La strategia di Zaia: «Subito una pre-intesa poi parola alle Camere»

Giovedì 4 Aprile 2019 di Angela Pederiva
Luca Zaia
VENEZIA - Siccome la trattativa sull'autonomia si è infilata nel tunnel delle tensioni fra Lega e Movimento 5 Stelle, Luca Zaia propone una strategia di uscita. E cioè far timbrare a Palazzo Chigi una pre-intesa, mandarla a Madama e a Montecitorio affinché la discutano, riportarla sul tavolo del confronto fra Governo e Regioni in modo da arrivare a un accordo definitivo, da rispedire alla Camera e al Senato perché lo votino nella sua interezza, o sì o no. È questo il senso della doppia missione romana di cui è stato protagonista ieri il governatore del Veneto: prima l'incontro con i colleghi di mezza Italia e il ministro Erika Stefani, poi l'audizione davanti alla commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale.

AL MINISTERO La convocazione agli Affari Regionali aveva lo scopo di individuare un percorso condiviso sull'autonomia differenziata, riforma per cui scalpitano Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, ma non solo: il Piemonte ha già predisposto una bozza; Liguria, Toscana, Marche e Umbria hanno avanzato le loro richieste; e se è vero che «su 20 Regioni, 17 ce l'hanno già o comunque la vorrebbero», come ha ripetuto proprio Zaia, al vertice c'erano presidenti o assessori di buona parte dello Stivale, dal Trentino alla Calabria. Per questo arrivando in via della Stamperia, lo stesso leghista ha ribadito: «Il treno dell'autonomia è partito e non si fermerà, pensare che il futuro di questo Paese sia senza autonomia vuole dire essere fuori dal mondo».

LE SCHERMAGLIE Di questa terra, però, sono le pressoché quotidiane schermaglie tra gli alleati gialloverdi. Il segretario leghista Matteo Salvini, per dire, ha mandato l'ennesimo messaggio in codice al suo omologo pentastellato Luigi Di Maio: «Sono al governo per i sì, se qualcuno è al governo per i no ha sbagliato compagno di viaggio. L'Italia ha bisogno di sì, a colpi di no non si va da nessuna parte». E ancora, se il concetto non fosse stato abbastanza chiaro: «L'Italia ha bisogno di sì veloci». Invece i tempi si allungano, come ha evidenziato il ministro Stefani: «Ad oggi non sono stati sciolti i nodi politici su alcune richieste delle Regioni relativamente ad alcune materie. Sono nodi politici che devono essere analizzati e sviscerati, ad oggi non ho una rappresentazioni univoca. Sono temi importanti, dalle infrastrutture alla scuola, ed è corretto vi siano giusti tempi di elaborazione». Per questo ora è necessario buttare la palla negli emicicli di Camera e Senato. «Stiamo attendendo che il Parlamento decida l'iter da affrontare per il dibattito parlamentare ha aggiunto la titolare dell'Autonomia al quale sono totalmente aperta. Il dibattito parlamentare per me è fondamentale sia prima della firma dell'intesa che nella fase successiva. L'operazione deve essere il più possibile condivisa».

IN COMMISSIONE Argomentazioni condivise da Zaia, in sede di commissione bicamerale: «Penso che sia utilissima la discussione». Il governatore ha quindi esposto a deputati e senatori la sua proposta: «Il Governo potrebbe far uscire dal Consiglio dei ministri non un'intesa, ma una pre-intesa, da non considerare un provvedimento definitivo per rispetto del Parlamento; mandarla appunto in Parlamento e accettarne la discussione con le mozioni, le osservazioni e le raccomandazioni; acquisire tutto questo materiale, tornare in Consiglio dei Ministri e definire con le singole Regioni tutto quello che è accoglibile; stilare l'intesa definitiva e mandarla al voto».

LE REAZIONI Va da sé che i governatori leghisti, come il lombardo Attilio Fontana, sono in linea: «Il Parlamento può discutere, proporre dei limiti o una sorte di cornice, ma tutto deve fondarsi sull'accordo tra Regioni e Stato». Invece un dem come il campano Vincenzo De Luca mette le mani avanti: «C'è l'esigenza di un dibattito parlamentare vero, preventivo, il Parlamento non può dire solo sì o no». A proposito di Pd, il deputato Roger De Menech non si fida delle risposte ottenute da Zaia in commissione: «Autonomia dei territori, specificità di Belluno e Venezia, principio di sussidiarietà verso gli enti locali: niente di ciò sarà inserito nell'intesa, questo è neo-centralismo regionale». Intanto le Europee si avvicinano e Salvini vorrebbe posare «almeno un primo mattone» prima del 26 maggio. Il dem Michele Emiliano, governatore della Puglia, non ci crede: «Su questa vicenda, su cui non sa che pesci prendere, il Governo rischia di cadere». Replica di Zaia: «Io non credo si spacchi il Governo, io tifo perché si faccia l'autonomia».

 
Ultimo aggiornamento: 12:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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