IL FOCUS
ROMA Fisco, pensioni, lavoro, lotta alla povertà: sono i grandi

Martedì 15 Maggio 2018
IL FOCUS
ROMA Fisco, pensioni, lavoro, lotta alla povertà: sono i grandi capitoli del programma sui quali l'accordo tra Lega e M5S necessita magari di qualche rifinitura ma è sostanzialmente acquisito, naturalmente sulle grandi linee. Si concentrano in queste aree alcune delle parole d'ordine su cui le due forze politiche hanno puntato nella campagna elettorale per il voto del 4 marzo. Lo sforzo per trovare dei punti di intersezione ha prodotto in questi giorni buoni risultati anche se naturalmente in caso di effettivo avvio del governo questio dovranno essere tradotti in articolato e corredati delle necessarie coperture finanziarie.
IL SISTEMA FISCALE
Al centro del tema fisco c'è la riforma dell'Irpef, il cui punto di arrivo non sarà necessariamente una flat tax nel senso di sistema ad aliquota unica ma comunque un riassetto che punta alla semplificazione (gli scaglioni dovrebbero essere tre) con forti sconti di imposta anche per i redditi medi e medio-alti. Un nodo da sciogliere di una certa rilevanza riguarda il reddito da sottoporre a tassazione: nello schema originario della Lega si prevedeva di calcolare l'Irpef dovuta sulla base di quello familiare, ma questo pone seri problemi di costituzionalità perché una sentenza della Consulta del 1976 (quella che bocciò il cumulo tra coniugi) ha chiarito che il riferimento deve essere il contribuente singolo.
Nel capitolo tributario rientrano anche la cosiddetta pace fiscale ovvero una drastica sanatoria sulle cartelle in essere sopravvissute all'attuale rottamazione: la differenza sta nel fatto che il progetto leghista - in qualche modo accettato dai grillini - prevede l'incasso da parte dello Stato solo di una piccola parte delle somme inizialmente dovute, tra il 6 e il 25 per cento. Ma nelle ultime ore ha fatto il suo ingresso dello schema condiviso l'idea di un inasprimento delle sanzioni contro gli evasori: per i grandi (esclusi quindi i contribuenti normali o le piccole imprese) scatterebbe il carcere. Resta naturalmente da vedere come questo punto programmatico si intersecherà con l'attuale legislazione che prevede comunque in alcuni casi la reclusione: dopo la depenalizzazione del 2000 le pene per alcuni reati fiscali sono state rese più dure in anni recenti. In materia di lavoro c'è consenso sull'ipotesi di un salario minimo (nel programma del M5S era fissato a 9 euro l'ora) che farebbe in qualche modo da contraltare al reddito minimo per i disoccupati, da avviare a partire dal necessario potenziamento dei centri per l'impiego.
L'USCITA DAL LAVORO
Infine il tema delle pensioni, sul quale la convergenza tra i due possibili alleati era già evidente anche in campagna elettorale. La parola d'ordine del superamento della legge Fornero consisterebbe di fatto in un parziale ripristino della vecchia pensione di anzianità (rispetto all'attuale e più ostica pensione anticipata) con possibilità di uscita a 64 anni di età e 36 di contributi oppure con soli 41 anni e qualche mese di anzianità: in quest'ultimo caso l'abbuono sarebbe di un anno per le donne e di due per gli uomini. Non verrebbero invece toccati altri pilastri della riforma del 2011, dall'adeguamento dei requisiti all'aspettativa di vita (introdotta in verità già da norme precedenti) e l'innalzamento dell'età legale per la pensione di vecchiaia (passerà a 67 anni per uomini e donne a partire dal prossimo anno).
Oggi il confronto al tavolo per il contratto proseguirà su punti delicati, le banche e i vincoli europei.
Luca Cifoni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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