“Chiederò a Berlusconi e Meloni di andare insieme alle consultazioni. L’unico governo possibile è quello del centrodestra insieme con il M5s“. Lo afferma il leader della Lega Matteo Salvini in un’intervista al Tg1. Una proposta dopo giorni di tensione all’interno del centrodestra, finita in piazza proprio durante le consultazioni al Quirinale, con il leader di Forza Italia che è uscito dall’incontro con Mattarella professandosi contrario a un governo di “populisti, pauperisti, giustizialisti”, cioè l’identikit dei Cinquestelle. Dall’altra parte Berlusconi, raccontano ambienti di Forza Italia, “farà una riflessione” con il partito sulla proposta del leader leghista. Giorgia Meloni è già della partita, ma d’altra parte si sgola sul punto da settimane: “Ringrazio Salvini per aver accettato la proposta di Fratelli d’Italia: presentarsi insieme agli alleati alle prossime consultazioni”.

I retroscena dei giornali raccontano dei due leader infuriati l’uno contro l’altro per una linea non concordata e che di fatto indebolisce la coalizione. Oggi, come da rituale ormai, ci prova il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti a mediare: “E’ possibile”, ha detto intervistato a Circo Massimo su Radio Capital, “trovare un programma minimo di governo tra centrodestra e M5s con la buona volontà, il dialogo sugli incarichi istituzionali è stata una prova che induce un po’ di ottimismo, ma non è facile e non so neanche quanto possa durare”. E aggiunge: “Votare adesso sarebbe scellerato, creso che in qualche modo si dovrà fare un governo che magari duri un anno-due. Un governo politico che duri 5 anni non mi sembra facile”.

Tra Forza Italia e Lega i sospetti sono incrociati. I berlusconiani temono che Salvini abbia già un accordo di massima con i Cinquestelle, mentre i leghisti pensano che i forzisti tirino la corda per andare a corteggiare l’ala destra del Pd. Ma il capo del Carroccio ha in testa un governo “che duri 5 anni” come ha detto appena uscito dall’incontro con Mattarella. E con il maxi-gruppo parlamentare del M5s questo è possibile, mentre racimolando qualche pattuglia di democratici l’esecutivo partirebbe già fragile. Così ora la mossa di Salvini può essere letta in vari modi. Il primo: un modo per rinsaldare la coalizione, facendolo da leader (perché ancora una volta Berlusconi accetterebbe una linea dettata da lui) e incassando il mandato a trattare con i Cinquestelle senza altre esitazioni. Il secondo: un modo per tirare la corda e eventualmente far esporre Berlusconi e – eventualmente – lasciare a lui il cerino della rottura della coalizione, in modo da essere libero di trattare (anche se a quel punto da alleato “minore”) con i Cinquestelle.

Il problema dentro la coalizione per il momento rimane, soprattutto alla luce del veto dei Cinquestelle che non intendono sedersi al tavolo con l’ex Cavaliere. “Che Di Maio dica ‘non faccio alleanze con qualcuno'”, continua Toti, “fa parte della narrazione necessaria a fare digerire al proprio mondo la necessità di dialogare con qualcuno. L’accordo quale che sia tra le forze politiche è una dolorosa necessità frutto di una legge elettorale sbagliata con un ritorno al proporzionale che ha portato indietro il Paese”. Quello che ha in mente è un governo che possa intervenire su alcuni punti per la gestione del Paese in vista poi delle elezioni: “Una sorta di governo che traghetti il Paese“, conclude, “a fare una nuova legge elettorale, a sterilizzare le clausole di salvaguardia, credo che Mattarella dovrà metterlo in piedi, potrebbe durare uno-due anni, la darei molto alta come possibilità. Un governo di coalizione centrodestra-M5S che dura cinque anni non è facile, è abbastanza lontano”.

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