Il segretario dei Radicali di Roma , Alessandro Capriccioli, con le firme per chiedere il referendum su Atac (LaPresse)

Atac e altro, il segretario dei Radicali di Roma spiega perché Raggi è un bluff

David Allegranti

“La proroga dell’affidamento ad Atac fino al 2021 è uno spregio senza precedenti per la volontà popolare”, dice Capriccioli 

Roma. Trentatremila firme raccolte dai Radicali in tre mesi e depositate l’11 agosto, poi tre mesi e mezzo per contarle. Tutto regolare, da almeno un mese. “Non hanno avuto molta sollecitudine. La sindaca di Roma entro il 31 gennaio deve indire la data del referendum sull’Atac, che si dovrebbe tenere fra marzo e giugno del 2018, ma non lo fa”, dice al Foglio il segretario dei Radicali di Roma Alessandro Capriccioli. “La proroga dell’affidamento ad Atac fino al 2021, mentre in capo alla sindaca pende l’obbligo di legge di convocare un referendum che va in direzione diametralmente opposta, configura uno spregio per la volontà popolare senza precedenti”. La proroga, aggiunge il segretario radicale, “è un atto che mira a togliere forza al referendum prima ancora di convocarlo e anche quando ci sarebbero già i presupposti per convocarlo. Ed è un mese e mezzo che è convocabile: dal giorno dopo la proclamazione del numero delle firme, il 27 novembre. I Cinque stelle si dicono paladini della democrazia diretta, ma su un referendum storico come quello sul trasporto pubblico locale fanno finta di niente. Oltretutto da settimane, da Virginia Raggi a Linda Meleo, fanno dichiarazioni di contrarietà al referendum, anticipando la campagna elettorale e avendo a disposizione strumenti mediatici per dire in continuazione che la consultazione non serve a niente e che noi vogliamo una privatizzazione, quando invece non è vero. Inoltre, con l’indizione del referendum occorrerebbe fissare le norme per tutta la comunicazione della campagna referendaria, dagli spazi per l’affissione a quelli radiofonici. E mentre noi non possiamo parlare, perché queste regole non ci sono, loro parlano e fanno un atto come la proroga che tenta di ostacolare il referendum”.

    

Dopodiché, “questo è un atto che va contro le indicazioni della comunità europea, perché si sceglie di affidare in house il trasporto pubblico anziché metterlo a gara per via ordinaria, contro il parere dell’Antitrust che si è espressa in maniera molto chiara dicendo che non c’è nessuna necessità di proroga, e contro anche lo spirito dello statuto comunale. Già gli spazi per dare possibilità di decidere ai cittadini sono stretti ma se quei pochi spazi vengono pure chiusi, si arriva all’emergenza democratica”. L’amministrazione Raggi dall’inizio del mandato a oggi, dice Capriccioli, è “coerente con quanto fatto. L’amministrazione dovrebbe fare un patto con i cittadini e con la città, con 5-6 punti di riforma da portare avanti. Invece il patto lo hanno fatto con le peggiori clientele che ci sono in città. Con i soggetti che soffocano Roma. Dai balneari all’Atac, tutte le consorterie che bloccano la città. Difendono qualche migliaio di persone in una città da milioni di abitanti che non ha un servizio di trasporto pubblico che funziona”. L’autodifesa usata dall’amministrazione contro il referendum è che bisogna difedere il “bene comune”. “Ma bene comune è un servizio di trasporto che funziona, non la difesa delle clientele”. Insomma, dice Capriccioli, “Roma è governata da un’allegra combriccola di buontemponi che se la canta, se la suona, se ne strafrega di tutto e ritiene di poter fare il bello e il cattivo tempo senza dover rispondere a niente e a nessuno: né ai cittadini, né alle regole, né al senso delle istituzioni. In campagna elettorale andavano a dire in giro che avrebbero cambiato tutto. Data la situazione, era difficile immaginare che lo avrebbero cambiato in peggio. Bisogna dargli atto che ce l’hanno fatta. E pure alla grande”.

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  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.