Libia, allarme di Conte: rischio jihadisti in Italia

Domenica 28 Aprile 2019
IL CASO
ROMA Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, dalla Cina, durante una conferenza stampa, mette in guardia sul «rischio che nella prospettiva di combattere i radicali islamici si possa favorire una loro trasmigrazione in Tunisia e poi anche in Italia». Il suo riferimento è alla Libia. «È un rischio - continua - che dobbiamo tutti scongiurare, sto cercando di sensibilizzare tutti». In realtà il concetto di «radicali islamici» è piuttosto ampio. Lo Stato Islamico in questa partita tra Tobruk e Tripoli non c'entra, o meglio è un terzo attore che sta approfittando del caos per rialzare la testa in alcune zone del Paese (soprattutto nel sud). Ma quando si utilizza il termine «radicale islamico» in un contesto come quello libico, dove in entrambe le fazioni si trovano gruppi di islamisti «radicali», è veramente difficile capire chi si potrebbe spostare verso la Tunisia e poi verso L'Europa.
I COMBATTENTI
Il generale Khalifa Haftar sta utilizzando milizie salafite madkhaliste (leali verso l'autorità) per colpire i salafiti riuniti intorno al Gran Muftì della Libia Sadiq al-Ghariani, alleato del primo ministro Fayez al-Serraj. Altri gruppi salafiti, come le Forze di Deterrenza di Rada, guidate dall'islamista Abdul Raouf Kara, sono al momento neutrali. Conte poi cita anche il presidente egiziano: «Al-Sisi condivide con me le preoccupazioni che originano dallo scenario libico. Lui è molto preoccupato per i terroristi, sia per il rischio di infiltrazioni dalla Libia sia perché dalla Siria si stanno spostando terroristi: la sua forte preoccupazione è avere dentro casa formazioni terroristiche. Condividiamo medesime preoccupazioni e l'obiettivo di stabilizzazione della Libia con un percorso politico che porti a libere elezioni. Ci interroghiamo sulla modalità più efficace per raggiungerlo, questo è il punto». Un punto che al momento non sembra essere molto chiaro e che non trova riscontro nemmeno sul terreno, dove ormai la fase di stallo nei combattimenti dura da diversi giorni. Il Ramadan, il mese del digiuno, si avvicina (entrerà in vigore tra il 5 maggio e finirà il 4 giugno) e si prevede un ulteriore riduzione del conflitto (anche se nel 2011 è stato proprio durante il Ramadan di agosto che i combattimenti per la presa di Tripoli e per cacciare il diavolo', alias il colonnello Gheddafi, si intensificarono).
LA DECISIONE
In quest'ottica le forze del Governo di Accordo Nazionale (GNA) di Tripoli starebbero preparando un'offensiva su larga scala contro l'autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna) del generale Haftar. Lo ha annunciato il ministro dell'Interno di Tripoli, Fathi Bashaga, citato dall'emittente al-Jazeera. «Siamo in preparazione ed entro tre giorni circa ci sarà un attacco su larga scala. Passeremo da una posizione di difesa a una di attacco», ha dichiarato Bashaga. «Le forze di Haftar saranno espulse dall'intera regione occidentale della Libia e ci saranno altre sorprese nelle altre aree dove le forze di Haftar sono basate».
Voci di una imminente offensiva arrivano anche da fonti militari vicine al generale. Difficile però che si arrivi a un epilogo prima del Ramadan. Un altro problema per Haftar viene dal comparto economico: fare la guerra costa e il generale, secondo l'agenzia di stampa Reuters, ha grossi problemi finanziari con un debito di 25 miliardi di dollari accumulato attraverso un mix di obbligazioni non ufficiali, denaro stampato in Russia e depositi in banche dell'est del Paese.
La situazione al fronte: 264 morti e quasi mille e trecento i feriti. Oltre trentamila gli sfollati. Si segnala un avanzamento delle milizie di al-Serraj verso la regione di Zatarna, a nordovest di Tarhuna, mentre continua la disinformazione da entrambi i lati: da segnalare un video diffuso dai media dell'Esercito Nazionale Libico dove si vedrebbero dei militari stranieri' muoversi con soldati di al-Serraj. Il video è datato e si riferirebbe invece alla battaglia di Sirte contro l'Isis.
Cristiano Tinazzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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