Il pm Antonino Di Matteo? “Ha tratto beneficio delle minacce di morte ricevute dal carcere da Totò Riina. Ha cavalcato l’onda per fare il martire”. Sono le pesantissime accuse lanciate da Vittorio Sgarbi, appena nominato assessore ai Beni Culturali in Sicilia dal neogovernatore Nello Musumeci. Il critico d’arte, intervenendo ad Agorà su Rai3, ha messo nel mirino il magistrato palermitano, condannato a morte da Totò Riina, intercettato in carcere mentre auspicava un attentato nei confronti del pm, e oggetto di un piano omicida ordinato da Matteo Messina Denaro e svelato dal pentito Vito Galatolo. “Di Matteo non è un martire, tanto è vero che Riina è morto e lui è stravivo.  Quante cittadinanze onorarie ha avuto dopo le minacce? Ne hanno fatto un martire. Che bisogno c’è di raccontare al mondo quelle intercettazioni?”, ha detto Sgarbi, riferendosi alle registrazioni nel carcere di Opera in cui il capo dei capi di Cosa nostra augurava a Di Matteo di fare “la fine del tonno” come “il giudice Falcone”. “Le hanno diffuse ovunque, perché non le tengono nascoste? Non dico che le minacce le ha volute lui ma ne ha tratto beneficio”.

Sgarbi non è nuovo a questi attacchi nei confronti di magistrati antimafia: già in passato è stato condannato per aver diffamato l’ex procuratore capo di Palermo, Gian Carlo Caselli, e i giudici del pool di Milano che indagavano su Tangentopoli. Lo stesso Di Matteo lo ha già denunciato per diffamazione. “Non intendo replicare a questo signore che, per affermazioni dal contenuto molto simile, è già stato rinviato a giudizio per diffamazione aggravata mei miei confronti. Il processo inizierà a gennaio davanti al tribunale di Monza”, ha infatti commentato il magistrato siciliano, da alcuni mesi sostituto procurare alla Direzione nazionale Antimafia.  In passato, quando Musumeci era presidente della vommissione Antimafia all’Assemblea regionale siciliana, aveva più volte espresso la sua solidarietà al pm per le minacce ricevute e lo aveva invitato personalmente a una seduta della commissione dedicata solo al magistrato. Alla fine della seduta, nel gennaio 2105, dedicata a Di Matteo, il neogovernatore aveva detto: “Dobbiamo neutralizzare ogni tentativo di isolamento  nei confronti del magistrato più scortato d’Italia.

E oggi che l’attacco al pm che arriva proprio da un assessore nominato da Musumeci, al neogovernatore arrivano dunque richieste da più fronti per allontanare Sgarbi dalla giunta. “Già è stato un grave errore nominare un ex sindaco di un comune sciolto per infiltrazioni mafiose a capo di un assessorato regionale, per la prima volta nella storia della Sicilia. Oggi non metterlo fuori dalla giunta dopo le dichiarazioni contro il magistrato Di Matteo sarebbe un segnale devastante per una terra dove Cosa Nostra non è certo sconfitta, come dimostra anche l’operazione di oggi. Credo che il presidente Musumeci sappia bene che screditare ed isolare i magistrati che hanno investigato e colpito le mafie non possa essere tollerato, soprattutto se l’opera di delegittimazione arriva dai vertici della Regione, e ne trarrà le conseguenze”, dice Laura Garavini, parlamentare del Pd e componente della commissione Antimafia.

“Le parole di Sgarbi sono inaccettabili, spero che Musumeci abbia il coraggio di prendere le distanze da questa vergogna, gli ritiri le deleghe e lo mandi via, a questo punto è inaccettabile anche la sua presenza come assessore di questa Regione”, dice Giancarlo Cancelleri, già candidato governatore della Sicilia del Movimento 5 Stelle. “Musumeci – aggiunge il pentastellato – deve scegliere con chi stare, con Nino Di Matteo e la lotta alla mafia o con Sgarbi e chi infanga e offende la storia degli eroi antimafia di questa terra e chi oggi rappresenta la migliore presenza dello Stato. A Nino Di Matteo la mia solidarietà e quella di tutto il gruppo parlamentare del M5s all’Ars”.

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