Feste in lacrime di Prabda Yoon (traduzione di Luca Fusari; Add Editore) è una raccolta, pubblicata per la prima volta nel 2000, di 12 racconti che formano uno stupefacente mosaico anticonvenzionale sulla società thailandese e sui suoi contrasti. Giovani personaggi figli degli anni spensierati a cavallo tra gli Ottanta e i Novanta del secolo scorso, combattuti tra la nostalgia delle tradizioni e la curiosità per tutto ciò che è nuovo.

Attori che si muovono in atmosfere surreali e malinconiche, totalmente assenti di quella patina realistica che ha caratterizzato buona parte della vecchia letteratura della Thailandia. Uomini ossessionati dalla perdita dei bottoni di un pigiama, madri che accudiscono bambini in attesa che siano abbastanza grandi per poterli portare in Alaska per poter toccare la neve, coppie che copulano mentre impazza un temporale tropicale, narratrici misteriose che descrivono i materiali usati per costruire la propria casa come metafora per svelare i rapporti familiari.

La mia casa ha quattro abitanti umani e un cane. Il mio cane si chiama Macchia perché è pieno di macchie nere, sembra che gliene abbiano disegnate. Mamma dice che è nato così. Ma secondo me papà ci ha rovesciato sopra l’inchiostro nero quand’era piccolo, perché una volta papà ha rovesciato l’inchiostro nero sul tappeto del salotto e ha lasciato un segno uguale a quelli che ha Macchia, che non viene più via. Ho chiesto a papà se ha rovesciato l’inchiostro su Macchia. Lui ha detto e ridetto di no. Si rifiuta di confessare.

Sulle tracce di George Orwell in Birmania di Emma Larkin (traduzione di Margherita Emo e Piernicola D’Ortona; Add Editore) è un viaggio letterario sui luoghi vissuti da George Orwell nell’ex colonia britannica.

Parlando con gli abitanti, attenta a non destare sospetti nelle onnipresenti spie del governo, riflettendo davanti a manoscritti dimenticati e a scene di privazione quotidiana, l’autrice dimostra che i tre romanzi Giorni in Birmania, La fattoria degli animali e 1984 si sono trasformati in una rappresentazione efficace della storia recente della Birmania (basti pensare che subito dopo il 1948, anno dell’indipendenza dalla Gran Bretagna, una dittatura isolò il Paese dal resto del mondo e che l’idea orwelliana che gli individui sono intrappolati nel loro ambiente, controllati dalla famiglia, dalla società o da un governo onnipotente, in Birmania si concretizza nella realtà).

Da Mandalay al Delta, passando per Rangoon, Moulmein e Katha l’autrice presenta uno spaccato inquietante e fascinoso, tra le piaghe malate di un potere ottuso e subdolo, in una terra dove, nonostante tutto, gli oppressi continuano a sperare e chiamano George Orwell “il profeta”.

Allah, la Siria, Bashar e basta? di Alberto Savioli (Bianca&Volta Edizioni). In quasi 20 anni di permanenza nel Paese mediorientale, l’autore, archeologo che ha condotto ricognizioni etnografiche e socioeconomiche e studi sulle comunità tribali, ha tenuto diversi diari che compongono, rimaneggiati e uniformati, buona parte di questo testo, un testo importante che cerca di spiegare ai lettori le realtà della Siria attraverso le voci delle persone che Savioli incontra.

È un immersione delle tragedie contemporanee di un popolo, ma anche nel suo passato. Percorsi di oggi e di ieri, intrecciati nel comporre un affresco inedito e indipendente da qualsiasi valutazione massmediatica.

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