Castello, il Pd perde metà degli iscritti

Lunedì 27 Novembre 2017
IL CONGRESSO
VENEZIA Dopo i 39 autosospesi di Cannaregio, anche al circolo 7 Martiri di Castello si concretizza la fuoriuscita di parecchi iscritti storici per le militanze spesso risalenti al Pci. Ieri, nella sala riunioni dove in un mix di glorie del tempo che fu compare ancora il ritratto di Lenin e alla presenza della consigliera comunale Monica Sambo, il passaggio di consegne tra la segretaria uscente Giuliana Domestici e il candidato unico subentrante Gianandrea Mencini è stato preceduto in fase dibattimentale dalla lettura di un documento da parte di Toni Infante, già assessore nella squadra del sindaco Mario Rigo: «Nel 2007 - ha spiegato il portavoce dei 25 dimissionari (all'incirca la metà degli iscritti) - la partecipazione e adesione al Pd ha rappresentato per noi una risposta e una scelta giusta, al fine di costruire un partito diverso, un soggetto unitario del riformismo laico e cattolico in grado di affrontare le sfide del mondo e la grave crisi istituzionale, politica e sociale del nostro Paese. Tuttavia, in un decennio, le cose sono andate diversamente. E i modesti risultati sul fronte dei diritti civili non possono nascondere i molti limiti dell'azione di governo degli ultimi tre anni».
BORDATE A RENZI
Infante e gli altri hanno sparato palle incatenate contro Matteo Renzi, contestandogli gran parte della sua impostazione politica. Specie quella in campo economico, perché ispirata a iniziative volte a favorire l'impresa. Non minori le loro critiche alla riscrittura e destrutturazione del diritto al lavoro. Nonché all'esito del referendum costituzionale, alle forzature sul Rosatellum, al conflitto istituzionale apertosi con la mozione di sfiducia al governatore della Banca d'Italia, alla vertenza pensioni e ai disastrosi risultati elettorali in Sicilia e a Ostia.
LE DIMISSIONI
Ciò premesso, e dopo giudizi altrettanto duri sui gruppi consiliari comunale e municipale e su strutture territoriali forzatamente ridotte a un'attività di tipo autoreferenziale, l'annuncio delle dimissioni di massa nella prospettiva di ricostruire un'unità a sinistra. «Siamo giunti a questa decisione con amarezza - ha aggiunto a microfono spento Elio Tommarchi - Ma fingere un'unità inesistente non ha senso. Probabilmente a fare come noi saranno altri iscritti e simpatizzanti. Ed è possibile che possano sorgere problemi anche a livello sezionale, perché la 7 Martiri appartiene alla Fondazione Rinascita e per essa il Pd paga un affitto».
«Il momento è delicato e i contrasti ci sono - il commento di Giuliana Domestici - Confortante solo il fatto che la separazione è avvenuta in modo civile e all'insegna del rispetto reciproco». Per gli altri che hanno deciso di conservare la tessera il documento presentato è condivisibile in più punti, ma non nella conclusione: le divisioni non hanno mai portato bene alla sinistra.
NUOVO PRESIDENTE
Infine, l'elezione con 15 voti di Gianandrea Mencini, già militante dei Verdi e figura storica del mondo ambientalista: «Sono iscritto al Pd da un anno e mezzo e non appartengo ad alcuna corrente - ha precisato il neosegretario di circolo - Lavorerò per unire, non per dividere. E le sfide che mi aspettano non mi fanno paura».
Vettor Maria Corsetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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