“Caro Salvini mio figlio prende l’autobus per andare agli allenamenti di calcio quasi tutti i giorni e da circa un paio di mesi mi racconta di insulti che è costretto a subire da suoi gentili simpatizzanti. Dire ad un bambino di 12 anni, che oltretutto veste una divisa sportiva “sporco negro, negro di merda, torna a casa tua, venite qui rubare e ammazzare le nostre donne “credo che sia la palese dimostrazione di come questo Paese, grazie a persone come lei, stia lentamente scivolando nel baratro”.

Lo sfogo postato su Facebook e diretto al leader della Lega è di Gabriella Nobile, mamma di due bambini africani adottati, uno congolese e una più piccola etiope. A preoccupare mamma Gabriella, milanese, sentita da Ilfattoquotidiano.it,è il fatto che se fino a ieri a offendere suo figlio erano i coetanei ora sono gli adulti ad avere atteggiamenti razzisti: “Mio figlio prende il bus 70 o 74 per andare a giocare a calcio con due compagni, uno di colore come lui e l’altro bianco. Mi ha raccontato che spesso li hanno insultati con parole come “scendete da qui”, “tornate a casa vostra con il barcone” e anche “negro di merda”. Finora era stato insultato da ragazzi, non era mai accaduto da parte di adulti”. Parole di denuncia che fanno eco ad una situazione che sembra peggiorare di giorno in giorno secondo le segnalazioni raccolte dall’associazione “Lunaria” nel suo database sul razzismo.

Il figlio di Gabriella non è l’unico ragazzino ad essere stato offeso. Da gennaio ad oggi, il portale “Cronache di ordinario razzismo” ha raccolto ben dodici casi di episodi discriminatori nei confronti di minorenni provenienti da altre nazioni, mentre nel 2017 erano stati in totale quindici. “I nostri numeri sono parziali e non ufficiali ma il clima politico che si è creato non crea relazioni pacifiche. E’ difficile avere una conferma quantitativa del fenomeno anche se nell’arco di due mesi le segnalazioni avute sono significative rispetto a quelle degli anni scorsi. Purtroppo nel nostro Paese manca una raccolta dati su questa questione. L’aggressività e la violenza quotidiana sono preoccupanti”, spiega Grazia Naletto, presidente di Lunaria.

Impossibile avere numeri ufficiali dall’ufficio nazionale anti-discriminazioni razziali presso il dipartimento delle pari opportunità di Palazzo Chigi. Ieri al telefono non rispondeva nessuno: “Dovrebbero produrre un rapporto ogni anno ma da un po’ di tempo non si vede nulla”, racconta Naletto. L’unica speranza sta nella nomina di Luigi Manconi come coordinatore ma l’incarico avrà inizio a decorrere dal 24 marzo, annuncia il sito.

Gli episodi registrati dall’associazione sono diversi. A gennaio due ragazzi di 14 e 17 anni sono stati denunciati dalla polizia ferroviaria per lesioni personali in concorso di stampo razzista e violenza privata aggravata nei confronti di un giovane cinese, anche lui minorenne, avvenuta lo scorso 23 dicembre su un treno regionale partito da Pisa Centrale e diretto a Firenze. Sempre nello stesso mese a Ostia due ragazzi egiziani 17enni ospiti di una casa famiglia di Tarquinia, sarebbero stati prima insultati ed aggrediti da quattro giovani del posto, quindi addirittura minacciati: ”A negri qua non ce potete sta, se non ve n’annate so’ affari vostra”. Il 25 gennaio un giovane calciatore è stato squalificato per 10 giornate (sanzione standard prevista dal regolamento per i casi di razzismo) durante Villorba-Vazzola a causa del “comportamento discriminatorio per motivi di razza nei confronti di un avversario”. Il 18 febbraio scorso a Qualiano, nel bel mezzo di una partita, dove gli animi erano già abbastanza caldi, un baby calciatore della squadra ospite, ha offeso con insulti razzisti il giocatore della squadra di Qualiano. L’ultimo episodio nei giorni scorsi: “Negra, torna al tuo Paese. Picchio te e tua madre se non ve ne andate”, queste le parole che una bambina della scuola “Matteo Ripa” a Eboli deve sentirsi rivolgere tutti i giorni da parte di un altro ragazzo. La bambina, nata in Italia, ha padre africano e madre ebolitana. Violenze verbali che avrebbero coinvolto secondo “Lunaria” anche gli insegnanti: a Genova uno dei professori di greco e latino più conosciuti di un liceo ha pubblicato una serie di post razzisti su Facebook. In particolare, in uno dei post, il professore ha commentato un manifesto dell’Unicef: “Ho capito che stanno pianificando l’annientamento dell’homo europaeus, ma qui stiamo esagerando. “Fare testamento per l’Unicef è facile, inviaci il coupon e ti spediremo gratuitamente (!) la brochure informativa” – recita la pubblicità. Ma questi sono completamente scemi. O credono scemi noi”.

Gabriella Nobile, nel suo appello che in poche ore è stato condiviso da 45mila persone, si interroga sul perché queste cose accadano, prova a giustificare il tutto pensando al fatto che a 12 anni sembra più alto della sua età ma poi aggiunge: “Ha un volto da bambino e gira con la divisa dell’Inter”. A rivolgere queste parole al ragazzo congolese sono adulti, spesso anche signore anziane. Mamma Gabriella si è rivolta via Facebook a Matteo Salvini: “Nei suoi ipocriti slogan “prima gli italiani “ c’è tutta l’ignoranza di colui che non ha ancora capito che l’italiano è colui che ama l’Italia non che ci è nato!  Come io sono mamma perché amo i miei figli e non perché li ho partoriti”.

Per parte sua, il leader della Lega ha replicato con un post sulla sua pagina Facebook: Una mamma che ha adottato due bimbi africani dice che i suoi figli hanno paura di me? Sbaglia, lo dico con affetto, da papà. Basterebbe che la mamma spiegasse ai suoi figli che io allontanerò dall’Italia delinquenti, clandestini e spacciatori, non certo i bambini! Voglio un Paese più sicuro per tutti, soprattutto per i nostri figli. Questo mi chiedono non solo gli italiani ma anche tanti immigrati, regolari e perbene, che vivono in questo Paese. Anzi, al governo lavorerò per rendere più veloci e meno costose le adozioni per le migliaia di coppie che attendono questa gioia da anni, non avendo 30.000 euro da spendere o anni per aspettare.
P.S. Visto che viviamo entrambi a Milano, sarei ben felice di offrirle un caffè al parco, mentre i nostri bimbi giocano insieme”.

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