Vangelo e musica per l'ultimo viaggio

Sabato 8 Settembre 2018
IL SALUTO
PADOVA Un'atmosfera intima e raccolta, carica di silenziosa commozione. Ieri nel tardo pomeriggio, per due ore, nella camera ardente allestita nella casa sua e dei suoi Solisti Veneti in piazzale Pontecorvo, è sfilato soprattutto il pubblico di Claudio Scimone, quegli appassionati affezionatissimi che lo hanno seguito in tutti questi anni dal Veneto Festival ai mattutini Concerti della Domenica. Non una folla, ma una piccola processione sincera. Accanto al feretro, sovrastato da un cesto di girasoli e foglie di quercia, tra due cembali d'epoca, la moglie Clementine Hoogendoorn e i familiari che con un gruppo di amici carissimi del maestro hanno assistito alla preghiera e alla benedizione di padre Gian Andrea Di Donna della Basilica del Santo. Da soli o a piccolissimi gruppi si poi succeduti i suoi fan, per le istituzioni cittadine è arrivato dopo le 19 solo il sindaco Sergio Giordani. A rendere omaggio al fondatore dell'orchestra padovana musicisti, in testa il primo violino Lucio Degani, semplici cittadini e rappresentanti delle istituzioni culturali.
Vegliate dunque, perchè non sapete nè il giorno nè l'ora». Padre Di Donnna ha scelto la parabola delle Dieci Vergini dal Vangelo di Matteo per salutare Claudio Scimone, vestito nel suo tradizionale abito da concerto: le cinque giovani sagge con le lampade e l'olio accolte dallo sposo e le cinque stolte che non entrano. «La musica è il primo linguaggio dell'universo ed eleva l'anima. La lampada di Claudio aveva l'olio per andare incontro allo sposo, perchè chi vive di musica non può non sentire la voce di Dio».
LE ESEQUIE
E sarà ancora una volta la musica, stamattina alle 10 agli Eremitani, a condurre Scimone nel suo ultimo viaggio. I brani li ha scelti la moglie, affranta e stordita dal dolore, ma affabile con chiunque le si sia avvicinato, insieme al parroco degli Eremitani don Lucio Guizzo. «Per Claudio ci saranno musiche stupende, ma prego tutti: non vogliamo applausi. E non ci saranno commemorazioni. Solo Vangelo e musica. Claudio non ha lasciato disposizioni, ma in tanti anni fra noi l'argomento è stato toccato». Saranno eseguiti L'ultima primavera di Grieg, suonato abitualmente nei funerali in Norvegia, e Meditation da Thais di Massenet, poi sarà il tenore Aldo Caputo, tante volte a fianco dei Solisti, ad intonare l'Ave Maria. Gli oboisti Paolo Grazia e Rossanna Calvi faranno risuonare Ich steh mit einem Fuss in Grabe di Bach e le note di Albinoni. «Alla fine ci sarà un brano a sorpresa, mentre la gente esce, proprio per evitare i battimani». Clementine Hoogendoorn non vuole parlare della scomparsa del marito: «Claudio, se non stava bene, era prima e dopo un concerto, mai durante».
IL CORDOGLIO
Tra i primi ad arrivare Paolo Giaretta, vicepresidente del'Orchestra di Padova e del Veneto, con la moglie Ester Viviani. «Tutto il mondo musicale italiano e non solo si sta mobilitando per ricordare Scimone, ovviamente l'Opv è a disposizione per ogni iniziativa istituzionale. Il futuro dei Solisti? I musicisti avranno la voglia di continuare, Scimone aveva il carisma del vero costruttore del futuro». E nell'aria c'è la proposta di intitolargli il futuro auditorium per il quale tanto si era battuto e che non potrà vedere. Al commiato anche Leopoldo Armellini, direttore del Conservatorio Pollini che Scimone guidò per 27 anni. «Era una persona eccezionale e singolare, capace di precedere l'evoluzione della musica. La sua eredità non la potrà cogliere nessuno». Ma qualcuno l'orchestra la dovrà guidare, e circola il nome di Alvise Casellati, figlio della presidente del Senato. Non ha voluto mancare neppure Federico Bano, della Fondazione di Palazzo Zabarella. Infine, il sindaco. «La città troverà il modo per ricordare Scimone per sempre. Mi sarebbe piaciuto che avesse visto la prima pietra dell'auditorium, ma purtroppo non sarà così». La notizia della scomparsa sta facendo il giro del globo, dal Giappone all'Arabia Saudita.
GLI AMICI
L'intimità del saluto è negli occhi lucidi degli amici di sempre: Nino Olivetti, Giorgio Rostagni, Francesco Cavalla, Benedetto Scimemi, Alberto Schon. «Io e Olivetti eravamo i suoi compagni del sabato per i pranzi di sushi - ricorda Cavalla, docente di filosofia del diritto - Non poteva mangiare tanti dolci, e mi rifilava la metà del suo gelato al tè verde. Buono, ma non mi fa impazzire...».
M.G.B.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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