Allah è grande aggredisce tre poliziotti con una lametta

Venerdì 29 Giugno 2018
Allah è grande aggredisce tre poliziotti con una lametta
VIOLENZA
PADOVA È riuscito a nascondersi in bocca una lametta e quando i poliziotti l'hanno portato fuori dalla cella, l'ha sputata e ha aggredito al grido di Allah akbar il vice comandante della polizia penitenziaria, commissario Salvatore Parisi. Tre agenti sono riusciti a bloccarlo e a disarmarlo, rimanendo leggermente feriti. Protagonista della vicenda avvenuta mercoledì pomeriggio al carcere di via Due Palazzi, un marocchino di 45 anni, N.A., finito in cella per spaccio di stupefacenti, lesioni, resistenza, rapina a mano armata, reati avvenuti in Trentino - Alto Adige.
L'ASSALTO
Il carcerato già da tempo minacciava a parole i poliziotti della penitenziaria. «Io vi ammazzo tutti» urlava da giorni aggrappandosi alle sbarre. Un atteggiamento violento che riversava anche sugli altri reclusi dello stesso blocco, che non sopportavano più il marocchino. Per vedere i risolvere la situazione, il 45enne era stato convocato in direzione, così mercoledì pomeriggio tre agenti erano andati a prenderlo, passando prima per l'infermeria. Qui lo straniero, che si era trovato davanti il vice comandante Parisi, ha tirato fuori dalla bocca una lametta e si è scagliato contro il commissario urlando «Allah akbar», l'invocazione Allah è grande diventata tristemente famosa perchè usata dai terroristi islamici prima degli attentati. Gli agenti, preparati a intervenire in situazioni così critiche, prontamente l'hanno disarmato, rimediando qualche contusione durante la colluttazione. Il suo obiettivo era proprio quello di ferire i poliziotti. Il marocchino è stato immobilizzato e reso inoffensivo, mentre la direzione de carcere sta già prendendo provvedimenti nei suoi confronti. Lo straniero dovrà rispondere di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, oltre che di porto abusivo d'oggetti atti a offendere. Con tutta probabilità, nel giro di poche ore verrà trasferito in un altro carcere.
LE REAZIONI
Giovanni Vona, segretario Nazionale per il Triveneto del sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe, commenta questi momenti di alta tensione al Due Palazzi: «Ormai non abbiamo più parole per descrivere le criticità delle carceri del Triveneto e le conseguenti pericolose condizioni di chi vi lavora, in primis appartenenti alla polizia penitenziaria».
«Ogni giorno nelle carceri italiane succede qualcosa, ed è quasi diventato ordinario denunciare quel che accade tra le sbarre - denuncia Donato Capece, segretario generale Sappe - Altro che carcere umano e più sicuro, come prometteva il Ministro della Giustizia Orlando: le carceri sono un colabrodo per le precise responsabilità di chi ha creduto che allargare a dismisura le maglie del trattamento a discapito della sicurezza interna ed in danno delle donne e degli uomini della Polizia penitenziaria».
Capece, che esprime solidarietà ed ha parole di apprezzamento per i poliziotti contusi a Padova, aggiunge: «Ogni giorno giungono notizie di aggressioni a donne e uomini del Corpo in servizio negli istituti penitenziari del Paese, sempre più contusi, feriti, umiliati e vittime di violenze da parte di una parte di popolazione detenuta che non ha alcuna remora a scagliarsi contro chi in carcere rappresenta lo Stato. Sono oggettivi i numeri riferiti alle colluttazioni ed ai ferimenti nelle carceri italiane, riferiti all'anno 2017: le colluttazioni sono state 7.446 ed i ferimenti 1.175. Ossia, statisticamente 20 colluttazioni e 3 ferimenti al giorno. Non fanno statistica ma sono reali le aggressioni verbali di quei detenuti che inveiscono, offendono e poi scagliano contro i poliziotti penitenziari le proprie feci, l'urina o la candeggi»
E allora è mai possibile, conclude Capece «che nessuno, al Ministero della Giustizia e al Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, abbia pensato di introdurre anche per la polizia penitenziaria ed i suoi appartenenti, per fronteggiare ed impedire aggressioni fisiche e selvagge, strumenti come quelli in uso a polizia di Stato e carabinieri, ossia pistola taser e spray al peperoncino?».
Marina Lucchin
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