La chiusura campagna elettorale del Pd di Matteo Renzi (foto LaPresse)

Nel Pd corteggiato dal centrodestra prove tecniche per il dopo Renzi

Redazione

Brunetta e Berlusconi aprono all'ipotesi di un governo col sostegno esterno del Partito democratico, che oggi si riunisce per discutere le dimissioni del suo segretario. A Milano convocata anche la direzione della Lega

Dopo giorni di discussioni potrebbe arrivare oggi un primo passo importante per capire se e come è possibile, all'interno di un Parlamento dove nessuno ha la maggioranza, far nascere un governo. O meglio di passi potrebbero arrivarne due. Lega e Pd hanno infatti convocato le rispettive Direzioni.

  

I Democratici si riuniranno alle 15. All'ordine del giorno le dimissioni di Matteo Renzi, che assicura di non volere lasciare il partito, nonostante le indiscrezioni delle ultime ore che lo vorrebbero impegnato a fondare un altro movimento sul modello di quello francese di Emmanuel Macron. Renzi resterà nel Pd per garantire una guida, fanno sapere gli uomini del partito più legati al segretario dimissionario, in vista degli appuntamenti che segneranno l'avvio della legislatura – dalla scelta dei nuovi presidenti delle Camere, alla possibilità di dar vita ad un nuovo governo. Lo stesso presidente del Pd, Matteo Orfini, ha dichiarato che il partito non si "ricostruisce senza il contributo di Renzi". "Caro Paolo, io non mollo. Mi dimetto da segretario del Pd come è giusto fare dopo una sconfitta. Ma non molliamo, non lasceremo mai il futuro agli altri", ha scritto oggi Renzi nella sua e-news rispondendo a un ragazzo malato di Sla, che gli ha scritto. 

  

Intanto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che nelle prossime settimane dovrà decidere se e a chi affidare l'incarico di formare l'esecutivo, stamattina ha rivolto un nuovo appello ai partiti. "Avete dimostrato di essere protagonisti come cittadini – ha detto Mattarella durante la cerimonia di premiazione degli Alfieri della Repubblica al Quirinale –, di sentire la corresponsabilità per le sorti comuni del nostro paese e facendo comprendere che occorre essere protagonisti e costruire il futuro, senza chiudersi nelle proprie dimensioni individuali, magari con egoismo".

 

Il calendario prevede l'insediamento delle Camere il 23 marzo con l'elezione dei presidenti. Un momento cruciale che, oltre a segnare l'inizio della piena operatività del Parlamento, oltre a mostrare possibili alleanze e maggioranze in vista della formazione dell'esecutivo, avvierà anche il dibattito parlamentare sul Documento di economia e finanza (Def). "Questa fase, il dibattito che ci sarà, l'ho definita come l'incubatore della nuova maggioranza", ha detto oggi a Radio Capital il capogruppo di Forza Italia alla Camera dei Deputati, Renato Brunetta. ''In tutti questi giorni i commentatori si sono lambiccati nel fare le varie combinazioni prescindendo dai programmi, prescindendo dai contenuti, prescindendo dalle storie politiche. Ecco, questo penso sia un esercizio che non si possa fare, perché ciascuno poi deve rendere conto alla propria base politico-elettorale e alla propria storia'', ha detto Brunetta che ha allontanato l'ipotesi di un'alleanza tra M5s e Lega. "Lo vedrei un matrimonio molto, molto difficile dal punto di vista politico, programmatico, delle singole basi. Una Lega votata soprattutto al Nord che si allea con un partito votato soprattutto al sud? Non mi sembra un'opzione percorribile''.

  

L'idea di un patto tra Pd e M5s è invece stata smentita, sempre stamattina, da Matteo Renzi, intervistato dal Corriere della sera. "Non esiste governo guidato dai 5 Stelle – ha detto il segretario dimissionario – che possa ottenere il via libera del Pd. Non è un problema di odio che i grillini hanno seminato. E non è solo un problema di matematica, visto che i numeri non ci sono o sarebbero risicatissimi. I grillini sono un'esperienza politica radicalmente diversa da noi. Lo sono sui valori, sulla democrazia interna, sui vaccini, sull'Europa, sul concetto di lavoro e assistenzialismo, di giustizia e giustizialismo. Abbiamo detto che non avremmo mai fatto il governo con gli estremisti, e per noi sono estremisti sia i 5 Stelle che la Lega. L'unico modo che hanno per fare un governo è mettersi insieme, se vogliono. Noi non faremo da stampella a nessuno e staremo dove ci hanno messo i cittadini: all'opposizione".

 

A questo punto un'alternativa più verosimile, sempre secondo Brunetta, sarebbe quella di un sostegno esterno del Pd al centrodestra. La coalizione tra Lega e Forza Italia, ha spiegato il capogruppo di Forza Italia facendo eco a quanto già dichiarato nei giorni scorsi da Silvio Berlusconi, potrebbe concedere "una presidenza delle Camere al Pd" nella linea di un percorso da costruire.

 

Che la strada verso nuove elezioni trovi pochi consensi e che la ricerca di un sostegno esterno del Pd sia considerata la più congrua dal centrodestra, lo ha confermato anche Berlusconi, intervistato dalla Stampa: "Credo che in questa fase tocchi a Salvini scegliere la strada che ritiene più opportuna. Credo che responsabilità significhi prendere atto del fatto che Salvini è il leader del partito più votato all'interno della coalizione più votata. Significa anche la consapevolezza del fatto che nuove elezioni sarebbero allo stesso tempo un pessimo segnale per la democrazia e una strada probabilmente non risolutiva. Meglio, molto meglio perdere qualche settimana per un buon governo, se possibile, che mesi in una nuova campagna elettorale". Una replica di Matteo Salvini alle parole di Berlusconi sulla strategia da seguire per formare una maggioranza in grado di governare è attesa in giornata, al termine della riunione del consiglio federale della Lega in programma nella sede di via Bellerio, a Milano.