Tutto come previsto. L’anatra zoppa di Nicola Zingaretti non è poi così claudicante, specie se paragonata alle divisioni devastanti all’interno dei partiti di opposizione. Così la mozione di sfiducia al presidente della Regione naufraga definitivamente fra cambi di linea, missioni istituzionali (o presunte tali) all’estero e ripicche di partito. Sia a destra (specie in Forza Italia) che nel M5s. E allora, ancora una volta, il governatore democratico e candidato alla segreteria nazionale del Pd ha gioco facile nel tenere in piedi il suo governo di minoranza nel Lazio. Alla fine, la mozione che vedeva primo firmatario Stefano Parisi ha raccolto solo 22 voti favorevoli, 26 contrari e nessun astenuto. Fra i contrari – dunque favorevoli a Zingaretti – anche Laura Cartaginese, consigliera di Forza Italia, che durante il suo intervento in Aula ha annunciato di non riconoscere “l’autorità del capogruppo Aurigemma”. Assenti, oltre all’ex leghista Enrico Cavallari – che in settimana ha “salvato” la maggioranza annunciando di non voler votare la sfiducia in polemica proprio con la Lega – anche il forzista Pasquale Ciacciarelli partito la sera prima in “missione” a Edimburgo, mentre Sergio Pirozzi era presente alla discussione ma, a equilibri già chiari, è dovuto recarsi in aeroporto. A fine seduta Zingaretti ha potuto tranquillamente presentare, con il sorriso ben stampato sul volto, il bilancio di previsione 2019.

LE RISSE INTERNE – Il dibattito in Aula ha fatto emergere, semmai ce ne fosse stato bisogno, i fortissimi problemi interni dei vari partiti che dovrebbero contrapporsi al governatorato zingarettiano. In primis in Forza Italia, dove all’uscita di Giuseppe Cangemi verso il gruppo Misto, avvenuto a luglio, seguono le parole durissime usate da Laura Cartaginese, che non solo ha votato polemicamente contro la mozione di sfiducia ma ha polemizzato apertamente con il proprio capogruppo. Una contrapposizione fra le correnti riferibili a Antonio Tajani e Maurizio Gasparri (nel Lazio corrispondono al pontino Claudio Fazzone e al romano Andrea Aracri), che da tempo sta condizionando gli equilibri nella Regione Lazio. Proprio Fazzone, nei giorni scorsi, aveva invitato i consiglieri del suo partito a disertare l’Aula e snobbare la mozione invece sostenuta dal capogruppo Aurigemma. “Forza Italia è come la Libia, non si sa chi comanda”, ha ironizzato Chiara Colosimo (Fratelli d’Italia). Spaccatura anche nel Movimento 5 Stelle, con la capogruppo Roberta Lombardi che aveva inizialmente dettato come linea quella di non recarsi in Aula, in polemica con il centrodestra, salvo poi dover sottostare all’azione contraria di Valentina Corrado, comunicata il giorno precedente: le due si sono anche più volte beccate in Consiglio (“si sente capogruppo in seconda”, ha detto a un certo punto Lombardi) e alla fine sono intervenute entrambe in dichiarazione di voto. Un’affermazione, seppur ironica, non lontana dalla realtà, vista la forte differenza fra i due interventi, con Lombardi che durante la sua dichiarazione di voto ha sottolineato come il M5s sia “intenzionato a portare avanti un’opposizione onesta e leale, sui temi”, concetto completamente stravolto da Corrado, che invece ha ribadito la “necessità di porre fine all’amministrazione Zingaretti”.

CONVERGENZE E COMMISSIONI – “Adesso, invito chi ha votato la mozione di sfiducia a dimettersi dalla presidenza delle commissioni”, ha detto provocatoriamente in Aula il capogruppo della Lega, Angelo Tripodi. Perché sta tutta lì la “stampella” che permette all’anatra zingarettiana di procedere a passo regolare. E ad oggi le opposizioni guidano sei commissioni consiliari su 12, di cui 3 sono state assegnate al Movimento 5 Stelle, 2 a Forza Italia e una ai centristi di Noi con L’Italia. Ed è in particolare con Claudio Fazzone che i democratici zingarettiani sembrano avere il maggior feeling in termini di dialogo. Perché oltre alla “simbolica” votazione di Laura Cartaginese, gli azzurri filo-pontini hanno anche l’importante commissione sanità guidata da Pino Simeone, mentre in Provincia di Latina il neo presidente Carlo Medici, iscritto al Pd, e’ stato eletto anche con il sostegno di Forza Italia (nel feudo di Fazzone). E all’area tajanea appartiene anche Pasquale Ciacciarelli, il consigliere – è presidente della Commissione cultura – misteriosamente spedito in Scozia “ma non per conto del Consiglio regionale, infatti non gli sarà rimborsato nulla”, ha specificato il presidente d’Aula, Daniele Leodori. Sul tema commissioni, è importante anche il coinvolgimento del M5S. “Noi discutiamo sui temi, ma votiamo per la mozione perché non abbiamo bisogno di essere stanati da nessuno”, ha detto Roberta Lombardi durante il suo intervento. Ad oggi, fra i presidenti pentastellati ci sono Davide Barillari (Vigilanza sul pluralismo dell’informazione), Valerio Novelli (Agricoltura e ambiente) e Marco Cacciatori (Urbanistica e Politiche Abitative).

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