Anche quest’anno Beppe Grillo e Sergio Mattarella hanno toccato gli stessi temi nei rispettivi discorsi di fine anno.

A fine 2016 entrambi presero posizioni diametralmente opposte sul ruolo del web nell’informazione. Il tema ricorrente dell’anno, a conferma della loro lungimiranza, sono state effettivamente le fake news. Ieri sera hanno messo sul tavolo un nuovo argomento, che credo sarà il protagonista del dibattito di politica e giornali per il 2018: l’automazione del lavoro.

Quello dei robot che sostituiscono gli operai è un tema che, come le fake news, divide nettamente il Paese.

I due garanti della politica attuale, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella per l’establishment e Beppe Grillo per il principale movimento anti-establishment, con le loro parole hanno rappresentato perfettamente questa divisione. Mattarella si è mostrato preoccupato dal futuro del lavoro, Grillo al contrario è apparso incuriosito ed entusiasta.

In un passaggio del suo discorso il presidente ha detto: “Cambiano gli stili di vita, i consumi, i linguaggi. Mutano i mestieri, e la organizzazione della produzione. Scompaiono alcune professioni; altre ne appaiono. In questo tempo, la parola “futuro” può anche evocare incertezza e preoccupazione”.

E chiama in causa l’intervento della politica: “I cambiamenti, tuttavia, vanno governati per evitare che possano produrre ingiustizie e creare nuove marginalità.
L’autentica missione della politica consiste, proprio, nella capacità di misurarsi con queste novità, guidando i processi di mutamento. Per rendere più giusta e sostenibile la nuova stagione che si apre”.

Nella visione di Mattarella la politica deve tenere imbrigliato il progresso, esattamente come proponeva nei confronti del web lo scorso anno.

La fiducia del presidente nelle istituzioni è enorme. Non potrebbe essere altrimenti dato il suo ruolo. Ma la politica, almeno nei confronti delle fake news, ha proposto solo soluzioni vecchie ad un problema nuovo.

Alla fine Facebook, dopo aver ascoltato le mille proposte fuori dal tempo, ha optato per la soluzione più naturale su interent: mettere a disposizione dell’utente tutte le informazioni, poi sia lui a decidere se crederci o no. Una soluzione che si può raggiungere anche lasciando tutto com’è.

Cosa farà la politica con i robot? Da chi teme il cambiamento mi aspetto che inizi a trattare i robot come esseri umani. Magari imponendo loro orari di lavoro, oppure limitazioni di legge facilmente aggirabili e poco controllabili. Forse la politica creerà nuovi posti di lavoro per controllare che i robot rispettino le leggi, mettendo così l’uomo al servizio della macchina anziché il contrario. Mattarella prosegue: “L’orizzonte del futuro costituisce, quindi, il vero oggetto dell’imminente confronto elettorale. Il dovere di proposte adeguate, proposte realistiche e concrete, è fortemente richiesto dalla dimensione dei problemi del nostro Paese”.

Poi il monito: “Non è mio compito formulare indicazioni”, quindi lo sta per fare: “Mi limito a sottolineare, ancora una volta, che il lavoro resta la prima, e la più grave, questione sociale. Anzitutto per i giovani, ma non soltanto per loro. È necessario che ve ne sia in ogni famiglia. Al tempo stesso va garantita la tutela dei diritti e la sicurezza, per tutti coloro che lavorano”.

Insomma, il messaggio di Mattarella è: andateci piano con l’automazione.

Agli antipodi Beppe Grillo. Nel suo consueto fiume di parole ci sono dei punti fissi. Uno di questi è proprio il futuro: “Bisogna fare anche una progettualità per il futuro che non fa nessuno. Qui sono tutti Pezzaioli: mettono pezze da una parte e dall’altra ma manca la visione dei prossimi 30/40 anni per i nostri figli e i nostri nipoti”.

Sul futuro del lavoro: “Arriveranno i robot, arriverà l’intelligenza artificiale e scompariranno il 40 per cento dei lavori conosciuti. Ogni robot toglierà sei posti di lavoro.”

Più avanti la sua opinione al riguardo. Ammette la necessità di dare ordine a tutto questo, ma l’atteggiamento è di entusiasmo: “Quindi avremo flussi di persone, di cose, di dati, di energie che dovremo contenere e controllare per l’amor di Dio! Ma è un mondo così straordinario! E vivremo di più, avremo più tempo libero. Il lavoro, l’automazione, ci toglierà un po’ di lavoro, se Dio vuole, e un giorno potrà servire a qualcosa la tecnologia. A scorporarci il corpo, appunto, dal lavoro”.

Un atteggiamento positivo, non di timore, nei confronti dell’uomo che grazie ai robot ha più tempo libero e può dedicarsi ad attività che solo la sua intelligenza e solo la mano umana (che nessuna macchina può replicare, spiega Grillo) possono svolgere.

La soluzione proposta da Grillo per vivere al meglio questi cambiamenti in una società con “accesso alla conoscenza libero e gratuito” è il Reddito di cittadinanza: “Dobbiamo avere un reddito. Noi andiamo avanti con il Reddito di cittadinanza che viene copiato miseramente ma benissimo, che ci copino!”.

Forse sono proprio queste le proposte che Mattarella nel suo discorso non ritiene “realistiche”. Due visioni opposte che non potranno mai incontrarsi, perché parlano lingue diverse ed hanno una concezione opposta del ruolo della politica nella società. Con questi presupposti, se fossi Di Maio, non confiderei molto nella possibilità di ricevere l’incarico di governo da Mattarella, pure se il Movimento dovesse arrivare primo alle elezioni. Per ottenere il governo è necessario un risultato schiacciante il 4 marzo e, insieme ad esso, una forte pressione dell’opinione pubblica durante le ore successive al voto.

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