Il cardinale Stella in città: «Papa Luciani? Un esempio»

Lunedì 13 Novembre 2017
L'INTERVISTA
I tempi non si conoscono. Quello raggiunto giovedì, intanto, è un buon primo gradino. Lo stesso cardinale Beniamino Stella, prefetto della Congregazione per il clero e postulare della causa per la canonizzazione di papa Giovanni Paolo I, non sa dire quando l'iter potrebbe concludersi. Ma invita a gioire. Sabato mattina, in occasione della messa solenne in cattedrale a Belluno per la ricorrenza di San Martino, gli occhi dei fedeli erano rivolti a lui. Invitato dal vescovo monsignor Renato Marangoni a prendere parte alla celebrazione per annunciare alla comunità gli accadimenti dell'ultima settimana, Stella non si è risparmiato. In una lunga omelia ha parlato del papa buono, ne ha elogiato le virtù e ha spiegato in cosa consista il risultato raggiunto, ovvero il riconoscimento da parte di papa Francesco del carattere eroico delle virtù dell'amato pontefice di Canale d'Agordo. A margine della cerimonia, poi, si è lasciato andare anche a qualche dichiarazione in più. Lui che ha conosciuto da vicino il pontefice originario delle Dolomiti, ne ha ricordato con tenerezza alcuni particolari.
Sua eccellenza, quali saranno ora i prossimi passaggi per arrivare infine alla proclamazione della beatificazione di papa Luciani?
«Nel cammino verso la santità la dichiarazione di venerabile è un buon primo passo perché significa che sono state riconosciute le virtù eroiche di questa persona. Adesso serve un miracolo riconosciuto come tale dalla Chiesa. Quando questo avverrà allora si procederà con la beatificazione. Allo studio, ora, ci sono due miracoli. Devono essere studiati dal tribunale della diocesi in cui si sono verificati e, se ritenuti interessanti, verranno mandati a Roma per una seconda analisi».
Quali sono le tempistiche?
«Adesso prendiamo una pausa, un po' di riposo. Non è facile quantificare».
Cosa ricorda di papa Luciani?
«Tanti particolari, fu mio vescovo per undici anni a Vittorio Veneto, dal 1959. Assistetti anche alla sua ordinazione episcopale. Ho bene in mente il giorno in cui arrivò a Vittorio Veneto, faceva freddo e c'era ghiaccio ma lui non soffriva perché arrivava dalle montagne ed era abituato».
Quali azioni lo colpirono?
«Nutriva una forte passione per i preti malati e anziani, li visitava e li andava a trovare. Era un uomo dal sorriso semplice, pieno di aneddoti da raccontare e che si faceva facilmente ascoltare dalle persone perché parlava in modo diretto, facile, la gente si sentiva rappresentata da lui. È stato un prete che ha vissuto come tutti, un uomo che ha faticato, ha sofferto e ha dato un grande esempio. La definirei una santità semplice.
A. Tr.

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