L'insegnante indagata, è guerra tra i sindacati

Mercoledì 3 Aprile 2019
CASO ABANO
PADOVA Insegnante indagata, guerra tra sindacati. I cobas della Scuola prendono le difese di Maria Giachi, l'insegnante dell'Alberti coinvolta negli scontri di venerdì scorso. «Venerdì molti di noi hanno partecipato ai presidi antifascisti di piazza dei Signori e piazza delle Erbe per manifestare contro l'oscurantismo clerical-fascista rappresentato dalla manifestazione di Forza Nuova - affermano i cobas - Non appena i cordoni delle ragazze sono arrivati a ridosso dei celerini questi, senza alcun preavviso, hanno menato bastonate per circa due minuti, procurando ematomi e ferite ad almeno una dozzina di persone. È stata un'aggressione, pesante e preordinata, non c'era stato nessuno scontro, nessun tafferuglio. Maria Giachi, si è beccata le bastonate dai celerini, è stata agguantata e strattonata, ha cercato di divincolarsi, magari avrà urlato qualche improperio, ma cosa doveva fare? Mostrare l'altra guancia per il successivo manganello? La sua unica colpa è di essere stata lì, tra le prime file in quanto donna, femminista e antifascista. Il resto sono bugie e fango - concludono i Cobas - Il provveditore avrà modo di documentarsi: lo faccia, tenendo conto della professionalità, della stima, del riconoscimento, dell'affetto che studenti e colleghi hanno della professoressa Maria Giachi».
Non la pensa così Stefano Paoloni, segretario generale del Sindacato autonomo di Polizia (Sap): «Non basta fare appello alle proprie competenze e invitare ad assistere alle proprie lezioni. Uno dei valori fondamentali è quello dell'esempio - ribatte Paoloni - Aggredire le forze dell'ordine, sputargli contro e urlargli vi odio, non è un esempio di buona maestra, anche se questa fosse il genio indiscusso della matematica».
«È il secondo episodio violento contro le forze dell'ordine che vede coinvolta una maestra, dopo quella di Torino che augurò la morte ai colleghi del Reparto Mobile - aggiunge l'esponente del Sap - Accogliamo favorevolmente l'azione del provveditore, che ha aperto una inchiesta interna. La fierezza delle competenze non la esime da un comportamento civile. Non si può essere violenti e pretendere di essere considerati educatori, le due cose sono incompatibili. La signora - conclude Paoloni - farebbe bene a vergognarsi e chiedere scusa. Chi usa violenza contro un uomo in divisa, usa violenza contro lo Stato, e chi non rispetta le istituzioni non ha nulla da insegnare».
Sulla stessa lunghezza d'onda, l'assessore regionale alla Scuola Elena Donazzan: «Ho scritto alla dirigente dell'Alberti per manifestarle l'attenzione che la Regione pone nei confronti della buona reputazione delle nostre scuole, reputazione gravemente compromessa dalla docente fermata venerdì afferma Donazzan - Le verifiche su ciò che è successo sono in corso, spettano agli inquirenti e alle istituzioni scolastiche, non certo alla Regione: anche l'Istituto infatti, in rispetto delle leggi, delle regole comportamentali e della necessità di tutelare una classe docente troppo spesso vittima di giudizi erronei, deve potersi difendere dalle conseguenze di un comportamento di un singolo completamente fuori dalle righe. Spesso i nostri istituti professionali sono considerati meno di altri tipi di scuole conclude - ed il fatto che questa docente faccia parte di un istituto professionale alberghiero statale, merita un più esemplare e duro intervento: ne va dell'immagine dell'Istituto Alberti, delle scuole professionali in genere e di tutta la categoria dei docenti».
Al.Rod.
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