Una statua di Blaise Pascal (foto Yann Caradec via Flickr)

Il gran libro di Carlo Ginzburg

Giuliano Ferrara

Quella virgola tra “Machiavelli, Pascal” che, Nondimanco, lega la giustizia e la forza e forse anche l’Infinito

Bergoglio si lasciò sfuggire una volta che la chiesa cattolica dopotutto dovrebbe fare santo Blaise Pascal, immenso e sottile pensatore cristiano del Seicento, per molti aspetti eterodosso, polemico e geniale letterato giansenista e antigesuita, ma capace di finire la sua vita (1662) dopo un tempo di espiazione nel silenzio e nella carità della sola fede. Buona idea. Se non che, nondimanco, è uscito per Adelphi un libro di erudizione e interpretazione audace, a firma dello storico insigne Carlo Ginzburg, dal bellissimo titolo Nondimanco, che lega Pascal a Niccolò Machiavelli come a un suo precursore, e lo fa attraverso una virgola che s’insinua nel sottotitolo Machiavelli, Pascal.

 

 

L’affare si complica, verrebbe da dire, visto che Machiavelli fu teorico (ateo) della profezia armata. E lo fu al punto che Leo Strauss, filosofo e esegeta dell’antico e del moderno, nel suo libro celebre su di lui si domandò: ma se tutti i profeti disarmati “ruinorno”, come dice asseverativamente il Machia, come si spiega la vittoria del cristianesimo? Nondimanco ciascuno di noi ricorda Pascal non per la sua sola affermazione di scuola casistica, tardomachiavelliana, esaustivamente trattata dall’autore e compressa, adombrata nella virgola fatale, bensì per il fatto che l’immortale poesia di Giacomo Leopardi, l’Infinito, è teatro in cui si esibiscono “tutti i termini del [più celebrato e grandiloquente] frammento di Pascal: ‘silenzio’, ‘eterno’, ‘spazi’, ‘infinito’, ‘spaura’”, sebbene Leopardi proietti l’infinito oltre la siepe, come ricorda Ginzburg a pagina 142.

 

C’è una virgola pronta anche per Pascal, Leopardi, a quanto pare, e per un precursore ambiguo nella sua religiosità molto fiorentina, a esser compassionevoli di ogni teoria e teologia politica, c’è nondimanco o nondimeno o tuttavia un’eredità lirica di colossale ingenuità e spontaneità, con una vena a suo modo teista e forse, chissà, cristiana. Resta che Pascal scrisse che gli stati si devono piegare alle leggi della necessità, alla forza, per sopravvivere, il che è in sé un male perché è il giusto che deve essere forte e non il forte dichiarato giusto, tuttavia, nondimanco, “occorrono questi adattamenti oppure dei miracoli”. L’avvocato del Diavolo, comunque, anche per colpa o merito di questo libro, di questa virgola sconveniente ma giustificata dalla ricerca, avrà parecchio da fare.

 

Ginzburg è un accademico, uno storico, un ermeneuta, un detective di rango internazionale, e quanto a stupidità o inaccuratezza un temibile inquisitore. Questa sua ultima raccolta di testi ben collegati e ben tenuti insieme da una lettura tra le righe di numerosi altri testi antichi e moderni, lettura cautamente straussiana between the lines (Machiavelli, Pascal, Strauss, Cardano), è un monumento vivente alle fonti, ai rimandi tra di esse, un’ispezione accurata e divertentissima, da capogiro, tra virgola e virgola. Questo ha detto questo, quello cent’anni prima aveva tradotto quest’altro e nella versione latina si esprimeva così, in quella francese colì, e tutti e due devono qualcosa a Stazio che deve qualcosa a Dante che non deve niente a nessuno e Galileo e Spinoza e Copernico e “Padre Mostro” Ricciardi eccetera, senza contare il peso delle note a pié di pagina, dei testi originali per frammento, delle escursioni e diramazioni e obliquazioni (si potrà scrivere? è un brutto neologismo?) alla Tristram Shandy, senza contare la contabilità delle biblioteche, dei volumi consultati dai classici presuntivamente, delle date di riferimento inespugnabili, insomma il meglio dell’interpretazione e ricostruzione erudita, cinquant’anni e più di seminari ossessivi, letture riletture transletture.

 

Al centro di questo genio della connessione che pervade le due centinaia e più di pagine, in realtà una rete che non prevede centro, sta un problema che per me lettore comune è a suo modo semplice: Machiavelli ha preso il suo gusto dell’eccezione alla regola, per liberare l’uomo da Dio, dalla casistica scolastica reinterpretata, attraverso la biblioteca del padre Bernardo, e un secolo dopo, quando i gesuiti hanno fatto esplodere la casistica per liberare l’uomo da un malinteso o beninteso senso del peccato, questi teologi della liberazione ante litteram, Pascal li ha castigati per benino nelle Provinciali, salvo ricordarsi nelle Pensées, machiavellianamente, che vabbè, non bisogna attribuire la giustizia alla forza, ma la forza ha le sue ragioni che la ragione non conosce, e accomodamenti e miracoli, cioè eccezioni alla regola, sono alla fine necessari. Machiavelli, Pascal. E non ho detto tutto, sarebbe impossibile. Bisogna semmai leggerlo, e tutto delibarlo con amore, il libro di Ginzburg.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.