di Luigi Starace

Questo video segna la fine lessicale del termine “grillino” legato alla Carta di Firenze, all’attivismo e alla funzione politica delle liste civiche 5 stelle, riconoscibili anche per le definizioni “amici di Beppe Grillo” et similaria.

Dall’entrata in Parlamento gli eletti sono diventati lessicalmente “pentastellati”: mentre i “grillini” erano gli attivisti, i “pentastellati” erano quelli nei Palazzi. Nel 2012 il logo è cambiato, in seguito il nome di Beppe Grillo è uscito dal simbolo: il cambio di lemma era dunque legittimato. C’erano anche variazioni chiasmatiche sul tema, come “portavoce grillini” e “attivista pentastellato” ma la sostanza non cambiava: ci si divideva tra chi dentro e chi fuori le istituzioni, lavorava per cambiare l’Italia. Negli ultimi due anni come derivazione lessicale a identificare le colombe M5S si è anche usato il termine “ortodosso” ossia fedele alle indicazioni etiche scaturite dalla Carta di Firenze in particolare il limite dei due mandati, la graticola periodica degli eletti, la rendicontazione volontaria e non coatta delle spese (i famigerati scontrini).

Ora con il “filtro” messo in atto dai falchi M5S delle Parlamentarie 2018, il lemma “pentastellato” va in soffitta: con il blog delle stelle i futuri eletti saranno identificabili con l’aggettivo “stellato” (la maiuscola rimane prerogativa del mitico Stellato dei Kiss), usciranno dalle elezioni politiche i portavoce stellati. Nessun riferimento a Grillo,  pochi al Movimento. Per rimanere sul lessico sicuramente non mancheranno specifiche del tipo “stellati dimaiani” all’indomani del 5 marzo, quando la composizione del nuovo Parlamento sarà definita.

In sintesi quale il linguaggio politically correct? “Grillino” rimane un termine storico ma ambiguo e impreciso: identifica chi vuole l’auto a idrogeno ma anche chi vuol mandare a quel paese il mondo della politica. “Pentastellato” è ormai oggetto di contenzioso legale nazionale perché allo stato attuale esistono due “Movimenti”: quello con la “v” piccola e quello con la “V” grande.
Il minuscolo “stellato” può andar bene per i candidati a queste Politiche e ai futuri eletti.

Riguardo ai gruppi di attivisti, il termine meetup ha assunto dal 2009 l’accezione di attivismo civico, advocacy (richiesta di tutela dal basso di un diritto) e di “petizioni per”. E’ un termine che non lega direttamente al blog delle stelle di Di Maio/Casaleggio Jr., anzi l’esclusione de facto dalla piattaforma Rousseau ne rimarca il distacco. I meetup scemeranno sicuramente di numero, non essendo più le fucine e il trampolino dei futuri candidabili stando alla nuova linea di filtro. Rimarranno quelli che hanno costruito un forte legame con il territorio locale.

In chiusura la ripresa della considerazione iniziale, ossia che Grillo lascia la politica attiva con un giustissimo “ognuno deve costruirsi il proprio futuro, non chiedetelo a me” a prima della movimentazione di massa dei V-day. Il think tank che per definizione è apolitico e forse anche politicamente apolide: le idee non possono essere espressione della parte ossia “partito”, le rivoluzioni culturali effettuano un salto quantico e di discontinuità nell’intero sistema. Ai partiti e quindi anche al neonato partito del blog delle stelle spetta recepirle e integrarle nel proprio programma politico.

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