Gilet gialli e Heathrow. Perché l'ambientalismo da apprendisti stregoni è un fattore di divisione e scandalo

Giuliano Ferrara

L’ecologia radicale è apparsa un formidabile strumento di raccolta e trascinamento del consenso, ma si è aperta una falla 

Che l’ecologia di movimento e contromovimento sia diventata una trappola per le classi dirigenti écolo-bobo è la tesi di ieri, qui, confermata dai fatti di oggi come il prolungamento del blocco di Londra e l’assedio pasquale all’aeroporto di Heathrow. Apocalittici e antiapocalittici non amano, gli uni, l’autorità salvamondo che li disprezza e impoverisce, gli altri i governi carbo-emittenti che il mondo dei loro sogni lo distruggono. Due immagini, opposte di fattura, parlano.

 

In una si vide un gilet giallo boxeur che atterrava con una scarica di pugni un povero gendarme sul Pont des Arts, davanti al Louvre. Nelle altre due, pubblicate dal Daily Express, si vedono un bobby attempato e allegramente obeso che sul ponte di Waterloo si fa una giratina, tra i graffiti della protesta di XR (Extinction Rebellion), su un loro skateboard, e due officers della Metropolitan Police che danzano mezzi ubriachi in un cerchio di folla ribelle a Oxford Circus. Intesa magica col nemico che paralizza Londra, ma in nome di ideali che accomunano, e chi è stanco di Londra è stanco della vita (il dottor Johnson).

 

La faccenda è incresciosa, se non inquietante. L’ecologia radicale è apparsa, specie a chi la brandiva come ricatto morale e controllo dei comportamenti sociali nel tempo della globalizzazione, un formidabile strumento di raccolta e trascinamento del consenso, una legittimazione decisamente necessaria delle élite tecnostrutturanti, una cuccagna per le forze di mercato. Ma si è aperta una falla a babordo e una a tribordo, e si imbarca acqua. Da un lato quelli che Gauchet chiama i dieselisti di base: non vogliono pagare la transizione ecologica. Dall’altro gli XR, le moltitudini che occupano per giorni la piazza del Parlamento a Londra, bloccano le strade e il lavoro e le vacanze, irrompono anche loro con metodi prepotenti, quando non violenti, perché di transizione ecologica non se ne fa abbastanza. E in mezzo la bambina divina che fa lezione profetica di teologia gioachimita, nel senso del millenarismo di Gioacchino da Fiore, datando a dieci anni, ah! gli anni Trenta del XXI secolo, la scomparsa del pianeta in prodigiose conferenze al Senato e in incontri corrivi con Sua Santità. Un bell’affare. Gli apprendisti stregoni della salvezza, che è cosa diversa dalla manutenzione e pulizia ambientale di territori inquinati e puzzolenti, si trovano stretti tra due fronti.

 

Dei francesi si sa. Le traversie dell’accordo di Parigi e poi della fiscalità antidiesel rigettata con frustrazione e rabbia da metà del paese hanno portato alla grande ritirata strategica: ora si fanno i conti e, allentati i cordoni della borsa e messi in cantina i piani transizionali anticarbone, si vede che il potere d’acquisto medio, per il 2019, è previsto in aumento per settecentocinquanta euro a testa. Naturalmente a spese dello stato. Noi i gilet gialli li abbiamo mandati direttamente al governo, loro li hanno per così dire accontentati a babbo morto. Ben scavato. Gli inglesi, sull’altro versante, speravano di non dover combattere contro il movimentismo ecologico, figlio della propaganda istituzionale e della cultura politicamente corretta, pienamente legittimato sul piano inclinato dell’etica pubblica, ma ora con il sindaco di Londra e l’Home secretary si vedono costretti a chiedere alla polizia “l’uso massiccio della forza legale” contro le moltitudini impressionabili che si sono decise a tutto, anche alla guerriglia urbana, per salvare il salvabile.

 

La strada della verità, che è sempre un deludente ridimensionamento di attese e sogni, è impraticabile nel mondo nietzscheano delle interpretazioni. Il rogo di Notre-Dame ha per un momento insinuato il dubbio su tradizione, religione, senso del divino. Ma ovviamente è stato un fuoco di charpente, e non poteva essere altro che così. Con il rapido ritorno alla normalità, si vede a occhio nudo che la possente ideologia disciplinare nella quale eravamo destinati a essere ingabbiati, naturalmente a fin di bene, si è convertita in un fattore di divisione e di scandalo per le moltitudini esacerbate. Erano appena arrivate le Laudi francescane, ecco i fuochi d’artificio della laicità insubordinata. Sono guai.

  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.