«Amareggiato ma mi sento più leggero impossibile lavorare con questo ministro»

Venerdì 31 Maggio 2019
Sono innocente, sono innocente». Quando gli precipita addosso la sentenza di condanna, Edoardo Rixi è al cimitero di Genova. Accanto alla moglie che ha perso lo zio più caro. E le uniche parole che pronuncia il viceministro leghista sono una convinta e ripetuta dichiarazione di innocenza.
La sentenza è stata seguita dalle tv locali, trasmessa addirittura su Fb. E questo giustizialismo smaccato, ostentato, questa gogna, colpiscono duro Rixi. Come duro hanno colpito i magistrati: «Sono amareggiato, profondamente amareggiato», confida, «i giudici sono andati giù pesanti, hanno decretato una condanna superiore alle richieste dei pm e perfino l'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Che dire?! Sono senza parole. Vengo trattato come un criminale e questo senza aver commesso alcun reato».
Subito dopo, Rixi chiama al telefono Salvini. Il leader leghista ha da giorni in mano la sua lettera di dimissioni. Gli chiede: «Cosa devo fare? Cosa ne pensi?». E il viceministro: «Consegna le dimissioni a Conte. Nel contratto di governo c'è scritto che in caso di condanna bisogna lasciare e io lascio avendo di fatto siglato il contratto entrando nell'esecutivo. Sono un uomo di parola. Eppoi, sai cosa farebbero i 5Stelle se resistessi... Non voglio mettere in difficoltà né te, né il partito».
IL RESPIRO DI SOLLIEVO
Con il passare dei minuti, accantonata almeno un po' la «grande amarezza», Rixi confida di sentirsi «più leggero». Il motivo: «Lascio quasi volentieri. Continuare a lavorare accanto a Toninelli era praticamente impossibile. Ha tolto le deleghe a Siri in due ore senza neppure una telefonata e senza che Armando avesse ricevuto neppure un avviso di garanzia. E queste cose hanno pesantemente incrinato il rapporto di fiducia: non si può provare a risalire la china infangando gli alleati, sacrificando rapporti umani e progetti costruiti insieme. Eppoi, da qualche tempo il ministro grillino ha proceduto a nomine, come il presidente dello Stretto, in settori che riguardavano le mie deleghe senza neppure consultarmi. E ha finito per occupare militarmente tutti i posti all'interno del dicastero, spesso senza alcuna attenzione al merito. E questo non è giusto, né corretto». Ancora, allargando le braccia quasi a manifestare «la miseria» di Toninelli: «Che devo dire di più? Ah, sì. L'11 e il 12 giugno è in programma la conferenza nazionale sui porti. E cosa fa il ministro? Neppure ha fatto formalizzare gli inviti». Insomma, Toninelli come un sabotatore, uno da cui è meglio stare lontani.
Rixi con Luigi Di Maio & C. avrebbe rotto da tempo. Appena è scattato il fuoco di fila dei grillini in aprile e quando hanno cominciato a cavalcare le sentenze delle Procure: «Questo giustizialismo manettaro, questo strumentalizzare l'azione dei giudici, è rivoltante», aveva confidato il viceministro un paio di giorni fa, «e non credo che adesso che hanno perso le elezioni la smetteranno. E' nel loro Dna. In ogni caso i 5Stelle hanno dimezzato i voti anche perché alla gente non piace chi spara sul compagno di banco. Il senso della comunità negli italiani è ancora forte. Nessuno plaude a chi accusa e insulta i compagni di squadra. Per questo sono convinto che nel nostro 34% preso alle elezioni di domenica ci siano anche tanti voti di elettori disgustati dal comportamento dei grillini».
Subito dopo la condanna l'avvocato difensore ha detto che ricorrerà in appello: «Rixi è innocente». Ma l'ormai ex viceministro almeno per qualche tempo si dedicherà alla famiglia, al bimbo di un anno. E tornerà a fare trekking in montagna: la sua passione. Come Genova, la sua città.
A.Gen.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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