LO SCENARIO
VENEZIA Il 26 maggio si vota per il rinnovo del Parlamento europeo

Giovedì 24 Gennaio 2019
LO SCENARIO
VENEZIA Il 26 maggio si vota per il rinnovo del Parlamento europeo e probabilmente anche per le Amministrative che in Veneto interesseranno 326 Comuni su 563, di cui 20 con più di 15mila abitanti (ma nessun capoluogo). A neanche tre mesi dalla presentazione delle liste, la partita delle candidature è in alto mare. La Lega aspetta di capire cosa farà Luca Zaia, se resterà a Palazzo Balbi per ricandidarsi per l'ultimo mandato nel 2020 o se, come qualcuno vorrebbe, farà il capolista alle Europee, aprendo così il toto-governatore, anzi, toto-(bionda)-governatrice. Il Pd attende l'esito delle primarie del 3 marzo e non è un dettaglio da poco perché il capolista per la corsa per Bruxelles lo indica solitamente il segretario nazionale che, appunto, ancora non c'è. Nel frattempo Forza Italia si interroga se ha senso darsi da fare per mandare a Bruxelles probabilmente un solo eletto e cioè un bolzanino della Sudtiroler Volkspartei stante l'accordo raggiunto tra i due partiti. Il Movimento 5 Stelle non ha ancora reso noto le regole per candidarsi in Europa (il posto più ambito per i pentastellati, non c'è nemmeno l'obbligo di restituire parte dell'indennità), ma intanto pensa alle Comunali e organizza un incontro a Treviso il 2 febbraio, mentre i pizzarottiani di Italia in Comune lanciano l'Onda Verde con gli ambientalisti.
I DILEMMI LEGHISTI
Il quesito che tiene banco a Palazzo (e non solo) riguarda il governatore Luca Zaia. I rumors dicono che nella Lega qualcuno lo voglia capolista alle Europee nella circoscrizione Nordest (Veneto, Friuli, Trentino, Emilia Romagna), prima di tutto perché Zaia è una macchina da voti e la Lega vuole fare cappotto, in secondo luogo perché potrebbe poi entrare nell'esecutivo come commissario all'Agricoltura. Una partenza per Bruxelles del governatore - che ovviamente nega - aprirebbe una serie di incognite nel 2020: senza Zaia difficilmente il Carroccio farà da solo il 40% in Regione Veneto, soglia minima per avere il premio di maggioranza, obbligando quindi il partito o a coalizioni elettorali come nel 2015 (che invece Zaia, se si ricandiderà, potrebbe disdegnare presentandosi con la lista della Lega, la sua personale e magari una terza di amministratori) o ad accordi successivi in aula. Quanto al successore di Zaia sarebbe una rivoluzione, se non altro di genere: le favorite sono l'attuale ministro Erika Stefani, l'assessore al Sociale (e ad ore anche alla Sanità) Manuela Lanzarin, l'assessore ai Trasporti Elisa De Berti. Tutte e tre zaiane di ferro e stimate (curiosamente, tutte e tre bionde).
Nel frattempo, al di là di quel che deciderà Zaia, la Lega sembra immersa in una palude: poche o nulle iniziative politiche, nessuna indicazione su come saranno fatte le liste e scelti i candidati europei, zero dibattito interno. Un paradosso se si pensa che la Lega nel 2014 ha eletto due europarlamentari (Salvini e Tosi, che poi, dimessisi, hanno lasciato il posto a Mara Bizzotto e Lorenzo Fontana e quando quest'ultimo è diventato ministro è subentrato Giancarlo Scottà), mentre adesso la previsione è di farne 5/6 nella circoscrizione, di cui 3 o forse 4 solo in Veneto. È così che gli uscenti (a partire da Bizzotto, attivissima sui social) ci contano, ma non direbbero no il presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti, Federico Caner (che è in Regione dal 2000, ora al quarto mandato pur da assessore esterno), forse lo stesso segretario Toni Da Re (dato però anche per papabile candidato sindaco a Vittorio Veneto), mentre i più spingerebbero per l'assessore Roberto Bulldog Marcato, volto noto in tutta la circoscrizione.
I TRAVAGLI DEM
Opposto il ragionamento in casa del Pd che nel 2014 fece 6 eletti a Nordest tra cui Alessandra Moretti con il record di 230.814 preferenze (svanite l'anno successivo alle Regionali contro Zaia) e Flavio Zanonato. Stavolta la prospettiva è di eleggerne in tutta la circoscrizione 2, ben che vada 3, e visto che il capolista lo sceglie il segretario nazionale, che un eletto lo farà sicuramente l'Emilia Romagna (in corsa la vicepresidente della Regione Elisabetta Gualmini) e che l'uscente Paolo De Castro può contare sul sostegno del mondo agricolo, ai veneti restano poche possibilità, a meno che non facciano squadra e puntino su un solo, unico candidato. Chi? Circolano i nomi di Achille Variati, Stefano Fracasso, Pier Paolo Baretta e, da civico, Antonio Calò, il professore trevigiano diventato famoso per ospitare i profughi a casa. Ma c'è anche Alessandra Moretti che, presentissima nelle tv nazionali, viene data per autocandidata, oltre che per insolitamente neutrale: dopo l'addio di Minniti non ha ancora detto chi appoggia alle primarie tra Martina, Zingaretti, Giachetti. Tra l'altro non è detto che il Pd abbia una lista del Pd: potrebbe esserci un listone e in tal caso non è escluso un ritorno, come candidato, dell'ex dem ora LeU Zanonato.
L'INCUBO AZZURRO
Forza Italia nel 2014, con il 14,7%, ha avuto due eletti, Elisabetta Gardini e Remo Sernagiotto (quest'ultimo passato con i Conservatori Riformisti di Fitto ora federati con Fratelli d'Italia), stavolta rischia di restare a secco. Avendo fatto l'accordo con la Sudtiroler Volkspartei, l'ultimo seggio della circoscrizione andrà alla minoranza linguistica, il che significa che se FI farà un solo eletto il seggio spetterà a un bolzanino. Gli azzurri, però, sono fiduciosi: un sondaggio ieri li dava all'8,4% rispetto al 5% di qualche mese fa e se arrivano all'11% sono convinti di eleggere due eurodeputati. Per inciso: lo stesso sondaggio dà la Lega al 42% nella circoscrizione e il M5s all'11%. Contano di fare un eletto i Fratelli d'Italia che, con Giorgia Meloni capolista, sono orientati a schierare non solo l'uscente Sernagiotto, ma tutti i cinque parlamentari De Luca, Maschio, Bertacco, Urso, Caretta e il capogruppo in Regione Sergio Berlato.
Alda Vanzan
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