IL CASO
CITTÀ DEL VATICANO La preghiera che fu insegnata da Gesù ai

Venerdì 16 Novembre 2018
IL CASO
CITTÀ DEL VATICANO La preghiera che fu insegnata da Gesù ai suoi discepoli, dopo una laboriosa e travagliata opera di revisione e convalida, è stata corretta. Non si dirà più: «non ci indurre in tentazione». Al testo del Padre Nostro è stato tolto quell'errore di traduzione, dal greco al latino, che si trascinava irrisolto da secoli. Ora si dirà: «non abbandonarci in tentazione». Per arrivare a questo passaggio ci sono voluti decenni di studi e dibattiti sfiancanti. Durante il Concilio è emersa l'esigenza di porre rimedio ad una vistosa inesattezza che avrebbe potuto alimentare l'immagine equivoca di un Padre celeste che si diverte a far cadere in tentazione i suoi figli, mettendo praticamente in ombra l'azione salvifica e costante del Dio misericordioso e amorevole.
La novità sostanziale - contenuta nella traduzione italiana della terza edizione del Messale Romano - è stata approvata ieri dall'assemblea dei vescovi. Un simile ritocco ha coinvolto anche la preghiera del Gloria che nell'incipit si arricchisce così: «pace in terra agli uomini, amati dal Signore». L'intento dei vescovi italiani, ha spiegato il cardinale Gualtiero Bassetti, è di uniformarsi alle altre conferenze episcopali e rilanciare l'impegno della pastorale liturgica. La versione originale, secondo gli esperti, rischiava di trasmettere ai fedeli una visione distorta dell'amore di Dio verso gli uomini, ingenerando equivoci, perché Dio non può di certo indurre in tentazione i figli. Un po' di tempo fa Papa Francesco aveva invitato la Cei a velocizzare la pratica e licenziare la nuova versione, spiegando che anche i francesi avevano già cambiato il testo con una traduzione diversa perché «sono io a cadere, non è il Padre che mi butta nella tentazione per poi vedere come sono caduto. Un padre non fa questo, un padre aiuta ad alzarsi subito». Aggiungendo. «Quello che induce in tentazione è Satana». Il biblista padre Alberto Maggi ha spiegato che la nuova versione della preghiera in Italia è arrivata in ritardo perché «non si osava toccare il testo del Padre Nostro, e questo ha sicuramente rallentato le cose. Il Concilio e la primavera biblica che ne è seguita hanno facilitato il compito. Se c'è una verità di cui nessun credente può dubitare è che il Padre celeste non ci abbandona mai. Tanto meno nei momenti di difficoltà, nella prova. Il suo stile è la misericordia, il suo cuore si apre come una casa per i figli, la sua volontà rende felice chi lo segue con animo sincero».
ABUSI
Un secondo provvedimento preso dalla Cei riguarda la lotta alla pedofilia. E' stata annunciata una commissione per gli abusi, anche se nel nuovo annuario non è stata nemmeno menzionato il nuovo organismo. Fino ad oggi i vescovi italiani non hanno brillato né per trasparenza, né per rigore, tanto da attirarsi critiche dagli esperti vaticani. Ad oggi la Cei afferma di non conoscere nemmeno il numero preciso dei preti pedofili che sono stati denunciati alla Congregazione della fede.
Franca Giansoldati
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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