«Sgomberare la sede Casapound a Roma» Dal Demanio 5 richieste alla Prefettura

Sabato 24 Novembre 2018
«Sgomberare la sede Casapound a Roma» Dal Demanio 5 richieste alla Prefettura
IL DOCUMENTO
ROMA Cinque richieste di sgombero in 15 anni. Tutte evase. Il Demanio torna a sollecitare la prefettura affinché sia liberato l'immobile occupato da Casapound, nel quartiere Esquilino della Capitale. Da quando è iniziata la vicenda, 15 anni fa, si tratta della quinta domanda di intervento. A ripercorrere le tappe di questa vicenda è il prefetto Riccardo Carpino, da due mesi alla guida dell'agenzia, proprietaria dello stabile di via Napoleone III, sede del movimento di estrema destra. «Proprio in considerazione delle recenti direttive del Ministero dell'Interno, ho inviato una circolare alle 17 direzioni territoriali del Demanio sulle occupazioni arbitrarie per sollecitare la vigilanza sugli immobili inutilizzati e segnalare ai prefetti le occupazione esistenti, nelle ipotesi in cui ciò non fosse sinora avvenuto». A volere lo sgombero di Casapound nei giorni scorsi è stata la sindaca Virginia Raggi. Il dossier è attenzionato dalla prefettura e dal Viminale. Anche il ministro Matteo Salvini è intervenuto spiegando che il palazzo sarà sì sgomberato ma non rientra tra quelli inseriti dal tavolo per l'ordine e la sicurezza come urgenti, in quanto non ci sarebbero motivi sanitari né di stabilità dell'edificio. Carpino, con una lunga nota, ripercorre la storia dello stabile. Dato in consegna al ministero della Pubblica Istruzione nel 1963, venne occupato nel 2003 «abusivamente dall'Associazione e da alcune famiglie in emergenza abitativa». Già in quell'anno il ministero, racconta il neo direttore, «segnalò alla Prefettura, e all'Agenzia del Demanio, l'urgenza di un immediato recupero dell'immobile, segnalazione nuovamente sollecitata nel 2004, nel 2005 e nel 2008». Ma con una delibera «del 2007 il Comune di Roma ha stabilito il programma e i criteri di assegnazione di oltre 10.000 alloggi di edilizia residenziale pubblica prevedendo di destinarne alcuni ai nuclei familiari in emergenza abitativa collocati in immobili occupati, nel cui elenco figura anche il compendio di via Napoleone III».
LA STORIA
Nel 2014 la Regione Lazio ha approvato il Piano per l'emergenza abitativa che riguarda anche occupazioni di edifici individuandoli con apposito elenco in cui è incluso l'immobile in questione». E si arriva così alla lista stilata dall'allora commissario del Campidoglio, Francesco Paolo Tronca, che inserisce il palazzo tra i 74 da liberare non lo fa rientrare tra i 16 da cui partire in maniera prioritaria. Lo scorso dicembre, però, il Demanio ha di nuovo bussato agli uffici del ministero dell'Interno, continua Carpino, per «recuperare la disponibilità dell'immobile affinché si possa destinarlo ad una più proficua utilizzazione». Secondo quanto risulta all'agenzia che cura i beni dello Stato al piano terra del palazzo di Casapound «sono presenti anche due unità immobiliari a destinazione commerciale oggetto di locazione dal 13 agosto 2003, con pagamenti dei canoni di locazione in regola rispettivamente fino al 2016 e fino al 2017». In entrambi i casi sono subentrati ai «conduttori originari nuove società alle quali l'Agenzia del Demanio ha provveduto a richiedere le indennità maturate per l'occupazione del bene». Ecco perché - «sapendo che la decisione spetta alla prefettura» - il Demanio torno alla carica.
S. Can.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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