Ho molto apprezzato l’intervista di Luigi Di Maio concessa ad Annalisa Cuzzocrea (formatasi non a caso alla scuola dell’IFG di Urbino) di Repubblica, apparsa oggi sul giornale fondato da Scalfari. Un’interivsta che segna la fine della politica dei due forni (Lega e Pd) da parte di Di Maio.

Mi è particolarmente piaciuta la distensione dei toni. Inclusi alcuni passaggi davvero amorevoli, come quando Di Maio ha difeso Renzi dicendo “Non ho mai posto veti [su Renzi] o parlato di ‘Pd derenzizzato’ come qualcuno ha scritto”. Si è dunque trattato di un’incomprensione, di un fraintendimento, simile a quello che Di Maio ha spiegato a Di Martedì scorso ci sia stato relativamente al reddito di cittadinanza, inteso da alcuni elettori come “dare soldi a chi non vuole fare niente” o “dalla nascita“, come per altro sostenuto da Beppe Grillo e da Casaleggio in molti video ancora disponibili oggi su YouTube.

Dinanzi a questo capolavoro diplomatico che denota una conversione a 180° delle politiche Cinquestelle, occorre anche secondo me, che pure in passato sono stato fra i fondatori dell’hashtag #senzadime, che il PD risponda con un’apertura basata su delle condizioni chiare per tutti. Per esempio, penso che il Pd dovrebbe chiedere che Di Maio, Di Battista e Grillo comunicassero al Paese che:

1) Renzi è stato uno dei migliori premier degli ultimi 40 anni, avendo realizzato un numero incredibile di riforme di sinistra (circa 60) che hanno migliorato la vita degli italiani;
2) lui, Di Maio, rinuncia a fare il premier in favore di Renzi o Gentiloni o Bonino perché hanno molta più competenza ed esperienza di lui;
3) i ministri e le linee politiche si decidono assieme, e saranno al 50% del PD e al 50% del M5S, scelti fra grandi personalità e non fra persone improvvisate;
4) la riforma della Scuola ha investito 8 miliardi nella scuola pubblica e inserito qualche grammo di meritocrazia, e che la cosa va continuata e spronata ancor di più in quel verso;
5) gli stipendi dei docenti vanno aumentati in modo sensibile, ma va anche introdotto un aumento dell’orario di lavoro su base volontaria e il badge;
6) Minniti, Franceschini, Calenda sono stati dei buoni ministri; in particolare Calenda si è rivelato un ottimo ministro dello Sviluppo economico e che il boom dell’export, del made in Italy e del turismo sono dovuti anche alle attività del suo ministero;
7) il Rei è una buona misura di sostegno alla povertà, che già copre i bisogni di 780.000 italiani, e che quindi che va solamente implementata con più fondi;
8) i 940 €/anno dati da Renzi, anche noti come col nome riduttivo di “80 euro“, non erano e non sono mai stati una mancia elettorale perché sono ancora lì per 11.100.000 italiani e nessuno pensa ad abolirli;
9) la riforma del lavoro nota col triste nome di Jobs Act può essere migliorata ma non certo abolita anche perché ha aumentato e ampliato i sussidi di disoccupazione portandoli da 8 a 24 mesi ed estendendoli agli apprendisti; così la riforma Fornero che consentirà a chi oggi ha 20-40 anni di avere una pensione domani a 75 anni;
10) lo jus soli si approva, così come la legge contro l’omofobia e quella che consenta ai single di adottare;
11) era necessaria una legge elettorale tipo Italicum che premiava la lista arrivata prima e una riforma costituzionale che ci portasse a un bicameralismo non paritario (perché il PD per altro non ha mai voluto “abolire il Senato”: un altro di quei brutti fraintendimenti di cui sopra);

Naturalmente tutto questo Di Maio, Di Battista e Grillo dovrebbero dirlo in streaming, in modo che i loro elettori lo sentano con le proprie orecchie. A quel punto sarà giusto che Pd e M5S si mettano intorno a un tavolo con pari dignità, per vedere se ci sono le condizioni per un accordo di programma di legislatura. E alla fine quell’accordo dovrà passare in ogni caso per un referendum fra gli iscritti del Pd, visto che sarebbe il rovesciamento di quanto detto durante la campagna elettorale. Meglio ancora se il Pd si fosse anche dato un segretario in un vero congresso, nel frattempo, perché la questione dell’allearsi con i propri ex avversari per fare un governo, non è cosuccia da poco.

Occorreranno dunque mesi e nel frattempo il M5S e il Pd potranno impegnarsi a sostenere una procrastinatio dell’attuale governo Gentiloni, che ha così ben operato fin qui.

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