Dalla rottamazione all’azzeriamo tutto perché “è tempo per noi di una vera rivoluzione”. Dario Corallo, 30 anni, nella segreteria nazionale dei Giovani democratici dal 2016, è il nuovo candidato alle primarie del Partito democratico. “Potrà sembrarvi uno scherzo, ma non lo è. Mi candido alle primarie Pd”, è l’annuncio sul suo profilo facebook che in meno di 24 ore ha conquistato l’attenzione dei media e oltre 400 mail e messaggi di adesione. Una candidatura di rottura in un partito in cui “le riunioni rimangono nelle sezioni, non c’è un’ascesa delle nostre idee ai piani alti. Non si ascolta la base ma non puoi farne a meno. Così ti mandano a pulire i parchi. Eppure siamo l’orecchio a terra che traduce la realtà a chi ha la rappresentanza. Se non rompi questo schema, prendi il 18%”, dice Corallo.

Che è il quinto candidato dopo l’annuncio di Francesco Boccia, la discesa in campo di Cesare DamianoNicola Zingaretti e Matteo Richetti . Lo hanno definito “l’outsider”, ma Corallo non ci sta: “Sono fuori dai giochi di partito, nessuno ha sponsorizzato il mio nome come di solito accade quando escono volti nuovi. Ma gli outsider sono i dirigenti: loro sono fuori dalla società. Perdono e dicono che il popolo non ha capito”, dice il giovane militante. Al quale, dopo la notizia della candidatura, non è arrivato alcun endorsement ma il disappunto di pezzi riconducibili ad altre correnti e candidati. “C’è chi mi ha detto che sono uno strumento di Renzi per alimentare il caos. Chi mi accusa di essere l’ennesima ‘sparata’ della sinistra. Se questa è la risposta significa che il Pd ha un problema e che la mia candidatura ha toccato un nervo scoperto”.

Alle sue spalle, invece, non c’è alcuna corrente classica, solo tanta politica di sezione al Laurentino 38,  periferia di Roma, e una collaborazione da addetto stampa al ministero delle politiche Agricole guidato da Maurizio Martina. “Ma con l’attuale segretario non c’è nessun contatto”, assicura lui. Laureato in filosofia morale (con tesi alla specialistica su Marx e Gramsci), è nel Pd da quando è nato il partito, ma ha fatto in tempo ad avere per qualche anno la tessera dei Ds. “Mio nonno era nel partito clandestino, mio padre Paolo (ex vicedirettore dell’Ansa in pensione ndr) e mia madre sono da sempre impegnati in politica. Da piccolo dopo la scuola andavo in sezione”, racconta il neo candidato alla segreteria dem riconoscendo che nella sua candidatura “c’è po’ di follia”, ma non provocazione o rabbia. Di sicuro tanta “stanchezza per tutti i militanti che hanno dedicato la vita al Pd e da 6 mesi aspettano che qualcuno si renda conto che abbiamo preso il 18%”. L’accusa è chiaramente ai leader massimi del partito, quelli per cui “la politica è un lavoro”. E secondo Corallo anche sulle candidature alle primarie ci sono giochi “per la salvezza. Poi si tirano indietro e confluiscono col più forte”.

Ma da dove nasce l’idea di candidarsi al vertice del partito? “Insieme ad altri compagni del Pd, ma anche di Leu, Mdp e Potere al Popolo ci siamo resi conto di non essere soli in questo sentimento di scoramento”. Da qui la decisione di proporsi come successore di Martina con una campagna senza loghi, claim o slogan. “Vogliamo partire dai contenuti e dai territori. Basta fare grafiche sulle quali si discute per giorni su quale sia il nome da stampare per primo tra quelli dei big di partito. Serve un azzeramento perché la precedente generazione  dei dirigenti ha fallito”.

Prima dei voti delle primarie, però, il primo obiettivo è raccogliere le firme. Il regolamento del Pd prevede infatti che per candidarsi a segretario, bisogna raccogliere le sottoscrizioni da almeno il 10% dell’Assemblea nazionale uscente o da 1.500 a 2.000 iscritti in regola, in almeno 5 regioni. Questo “in attesa che il partito renda noto il regolamento congressuale”.  La prima cosa che Corallo farebbe da segretario del Pd? “Rifondare lo statuto” in tutte le sue contraddizioni che – dice – “nascono da ambizioni individuali”. Prima fra tutte portare anche ai livelli più alti l’incompatibilità tra carica interna – ad esempio, segretario di circolo – e la carica istituzionale – come il sindaco. “Come mai – chiede il giovane dem – il segretario nazionale invece è automaticamente il candidato premier?”

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