Leggo su Il Gazzettino del 9 febbraio l'intervento di Dario Marini (Pci) sulle foibe

Giovedì 14 Febbraio 2019
Leggo su Il Gazzettino del 9 febbraio l'intervento di Dario Marini (Pci) sulle foibe e concordo con lui che non bisogna manipolare la Storia, bisogna però conoscerla. Le foibe non furono soltanto la risposta slava all'aggressione italiana, furono l'ultimo tassello di una storia iniziata quasi un secolo prima.
Stimolato dalla riflessione di Marini e senza scomodare Tacito e Tito Livio (basterebbe leggere l'ottima Storia di Dalmazia di Giuseppe Praga), ricordo che la questione delle tensioni fra Italiani e Slavi non nacque con la guerra dichiarata da Mussolini contro il Regno di Jugoslavia, bensì intorno al 1866, quando l'Istria e la Dalmazia erano ancora dominio dell'Impero austroungarico, dopo quasi mille anni di appartenenza alla Serenissima e qualche anno dopo i moti irredentisti del 48 che interessarono anche Pola, Zara, Spalato e Sebenicoa. Per questi motivi all'Imperatore Francesco Giuseppe non garbava affatto la presenza degli italiani in Alto Adige e in Dalmazia perché, a ragione, li considerava sudditi anelanti al ricongiungimento con il giovane Regno d'Italia. Il 12 novembre 1866 egli ordinò di opporsi in modo risolutivo all'influsso dell'elemento italiano. E così fu in Dalmazia, attraverso queste fasi: cancellazione sistematica della cultura italiana nelle scuole con chiusura delle stesse croatizzazione completa dell'amministrazione, slavizzazione della toponomastica e dell'onomastica con cancellazione dei plurisecolari nomi delle città latine prima, veneziane poi e i parroci, che tenevano i registri dello stato civile, provvidero alla slavizzazione dei cognomi italiani. Questa vera e propria pulizia etnica provocò un Primo Esodo dei Dalmati del Sud verso l'Istria, Zara e la madrepatria, esodo che durò fino allo scoppio della Grande Guerra. Perché l'Italia entrasse nella Prima Guerra mondiale a fianco dell'Intesa le furono promesse l'Istria e gran parte della Dalmazia (patto segreto di Londra del 26 aprile 1915). A guerra vinta, il patto di Londra non venne rispettato e all'Italia dopo lunghe trattative, furono concesse con il Trattato di Rapallo il 12 novembre 1920, l'Istria, le isole di Cherso, Lussino, Lagosta e Pelagosa, nonché l'enclave italiana di Zara. Sotto il regime fascista senz'altro furono commessi atti di prepotenza contro gli slavi dei territori acquisiti e, durante la Seconda guerra mondiale, indubbiamente furono effettuate rappresaglie da parte italiana contro le popolazioni occupate, a fronte di episodi altrettanto cruenti commessi da tutti, partigiani, cetnici, ustascia, tedeschi. Senz'altro fu sbagliato attaccare il Regno di Jugoslavia, anche se allora, a torto, fu giudicata l'unica strada praticabile per riparare ai torti passati, ma ciò che avvenne dal 1943 a 1947 con la tragedia delle foibe e con l'esodo di trecentocinquantamila connazionali fu solo l'ultimo atto di una pulizia etnica iniziata nel 1866. Il comunismo fu solo il collante ideologico che unì i popoli slavi in funzione anti italiana.
Mario Bortoluzzi
Associazione culturale Area
Circolo Nicola Pasetto
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