Ex chiesa dei Gesuiti: «Torture da ricordare»

Domenica 4 Marzo 2018
LA LETTERA
BELLUNO Nel dibattito sul futuro dell'ex caserma Tasso, in seguito anche ai progetti del Comune e alla posizione di Italia Nostra, interviene Mario Svaluto Moreolo nella sua qualità di presidente della locale sezione dei Volontari della Libertà (Avl-Fvil).
In una lettera inviata al sindaco Jacopo Massaro e all'assessore Franco Frison, trasmessa per conoscenza anche a Isbrec, Anpi e Avl-Fvil di Milano, circa le idee sull'ex chiesa dei Gesuiti Svaluto segnala che «in caso di intervento bisogna tenere conto che le ultime tre stanze a pian terreno sulla sinistra (guardando sulla destra dell'edificio) sono stati i luoghi dove il tenente Karl delle SS.SS. ha torturato ed ucciso alcuni partigiani nella primavera del 1945. Mi risulta che i locali in parola sono sempre stati inibiti all'accesso per visite o ricerche».
Svaluto ne ha anche una memoria personale poiché nel 1961, in qualità di ufficiale di complemento degli Alpini, in occasione di visite al Distretto Militare chiese ed ottenne in via eccezionale di intravvedere le tre celle da uno sbarramento. Però «analoghi tentativi in tempi successivi mi sono sempre stati rifiutati perché off-limits decretato dal Ministero della Difesa».
A supporto della segnalazione Svaluto ha accompagnato la lettera con alcuni brani significativi tratti dal libro Le popolazioni del Bellunese nella guerra di liberazione 1943-1945 di Luigi Boschis (1898-1980), redatto ancora nel 1945 e pubblicato da Castaldi di Feltre nel 1986.
«Ovviamente - conclude Svaluto - c'è un mio personale interesse nel ricordo di mio zio Renato De Zordo, maestro elementare di Perarolo di Cadore, che poi divenne partigiano con il nome di Julo, in onore dell'eroe virgiliano, e che morirà il 18 febbraio 1945, alla caserma Tasso, sotto i colpi delle indicibili torture dei tedeschi. Egli era stato catturato qualche giorno prima assieme al siciliano Salvatore Cacciatore Ciro e a Giuseppe De Zordo, impiccati poi nell'allora piazza Campedel, a Marcello Boni, poi impiccato al Bosco delle castagne e alle giovani sorelle Dina e Iva Boni. E' chiaro che quanto segnalato è di interesse più generale per tutti gli altri partigiani e staffette partigiane coinvolti in quella occasione e, non ultimo, l'assenza di ogni iniziativa pubblica tesa a ricordarne la memoria».
Dino Bridda
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