A Foggia la scuola per piccoli jihadisti «Bambini, diventate martiri di Allah»

Mercoledì 28 Marzo 2018
A Foggia la scuola per piccoli jihadisti «Bambini, diventate martiri di Allah»
L'INCHIESTA
ROMA «Tagliate le teste oppure sparate con i vostri proiettili, con le vostre cinture esplosive fate saltare in aria i loro corpi e non dimenticate le bombe esplosive, che provocano maggiori disastri e atrocità». Era questo il tenore dei link condivisi sui gruppi Whatsapp e su Instagram da Mohy Eldin Mostafa Omer Abdel Rahman, cittadino italiano di origine egiziana residente a Foggia. Presiedeva l'associazione culturale «Al Dawa» ed è stato arrestato ieri dalla Dda di Bari con le accuse di terrorismo internazionale e istigazione a delinquere. Perché l'uomo, 59 anni, istruiva anche bambini tra i 4 e i 10 anni. Lezioni di religione islamica, registrate nel corso dell'inchiesta e ritenute seminari di indottrinamento jihadista. Una vicenda sulla quale il Tribunale dei minori ha aperto un fascicolo «a protezione dei bambini». Nell'indagine è coinvolta anche la moglie di Rahman, Vincenza Barbarossa, italiana, 79 anni, sospettata solo di reati fiscali e destinataria con il marito di un sequestro di beni per 370 mila euro. Soldi che l'egiziano riceveva attraverso la cosiddetta «zakat», una raccolta fondi tra i musulmani che frequentavano l'associazione.
LE ACCUSE
L'inchiesta è partita un anno fa dopo l'arresto per terrorismo internazionale del militante ceceno dell'Isis Eli Bombataliev, ospitato dall'associazione foggiana, grazie alla quale era riuscito a rinnovare il permesso di soggiorno. Le verifiche sono partire dall'esame dai video che inneggiavano alla Jihad, nei quali anche bambini impugnavano i fucili, per poi arrivare a scoprire l'indottrinamento degli allievi. Anche il tenore delle conversazioni per il gip lascia pochi margini a dubbi sulle «posizioni estremiste assunte dall'indagato». Il 18 maggio 2015 sul gruppo Tutta la famiglia, un amico invita Abdel alla prudenza: «O' zio ti stai impegnando per farci andare in galera, per conoscenza qui ci sono le pattuglie stradali che guardano nei cellulari e questi controlli sono diffusi. Dobbiamo usare precauzione e cancellare le cose che ci mandano dopo che le ascoltiamo o vediamo, io sono più preoccupato di te».
LE LEZIONI
Si legge nell'ordinanza: «Nel pomeriggio di sabato 3 febbraio e nella mattinata di domenica 4 febbraio 2018, Abdel Rahman Mohy ha incontrato un gruppo di minori. Le lezioni si sono svolte in lingua italiana e hanno riguardato anche il racconto della battaglia di Badr. L'indagato incita i piccoli allievi a difendere strenuamente il Profeta: Giurare fedeltà a lui significa che voi dovete difenderlo come difendete le vostre donne e i vostri bambini...cioè significa che voi dovete dare a lui ciò che lui ha bisogno, significa che voi dovete essere contro gli arabi e gli stranieri, per lui, se siete in grado di farlo, fate il giuramento, se non siete in grado, lasciatelo con la sua gente, spiegando che il Profeta promette il paradiso a chi combatte per lui contro i miscredenti: che lo hanno ucciso, capito? Se io devo andare in Paradiso che sto a fare qua?». Il giudice aggiunge: «Assume un aspetto inquietante il discorso fatto dall'indagato - tenuto conto dell'età della platea dei suoi alunni - in cui si dà atto della tenerissima età di alcuni dei minori che ascoltavano i suoi farneticanti insegnamenti, in cui riferisce che ad uccidere Abu Jahl - nemico agguerrito di Maometto - furono due fratelli forse di dodici tredici anni, di dodici e tredici anni, cioè giovani».
Valentina Errante
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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