele, e il figlio Federico, di 15 anni, che ha tentato di salvare la sorellina tenendola in alto fino a quando non e’ stato sopraffatto dalla furia dell’acqua. Morti anche i genitori di Giordano, Antonino, 65 anni, e Matilde Comito, la sorella Monia, 40 anni, il fratello Marco, 32 anni; travolti e uccisi pure il nipote di tre anni, Francesco Rughoo, e la nonna 65enne del piccolo, Nunzia Flamia. Gia’ ieri la citta’ si era stretta attorno ai familiari delle vittime nella parrocchia Madonna di Lourdes, in piazza Ingastone, dove e’ stata allestita la camera ardente. La citta’ si e’ fermata e in coincidenza con l’inizio dei funerali viene osservato un minuto di silenzio, il traffico in corso Vittorio Emanuele e’ sospeso e i negozi chiusi fino al termine delle esequie celebrate alle 11 da monsignor Giuseppe Oliveri, il vicario generale, e dal parrooco della cattedrale Filippo Sarullo perche’ l’arcivescovo Corrado Lorefice e’ all’estero. “In questo momento la nostra solidarieta’ va alla famiglia e a chi e’ rimasto, a Giuseppe e ai familiari – dice Sarullo – c’e’ la vicinanza della Chiesa tutta, e certamente saremo pronti a venire incontro a loro. Desidero rivolgere anche una preghiera per il medico che ancora non si ritrova e per la sua famiglia che ha non ha nemmeno la possibilita’ di vegliare una salma”.

“Non c’era nessun del governo nazionale. Siamo stati abbandonati come sempre, la Sicilia abbandonata dallo Stato”. Lo ha detto all’AGI Marinella Arena, la cugina di Giuseppe Giordano, il superstite che ha perso moglie, due figli di uno e 15 anni e altri parenti nella tragedia di Casteldaccia, al termine dei funerali stamane nella cattedrale di Palermo. Alle esequie erano presenti rappresentati delle forze dell’ordine, il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, il sindaco di Casteldaccia Giovanni Di Giacinto e il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, seduto in fondo alla chiesa assieme all’assessore alle Autonomie locali, Bernadette Grasso. Le nove bare sono state portate al Cimitero dei Cappuccini. Dolore e rabbia, dunque. Un’assenza che ferisce? “Si’, ma abbiamo anche ben altro di cui essere arrabbiati”, ha aggiunto Arena.

“Siamo ancora tutti sgomenti e increduli di fronte a quanto e’ accaduto tre giorni fa; ma piu’ di tutti lo sono i familiari e gli amici di queste vittime innocenti, a cui ci stringiamo oggi con tanto affetto quanti siamo qui presenti e l’intera Chiesa palermitana. Certo, e’ lecito e forse anche doveroso, che anche ci si interroghi a tutti i livelli per cercare di dare una spiegazione a quello che appare inspiegabile e, comunque, inaccettabile. Ma speriamo vivamente che lo si faccia non per alimentare inutili polemiche o favorire il ben noto e insopportabile rimpallo di responsabilita’, quanto per rendere giustizia, nella verita’, a chi non c’e’ piu’ e porre i necessari provvedimenti affinche’ si eviti il ripetersi di tali eventi”. Lo ha detto nella sua omelia, il vicario generale, monsignor Giuseppe Oliveri, durante le esequie delle nove vittime del nubifragio di Casteldaccia, nella cattedrale di Palermo.

“Tuttavia – aggiunge mons. Oliveri – non e’ questo il momento e neppure il luogo per tali considerazioni. Noi non siamo qui per compiere un gesto di umana convenienza, ma per manifestare a questa famiglia, colpita cosi’ duramente, tutta la nostra solidarieta’, tutta la nostra partecipazione che qui si esprimiamo con la presenza e la preghiera. Si’ fratelli e sorelle, soprattutto per questo siamo qui: per riaffermare la nostra fede nella risurrezione e nella vita eterna e per pregare, perche’ solo la fede e la preghiera in certi momenti possono sostenerci e possono costituire un riparo per l’animo comprensibilmente esasperato”. Il brano del Vangelo letto si conclude con un richiamo: ‘Vigilate perche’ non sapete ne’ il giorno, ne’ l’ora’. “Noi, come le vergini – spiega il celebrante – non conosciamo l’ora della venuta del Signore. Sappiamo, pero’, che la sua venuta sara’ per invitarci a una festa… alla festa di nozze nel suo Regno. Cosa significa questa lampada di cui parla Gesu’, che le vergini sagge tenevano accese con cura e quelle stolte hanno lasciato spegnere? Essa esprime la nostra fede, quella fede che siamo chiamati a custodire dal momento del nostro battesimo e per tutti i giorni della vita affinche’ non venga mai meno, neppure nei momenti tragici che ci possono colpire e affliggere. E rappresenta anche la speranza, quella speranza che con gli occhi della fede ci fa intravedere il momento in cui, riuniti ai nostri cari, vivremo per sempre felici”.

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