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All'islam servono Lumi, non tabù

Giulio Meotti

I migranti “integrateli come individui o vi sottometteranno come comunità”. L’avvertimento di tre scrittori arabi

Roma. “Apocalittico” (Bild) e “razzista” (Süddeutsche Zeitung). Queste sono solo alcune delle recensioni del nuovo libro dell’ex banchiere centrale Thilo Sarrazin, Feindliche Übernahme, la conquista ostile, saggio sull’islamizzazione primo in classifica da molti giorni e che sta facendo parlare di sé tutta la Germania, già scossa dalle convulsioni da integrazione e multiculturalismo.

 

Ma c’è anche “l’anti Sarrazin”, come è stato definito lo psicologo arabo-israeliano Ahmad Mansour, autore di Klartext zur Integration. Un testo semplice per l’integrazione, “contro la falsa tolleranza e l’allarmismo”, apparso presso la Fischer-Verlag. Il dibattito, scrive Mansour, è diviso fra “gli iper tolleranti e gli allarmisti”. Attacca l’arroganza morale di chi “taccia immediatamente ogni critica sui rifugiati come radicalismo di destra”. Dice che “la Germania non è più razzista di altri paesi o, ad esempio, degli stessi immigrati”. Ritiene che le organizzazioni islamiche siano pessimi partner nell’integrazione dei musulmani. E’ stato l’“errore del secolo”, scrive Mansour, affidarsi a coloro che sono i “veri responsabili” per l’emergere di società parallele e che “veicolano valori completamente diversi rispetto alla nostra Costituzione”. E ancora: “Se continuiamo a usare solo l’islam politico, che è controllato dai paesi stranieri, continueremo ad avere problemi”. L’integrazione ha fallito. “Molte persone che vengono da noi, lo fanno perché vogliono godere della prosperità, vogliono la sicurezza per i loro figli, sistemi educativi migliori. Ma dimenticano che questi sono i prodotti dell’Illuminismo”. Mansour ribalta un luogo comune: “L’integrazione è prima di tutto la responsabilità dei migranti”. E soprattutto, l’integrazione non può essere raggiunta senza conflitti. “Niente deve essere messo a tacere, perché i tabù fanno il gioco dei populisti”.

 

Come Mansour, Bassam Tibi è un intellettuale arabo di origini siriane che vive in Germania e sull’integrazione ha appena scritto Islamische Zuwanderung und ihre Folgen. “Serve l’integrazione dei musulmani come cittadini, come singoli cittadini, e non come minoranze che hanno diritti di minoranza e che si comportano diversamente se diventano la maggioranza” spiega Tibi. “Se l’Europa andrà avanti in questo modo, diventerà Eurabia”. Simile la tesi di un altro intellettuale arabo-tedesco, l’egiziano Hamed Abdel-Samad, che ha appena scritto Integration. Sottotitolo: “Protocollo di un fallimento”. Milioni di migranti si sono integrati in Germania, anche i musulmani, ma l’integrazione come collettività è fallita. “Il musulmano libero è ancora un combattente solitario”. E critica la politica e parti della società che non hanno chiesto abbastanza ai migranti. “Lo chiamo ‘razzismo dalle aspettative ridotte’”. E Abdel-Samad fa un esempio: “Quando sono venuto in Germania nel 1995, figlio di un imam egiziano, non è stato facile. Ma si parlava di regole di imballaggio, separazione dei rifiuti e orari di apertura dei negozi. Oggi si parla di antiterrorismo, rifugiati, velo nelle scuole e mense senza carne di maiale. Duecento anni dopo Voltaire discutiamo ancora del suo ‘Il fanatismo ossia Maometto’”. Ma se il comunitarismo islamista schiaccerà l’illuminismo, come pare, resterà soltanto la campana che suona a morto di Thilo Sarrazin.

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  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.