Migranti in fuga, le coop licenziano i lavoratori

Venerdì 31 Maggio 2019 di Marco Agrusti
Migranti in fuga, le coop licenziano i lavoratori
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PORDENONE - Per chi ha fatto della gestione dell'accoglienza sul territorio dei richiedenti asilo un lavoro vero e proprio, le conseguenze erano immaginabili. Oggi sono diventate tangibili. Le cooperative pordenonesi che gestiscono la vita quotidiana dei migranti in attesa della protezione internazionale sono in crisi, e ora procederanno - chi più, chi meno - a una serie di licenziamenti che riguarderanno soprattutto ragazzi giovani, educatori laureati assunti sia con contratti a termine che con impegni a tempo indeterminato. Il tutto a causa di una tendenza, diventata ancora più marcata nel raffronto tra il 28 febbraio e il 28 maggio, periodo nel quale dalla provincia di Pordenone se ne sono andati quasi 200 migranti. Una fuga che di fatto sta facendo mancare alle cooperative i presupposti per mantenere in piedi la costosa macchina dell'accoglienza ramificata sul territorio. 
LA TESTIMONIANZAIvana Latrofa è a capo della coop Nuovi Vicini, una delle realtà più attive nella macchina dell'accoglienza dei richiedenti asilo. In seno alla realtà che dirige, ci sono professionalità e competenze, nonché anni di lavoro e soprattutto dipendenti, molti dei quali assunti negli ultimi anni proprio per far fronte alla mole di lavoro generata dall'arrivo nel Pordenonese di molti richiedenti asilo. Dipendenti che ora rischiano il posto di lavoro, e che a meno di clamorose sorprese lo dovranno perdere sull'altare del mercato, perché pur non trattandosi di prodotti ma di persone, i richiedenti asilo rappresentano in ogni caso uno dei business delle cooperative. «Al momento - spiega Latrofa - operiamo ancora entro il vecchio bando, che garantisce circa 35 euro per la gestione di ogni migrante. In futuro, con la nuova fisionomia dei bandi, arriveranno circa 10 euro in meno per ogni persona gestita. La conseguenza è logica: dovremo tagliare, sia i servizi offerti che i dipendenti che si occupano concretamente dell'accoglienza sul territorio». 
La cooperativa Nuovi Vicini ad oggi conta su 42 dipendenti, molti dei quali stabilizzati, «perché la filosofia delle cooperative è quella di regolarizzare sul lungo periodo la forza lavoro». Saranno loro, i ragazzi formatisi all'università che hanno studiato per educare persone meno fortunate di loro, a passare dalla padella alla brace. «Licenzieremo personale, è una logica conseguenza», dice amaramente la numero uno della cooperativa Nuovi Vicini. «Salteranno anche dei contratti a tempo indeterminato e a rimanere a casa saranno dei giovani che hanno studiato per poter fare questo lavoro. È indubbio che la contrazione del numero dei migranti presenti in città e in provincia ci stia mettendo nettamente in difficoltà». 
ATTIVITÀ IN BILICONon salteranno solamente i posti di lavoro degli educatori e degli assistenti che accompagnano giornalmente la vita dei richiedenti asilo. La riduzione dei migranti e la decurtazione della quota in denaro giornaliera da elargire alle coop causeranno anche il taglio di alcuni servizi, come ad esempio i corsi di italiano. «Non saranno più sostenibili», spiega sempre Ivana Latrofa. «Cercheremo - aggiunge - di trovare altre soluzioni, ma per ora si tratta di servizi ad alto rischio taglio». 
I NUMERILa situazione che sta vivendo la coop Nuovi Vicini è solamente un esempio. Le altre realtà che gestiscono l'accoglienza dei migranti in provincia stanno vivendo lo stesso periodo difficile: dopo l'espansione andata avanti per diversi anni, ora il settore è in secca. 
La politica delle porte chiuse, messa in pratica dal triangolo composto da Comune di Pordenone, Prefettura e Questura, ha disincentivato l'arrivo in città e in provincia dei richiedenti asilo. Il passaparola fa il resto, e la quota di stranieri diminuisce ogni mese. E in atto una vera e propria fuga da Pordenone, testimoniata dagli ultimi dati che la Regione ha diffuso dopo aver ricevuto il report dalla Prefettura pordenonese. Il 28 febbraio, data nella quale era stato divulgato l'ultimo rapporto sull'immigrazione in Friuli Venezia Giulia, i richiedenti asilo di Pordenone e provincia erano 793. Il 28 maggio, quindi pochi giorni fa, il report giornaliero parlava di 615 persone ospitate. Quasi 200 profughi hanno lasciato la macchina dell'accoglienza. La maggior parte di chi è rimasto è di nazionalità pakistana. 
Marco Agrusti
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