Don Corazza sarà ordinato vescovo il 17 marzo a Concordia

Lunedì 5 Febbraio 2018
L'ORDINAZIONE
PORDENONE Adesso le date sono ufficiali: il neovescovo pordenonese della diocesi romagnola di Forlì-Bertinoro farà il suo ingresso tra i fedeli domenica 22 aprile alle 15. Un mese prima, ovvero sabato 17 marzo, come il Diritto canonico comanda, alle 10.30 sarà ordinato presule nella cattedrale di Concordia Sagittaria. Monsignor Livio Corazza, 64 anni, originario del piccolo borgo naoniano di Villanova che porta il nome della sua famiglia (le Case Corazza, storici mezzadri), ha anche scelto il motto che accompagnerà la sua attività pastorale: In te Signore ho posto la mia speranza. Si affianca all'altro concetto che gli è caro: «Un intero popolo, quello pordenonese, mi ha spinto».
TRA IERI E OGGI
Quando il Nunzio apostolico per l'Italia gli ha consegnato a mano la lettera con la quale il Papa lo informava della nomina, ha avuto un attimo di mancamento. «Ho subito avvertito - le sue parole - la mia inadeguatezza di fronte a una proposta così impegnativa, tanto da essere tentato di respingerla. Così ho chiesto 24 ore per pensarci. Riflettendoci sopra, non me la sono sentita di dire no a Francesco. Come già avevo fatto, mi sono fidato di chi mi assegnava un incarico. Era successo in altre occasioni - ammette con sincerità don Corazza -. Per esempio quando sono stato nominato alla Caritas diocesana, quando mi hanno chiamato a quella nazionale e quando sono andato a Concordia. Ho potuto constatare che il Signore non mi lascia mai solo, di fronte alle nuove missioni: ne sono certo, anche questa volta sarà così». Otto giorni dopo la comunicazione dal Vaticano c'è stata la cerimonia pubblica in Curia, con i colleghi Giuseppe Pellegrini e Ovidio Poletto. A quel punto, il dado era tratto.
APERTURA E FEDE
Il nuovo vescovo che in gioventù è stato cameriere, spazzino e postino resterà a Concordia, nella sua parrocchia, fino a dopo Pasqua. Nell'attesa, per farsi conoscere dai fedeli di Romagna, si è confessato al settimanale della diocesi forlivese. Una lunga intervista, con diversi spunti interessanti: la storia personale, la passione per il calcio, la capacità di accettare le sfide di un mondo sempre più complesso e quella di anticipare le emergenze future. «Non è facile oggi fare i parroci e tanto meno i vescovi. Come non lo è stato dirigere una Caritas territoriale nel pieno della guerra nell'ex Jugoslavia, o affrontare gli inizi del fenomeno migratorio, con i problemi d'accoglienza e integrazione che diventavano sempre più lancinanti - è uno dei passaggi chiave sul suo passato -. Non è stato semplice neppure aprire le Caritas locali alla dimensione europea e internazionale». E il futuro? «L'amministrazione di una diocesi mi mette davanti a responsabilità nuove e inedite. Oggi fare i presuli è un po' come fare i genitori: non ci sono modelli del passato da applicare tali e quali al presente e in tutte le situazioni. Per questo ritengo occorra sempre, e prima di tutto, saper ascoltare gli altri. È proprio quello che io cerco di fare ogni giorno».
Pier Paolo Simonato
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci