Crociere, il ministro blinda i canali

Venerdì 28 Settembre 2018
GRANDI NAVI
VENEZIA Qualche giorno fa il sindaco Luigi Brugnaro aveva chiesto che il ministro delle Infrastrutture battesse un colpo sul tema della portualità. Non ha dovuto attendere molto, anche se a parlare non è stato il ministro Danilo Toninelli, bensì il titolare dei Beni culturali, Alberto Bonisoli. Senza mezzi termini, Bonisoli ha annunciato ieri mattina che è stato avviato il procedimento per apporre il vincolo di interesse culturale sui canali urbani e portuali. Questo significa che la Soprintendenza potrà vietare tutti gli utilizzi impropri del bene sotto tutela. E tra questi utilizzi, come ha detto il ministro stesso, ci sono le grandi navi da crociera.
PIÙ GRANDI DEL TITANIC
«Il passaggio delle grandi navi da crociera vicino, troppo vicino a monumenti di grande prestigio storico e artistico - ha detto - è uno dei temi che occorre, finalmente, affrontare per migliorare la tutela di Venezia. Sono contento di informarvi che la Soprintendenza di Venezia sta avviando il processo che porterà al riconoscimento dell'interesse storico-artistico delle vie d'acqua urbane, ed in particolare del Canale della Giudecca, dove oggi transitano navi di grandi dimensioni, più grandi del Titanic».
A quanto sembra, non si tratta di una boutade, ma dell'atto politico con cui parte il conto alla rovescia anche per la decisione del Mit sulla soluzione alternativa al passaggio delle grandi navi per Venezia. Anche perché il ministro è intenzionato a difendere il decreto ad ogni livello da possibili impugnazioni. Sul tavolo esistono parecchie soluzioni, di cui una è quella proposta dalla città e dal Porto (scavo e adeguamento del canale Vittorio Emanuele III), un'altra dai privati che ha passato già il vaglio della valutazione d'impatto ambientale (il terminal in bocca di porto di De Piccoli e Duferco) e altre che non sono state finora prese in considerazione.
IL PLAUSO DI TONINELLI
L'iniziativa è stata accolta con favore al Ministero delle Infrastrutture e trasporti, perché il vincolo culturale sarà il presupposto giuridico su cui basare i successivi provvedimenti di esclusione delle navi e di individuazione delle alternative.
«Presto - ha detto il ministro Toninelli - si aprirà un tavolo tecnico per capire come tutelare al meglio quello scrigno incredibile d'arte, storia e bellezza che è la Laguna di Venezia».
Una città che Toninelli ha visto solo qualche giorno fa, in visita privata assieme alla sua famiglia. Questo fatto aveva sollevato qualche disappunto in Comune e Autorità di sistema, che da tempo chiedono un incontro per capire cosa succederà.
LA PROCEDURA
Ciò che ha detto ieri il ministro è un atto di volontà politica di percorrere una certa strada. Il riconoscimento del vincolo spetta però ai dirigenti e in particolare, dopo la riforma Franceschini, ai dirigenti del territorio in cui si trova l'oggetto del possibile vincolo. Tutto è nato da una interpretazione innovativa dell'Ufficio legislativo del ministero, la quale afferma che i vincoli di interesse culturale possono essere apposti anche alle vie d'acqua, in analogia a quanto era stato fatto per via dei Fori Imperiali a Roma nel 2007. Al momento, la procedura per l'apposizione del vincolo, quindi, non è ancora partita e siamo alla fase della verifica.
IL VINCOLO
L'apposizione di vincolo Culturale deve passare per il Comitato regionale di coordinamento, presieduto dal direttore regionale del Mibact Corrado Azzolini e composto da tutti i soprintendenti . Nel giro di un paio di settimane, il vincolo - se deciso - diventerà effettivo e sarà notificato ai proprietari, che sono tanti quanti gli enti con competenza sul tratto veneziano della laguna: Comune, Provveditorato interregionale delle opere pubbliche (ex Magistrato alle Acque), Capitaneria di porto, Autorità portuale. Questi avranno la facoltà di formulare osservazioni, assieme alle associazioni del territorio che sul tema hanno interesse. Trascorsi 120 giorni, il vincolo diventerà operativo. Questo che significa? Il vincolo di interesse culturale permetterà alla soprintendente di valutare l'uso improprio del bene canali e vie d'acqua e, stanti le inequivocabili indicazioni del Ministero, individuare quell'uso improprio nel passaggio di un certo tipo di navi, le quali dovranno già avere un'alternativa .
Michele Fullin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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