Il direttore del Museo Egizio di Torino “andrà via”, se il centrodestra vincerà le elezioni. Parola di Fratelli d’Italia, che dopo la promozione dedicata alle coppie di lingua araba e lo scontro faccia a faccia con la leader Giorgia Meloni, adesso ‘avverte’ Christian Greco. “L’appello in solidarietà del direttore è molto retrò, in stile anni ’70 per i compagni ‘ingiustamente incarcerati'”, spiega il partito di destra facendo riferimento alla “piena condivisione per le scelte culturali aperte e intelligenti” manifestate dai Comitati tecnico-scientifici per l’archeologia e per i musei e l’economia della cultura del Mibact.

“Quegli anni del pensiero unico e dell’odio conforme, grazie a Dio, sono finiti. Criticare la politica di gestione di una Istituzione culturale pubblica, come ha fatto Giorgia Meloni in modo civile davanti al Museo Egizio, è e deve essere assolutamente possibile in una Nazione libera“, sostiene Federico Mollicone, responsabile nazionale comunicazione di Fratelli d’Italia. Che aggiunge: “La campagna di comunicazione fatta dal Museo in arabo, infatti, con tanto di visual raffigurante una coppia con la donna velata, al di là della sua durata temporanea, è il sintomo della malattia dell’Occidente – dice – Un pensiero debole che distrugge la propria storia e identità a favore delle altre. Una iniziativa ideologica e anti italiana“.

Poi l’avvertimento: “Stiano tranquilli il direttore Greco e gli estensori dell’anacronistico appello: una volta al governo Fratelli d’Italia realizzerà uno dei punti qualificanti del proprio programma culturale che prevede uno spoil system automatico al cambio del Ministro della Cultura per tutti i ruoli di nomina, in modo da garantire la trasparenza e il merito, non l’appartenenza ideologica“. 

La promozione, già sperimentata nel dicembre 2016, era stata recentemente rilanciata per tre mesi e supportata da una campagna di comunicazione sui mezzi pubblici torinesi e prevede un biglietto gratis per gli arabi che si presentano alle casse in coppia. “Un’operazione di marketing culturale, non certo politica – spiegava nei giorni scorsi la portavoce dell’ente museale – mirata a raggiungere le migliaia di persone in lingua araba che risiedono a Torino e provincia. Siamo convinti che il compito di tutti i musei sia di aumentare l’audience senza fermarsi davanti alle barriere della lingua e della religione”.

Ma l’operazione è stata duramente contestata da Lega e Fratelli d’Italia. Per la Meloni l’iniziativa “racconta di un razzismo che c’è ed è a danno degli italiani poiché un certo buonismo ipocrita sta trasformando gli italiani in ospiti a casa loro”. Sabato, a Torino per un incontro, la leader di Fdi ha avuto un faccia a faccia in strada con il direttore, che dopo averle consegnato un volume sulla storia del museo e un biglietto d’ingresso ha spiegato: “Siamo il primo museo archeologico d’Italia, dialoghiamo con tutti e facciamo attività pubblica di inclusione per avvicinare il più possibile il pubblico al museo. Accogliamo senza tetto, andiamo negli ospedali e nelle carceri e con questa promozione cerchiamo di avvicinare quelle persone che in Egitto non si sono avvicinate al loro patrimonio. Per quanto ci riguarda, il nostro museo è di tutti e non siamo d’accordo che si prenda una delle tante promozioni che facciamo e la si demonizzi a uso politico”.

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