«Manovra da difendere ma aperti al dialogo»

Domenica 30 Settembre 2018
«Una buona manovra da sostenere con il dialogo». Così il governatore del Veneto, il leghista Luca Zaia, giudica la nota di aggiornamento al Def. Il presidente non si scompone della reazione dei mercati, ma sul reddito di cittadinanza aspetta di vedere i paletti. E usa una metafora: «Un tozzo di pane a chi sta morendo di fame non lo neghi mai. Ma dopo avergli dato il pesce, gli dai la canna da pesca».
Presidente Zaia, come giudica la manovra economica del governo giallo-verde?
«Io per formazione e metodo sono un pragmatico, cerco di guardare le cose senza retropensieri. Se uno mi chiede: la manovra è deprimente rispetto all'impresa? Io penso proprio di no. Fino a 65mila euro di reddito si paga il 15% di tasse, fino a 100mila euro il 20%, i giovani per 5 anni pagano il 5% di tasse all'anno: è un'azione da veterocomunisti? Non mi pare. E se in più aggiungo che viene abbassata l'Ires per chi fa investimenti in azienda dal 24 al 15%, che si blocca definitivamente l'incognita dell'aumento dell'Iva (e ricordo che Monti lasciò la previsione di arrivare al 25%), che c'è un miliardo e mezzo di euro per i risparmiatori vittime delle banche, come si fa a dire che queste misure sono depressive per l'impresa?».
Cosa pensa della decisione di fissare la quota deficit-Pil al 2,4%?
«Il debito è una delle partite da affrontare. Qualcuno dice: siamo il terzo Paese per debito pubblico al mondo, non ci si può paragonare allo sforamento della Francia. Vero, ma è anche vero che se le regole valgono, devono valere per tutti. Ma il punto è un altro».
Quale?
«La certezza della operazione sul rilancio dell'economia l'avremo quando l'economia sancirà che è così. Adesso siamo a livello di proiezioni, di studi. E comunque non possiamo dimenticare che dal novembre 2011 al giugno 2018 ci ha governato una compagine che doveva avere solo premi Nobel all'Economia: è andata che il debito pubblico è cresciuto e non c'è stato il rilancio dell'economia».
Le va bene anche il reddito di cittadinanza?
«Sul reddito di dignità si colgono tante perplessità anche della gente comune. All'interno del Paese, a parità di condizioni economiche e di estrazioni sociali, si hanno due visioni totalmente diverse: al Nord contrari, al Sud favorevoli».
Ma lei cosa pensa?
«Il reddito di cittadinanza ha un senso se è un aiuto a chi è in difficoltà, non può diventare qualcosa di stabilizzato, non si può partire dal presupposto che comunque a fine mese mi arrivano 780 euro, altrimenti diventa un reddito di esistenza. Deve essere un aiuto per rimetterti in pista. Io ti dò il pesce perché muori di fame, ma a un certo punto ti dò la canna da pesca e il pesce devi andare a pescartelo. Sennò rischiamo di drogare l'economia, inevitabilmente tutti aspetterebbero fine mese per avere tot».
E siamo sicuri che non sarà così?
«La vera valutazione del reddito di cittadinanza si potrà fare quando vedremo i paletti del provvedimento. Anche il tema della chiamata: immagino che a Vicenza a uno che prende il reddito di cittadinanza la chiamata per un lavoro arrivi dopo un giorno, ma se invece uno abita a Crotone continuiamo a dargli il reddito anche se non lo chiamano mai? Io mi fermo qui, oggi non si possono fare considerazioni specifiche perché non si conoscono i termini di ingaggio. Lo stesso Salvini, e non dovrei citarlo io, ha detto che aspetta di vedere quali saranno i paletti».
I mercati hanno bocciato la manovra. Gli italiani cominciano a temere per i propri risparmi.
«Io penso che la verità stia nel mezzo, banalizzare tutto quello che è spread e mercati non aiuta, così come non è vero che spread e mercati siano liberi da condizionamenti. Io penso che non possiamo essere ostaggio dello spread, però è fondamentale il dialogo con tutti gli interlocutori istituzionali. Il mercato ha bisogno di fiducia. Va spiegato che questa è una manovra assolutamente innovativa. Non trascurerei iniezioni di serenità. Servono azioni di accompagnamento, le cosiddette road-show per spiegare il nostro modello di sviluppo, non lasciare che a parlare ai mercati siano lanci di agenzia o i media internazionali che sono più o meno interessati a dire una cosa o un'altra».
Gli industriali sono critici: si aspettavano un sostegno alla crescita e all'occupazione, non il reddito di cittadinanza.
«Premesso che non faccio l'avvocato difensore di nessuno, posso capire che nel mondo dell'industria ci sia preoccupazione a proposito del reddito di dignità, lo sappiamo che qui l'assistenzialismo fa venire l'orticaria. Ma è pur vero che se non si aumenta l'Iva, che era il maggiore spauracchio per le imprese, è grazie alla manovra di questo governo. Un governo che sta lavorando da appena 100 giorni. Dopodiché, ieri c'era chi osannava Renzi salvo poi invocare che se ne andasse velocemente, magari stavolta alle critiche iniziali seguirà l'apprezzamento. In ogni caso è fondamentale il dialogo».
Dopo la manovra economica il governo firmerà l'intesa sull'autonomia del Veneto?
«Noi siamo pronti. Abbiamo chiesto le 23 materie e con le 23 materie ci attesteremo sui valori dei nove decimi delle risorse. Ma adesso ci aspettiamo una risposta, non metto neanche in inventario che possa esserci un diniego. Io sono fiducioso e spero, come ha detto il ministro Stefani, che si firmi l'intesa il 22 ottobre, per l'anniversario del referendum. Un giorno in più non farebbe differenza, ma non può diventare un'agonia. Si deve decidere, anche se il problema è meno politico e più da burocrati. Salvini, con il quale parlo regolarmente, è assolutamente dell'idea che per noi questa è la madre di tutte le battaglie».
Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci