La fuga del Papa: quattro passi da solo sulle strade di Roma

Martedì 24 Luglio 2018
IL CASO
CITTÀ DEL VATICANO Magari non è proprio quello che immaginava quando si autodefiniva un prete callejero, un prete di strada, uno che prendeva abitualmente la metro per spostarsi da un capo all'altro di Buenos Aires, prima di essere eletto Papa e di vedere così i suoi confini limitati, esattamente come i suoi accessi o i suoi contatti. «Una gabbia» la definisce Papa Francesco, in pubblico e in privato, la vita che da cinque anni in qua conduce al di là delle Mura Leonine, facendo intuire agli interlocutori che la sua libertà negli spostamenti resta un elemento sotto pressione. Tuttavia alcuni giorni fa il Papa ha potuto sperimentare - ancora una volta - la libertà di passeggiare da solo e senza impedimenti di sorta anche se per un tragitto limitato, senza avere alle calcagna la solita scorta (che mal sopporta) e senza nessuno attorno o al seguito. Si è spostato dalla chiesa di Santo Stefano degli Abissini a casa Santa Marta. Praticamente qualche centinaio di metri scarsi ma sufficienti per riuscire a ricordare i bei tempi di quando poteva entrare e uscire a suo piacimento e senza troppe limitazioni dall'arcivescovado, in Argentina.
IL POST
Il filmato di Papa Bergoglio che tutto solo si incammina sotto il sole per raggiungere la sua abitazione è stato postato su Facebook da un sacerdote brasiliano amico della sposa e di una Guardia Svizzera che il pontefice aveva appena unito in matrimonio nella antica chiesa situata proprio dietro la basilica di San Pietro, ai piedi del colle vaticano. Una cerimonia semplicissima e una trentina di ospiti alquanto stupiti nel vedere che a benedire le nozze della coppia fosse Francesco in persona. Finita la cerimonia Bergoglio è andato a togliersi i paramenti in sacrestia, ha salutato i presenti e si è incamminato. Naturalmente qualcuno si è offerto di accompagnarlo ma è stato inutile. La voglia di farsi quattro passi in solitaria, come un tempo, ha avuto il sopravvento. E forse sono affiorati anche antiche impressioni e nostalgie.
Il filmato lo riprende di spalle. Nella mano sinistra stringe lo zucchetto bianco. Il suo incedere è dondolante, il passo marcato e pesante, tutta colpa del dolore all'anca che periodicamente lo tormenta e richiede cure costanti e una buona dose di fisioterapia. In curia - ancora oggi - sono parecchi a ritenere che sia stato un errore decidere di non abitare più nel palazzo apostolico, cancellando una tradizione che andava avanti da secoli, senza però tenere conto che Papa Bergoglio difficilmente avrebbe potuto farlo. Non tanto per il lusso, quanto per l'isolamento ulteriore a cui sarebbe andato incontro e che, ancora oggi, fatica a digerire.
PSICOLOGIA
A Dominique Wolton, noto sociologo francese, Francesco ha ben spiegato il perché. «Dopo aver visto quell' appartamento mi è sembrato un imbuto al rovescio, cioè grande ma con una porta piccola. Questo significa essere isolato. Io ho pensato: non posso vivere qua semplicemente per motivi psicologici. Mi farebbe male».
In un'altra occasione, parlando ad un gruppo di studenti, ha aggiunto che non lo ha fatto per ragioni «psichiatriche», alludendo naturalmente alla sua personalità che mal si concilia con gabbie, condizionamenti, costrizioni. «Restare a Santa Marta mi fa bene perché mi sento libero. Mangio nella sala da pranzo dove mangiano tutti. E quando sono in anticipo mangio con i dipendenti. Trovo gente, la saluto e questo fa in modo che la gabbia d'oro non sia tanto una gabbia. Ma mi manca la strada».
Una dietologa fatica sette camicie a metterlo a dieta ma la golosità a volte si fa sentire. Bergoglio desidererebbe andare a mangiare una pizza in pizzeria, fare cose normali, andare a trovare gli amici a Roma. Ma non può e tira dritto. La serenità la trova interiormente: «Gesù ci ha donato la possibilità di essere liberi nonostante i limiti della malattia e delle restrizioni». Sicuramente vive in una gabbia ma non spirituale.
Franca Giansoldati
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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