Siamo alla battute finali di una partita che potrebbe portare Ferrero ha chiudere un accordo per le barrette statunitensi della Nestlè. La multinazionale della Nutella, un fatturato consolidato che supera i 10 miliardi e più di 30mila dipendenti in oltre 50 Paesi del mondo, ha presentato l’offerta finale per il cioccolato “a stelle e strisce”. Un’operazione da 2-2,5 miliardi di dollari che, in caso di successo, renderebbe l’azienda italiana il terzo produttore di dolciumi sul mercato americano dopo Mars e Hershey, l’avversaria proprio per i marchi Crunch, Butterfinger, Baby Ruth, Sno-Caps e Laffy Taffy.

Il colosso dolciario – riporta Ansa – cuneese non replica alle indiscrezioni, ribadendo il “no comment” delle scorse settimane. Ma secondo la Cnbc sarebbe in pole position per l’acquisizione. Merito di una politica sul prezzo ritenuta dalle fonti della tv americana “più aggressiva” di Hershey, per altro reduce dalla recentissima acquisizione da 1,6 miliardi di dollari di Amplify, il produttore di popcorn SkinnyPop.

Nestlè, che ha messo in vendita la sua divisione di dolciumi lo scorso giugno per rispondere al meglio alle esigenze più salutari dei consumatori americani, renderà noto il vincitore dell’asta soltanto nei prossimi giorni per poi perfezionare la vendita entro marzo. Oltre ad Hershey, che alla vigilia di Natale per il New York Post aveva abbandonato la competizione e che ora invece la Cnbc indica ancora in corsa, anche se più defilata, anche un piccolo gruppo di private equity sarebbe interessato al cioccolato statunitense della Nestlè, che con la cessione punta a concentrarsi su settori – come caffè, cibo per animali e acqua – ritenuti a maggiore crescita.

Il successo permetterebbe alla Ferrero di mettere a segno un altro colpo su un mercato, quello d’oltreoceano dove la Nutella sfida il diffusissimo burro d’arachidi, in cui è entrata nel 1969 con Tic Tac. E sul quale lo scorso marzo si è mangiata la cioccolata Fannie May, marchio premium con quasi un secolo di storia e canali di vendita online, telefonici e televisivi. Un’altra conferma, da parte dell’azienda fondata ad Alba 71 anni fa, dell’intenzione di rafforzarsi ancora all’estero, dopo l’acquisizione del cioccolato inglese Thorntons e l’annuncio nei mesi scorsi di una governance tutta nuova. Cambiamenti radicali per competere sul mercato globale senza perdere le proprie radici.

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