Autonomia, opposizioni contro Zaia: «Retromarcia»

Venerdì 5 Aprile 2019
LA TRATTATIVA
VENEZIA All'indomani della missione romana di Luca Zaia sull'autonomia, si infiamma il dibattito in Consiglio regionale. Da Liberi e Uguali a Italia in Comune, passando per il Partito Democratico, l'opposizione va all'attacco del governatore. Le minoranze ritengono infatti troppo debole la proposta del presidente di mandare in Parlamento una pre-intesa, da riportare poi sul tavolo della trattativa fra Governo e Regioni, per poi arrivare al voto definitivo.
I DEM
Il dem Graziano Azzalin sceglie l'ironia: «La madre di tutte le battaglie rischia di trasformarsi nella nuova Guerra dei cent'anni e allora Zaia fa retromarcia. Non accordo definitivo tra Governo e Regioni, ma una pre-intesa da sottoporre poi al Parlamento. Anche se i tempi si allungano ancora. L'urlo bellicoso dell'ottobre 2017 è diventata una timida supplica: firmiamo qualcosa giusto perché ci sono le elezioni e può tornare utile per fare propaganda». L'esponente del Pd ricorda che la pre-intesa c'era già: «Era stata siglata con il sottosegretario del governo Gentiloni, Bressa, a inizio 2018. Eppure la firma era sempre di Zaia». Per questo Azzalin chiede al governatore di ammetterlo: «Dopo essersi rimangiato i nove decimi e il residuo fiscale, adesso Zaia è costretto a un altro passo indietro. Almeno chiedesse scusa ai veneti per i 16 milioni (le delibere regionali parlano di 11, ndr.) spesi in una consultazione che si rivela ogni giorno sempre più inutile, visto che altre Regioni si sono mosse per chiedere pure loro nuove competenze allo Stato, senza aver sborsato un euro».
IL GRUPPO MISTO
Va all'attacco anche il gruppo Misto, attraverso Piero Ruzzante (Leu) e Patrizia Bartelle (Iic): «Ci sono voluti 530 giorni (1 anno, 5 mesi e 14 giorni, tanto è passato dal fatidico referendum-truffa), ma alla fine il bluff presidente Zaia è crollato: addio residuo fiscale, addio al principio del 90% da trattenere per i Veneti, addio intesa blindata col Governo e benvenuto iter parlamentare. Il presidente ha confermato nei fatti quello che noi abbiamo sostenuto fin dall'inizio: prima di tutto che quella dei 9/10 del residuo fiscale è una fregnaccia bella e buona ed inoltre che nessun progetto di autonomia può andare a compimento senza il necessario passaggio parlamentare». (a.pe.)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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