Il vescovo: «Mafiosi, adesso convertitevi»

Venerdì 22 Marzo 2019
LA MANIFESTAZIONE
PADOVA Più che una marcia, una dichiarazione di impegno e responsabilità. In cinquantamila, un corteo infinito da piazzale Boschetti sino a Prato della Valle: società civile, politici, rappresentanti istituzionali, e tanti tantissimi giovani alla manifestazione voluta da Libera e Avviso pubblico. È il Passaggio a nordest, territorio ricco, dove criminalità organizzata e corruzione sono diventati soggetti riconosciuti. Due maxi inchieste nel giro di pochi giorni, quella contro la camorra e l'altra contro la ndrangheta, con quasi 90 arresti. Terra di riciclaggio di denaro e di investimenti di capitali mafiosi con un bilancio pesante: sono 261 gli immobili, tra alberghi, ristoranti e terreni, già confiscati solo nel Veneto.
Ma la giornata della memoria e dell'impegno ha voluto valorizzare il lavoro di associazioni, cittadini, enti locali che lottano contro una piovra sfuggente e invisibile, un circuito criminale silenzioso, basato su convenienze e connivenze. Dal palco a Prato della Valle don Luigi Ciotti ha detto: «Voglio ringraziare il meraviglioso nordest di gente bella e lavoratrice. E saluto Padova che ci ha accolto. Tanta gente che ci dà forza e speranza. Voglio ricordare don Giovanni Nervo, fondatore della Caritas, Tom Benetollo, presidente Arci, monsignor Giuseppe Pasini, sempre della Caritas».
All'arrivo, in Prato della Valle, sono stati scanditi i nomi delle 1.011 vittime innocenti. Don Ciotti ha invitato ad «alzare la voce mentre tanti scelgono un prudente silenzio. Le mafie - ha ricordato - sono presenti in tutto il territorio nazionale, come dice il rapporto del Parlamento. Si sono rese più flessibili e reticolate, sono loro che fanno rete e crescono nelle alleanze. Soprattutto sono diventate imprenditori e imprenditrici». Per sconfiggerle «ci vogliono leggi più forti e categoriche» ma anche «una risposta di cittadini responsabili che si assumano la loro parte di responsabilità. La democrazia chiede a ciascuno di noi di fare la sua parte», ha concluso il presidente di Libera.
Al corteo anche il vescovo Claudio. «Quello di una presenza delle mafie in Veneto è un allarme vero - ha affermato -. Dobbiamo essere uniti non solo a combattere la criminalità organizzata, quando arriva a essere forte ma a contrastare uno stile di vita che potrebbe portare a fenomeni mafiosi. A noi spetta la parte principale, una esistenza senza connivenze con facili soluzioni ai problemi. Ricordo le parole di Papa Francesco: ai mafiosi dico, convertitevi».
CASELLATI
Alla manifestazione è giunto il saluto della presidente del Senato Elisabetta Casellati. «È doveroso - ha detto - coltivare ogni giorno la memoria di tutte le vittime innocenti che hanno pagato con la vita il loro impegno per la legalità. Il loro sacrificio non deve cadere nell'oblio». Da Padova, la testimonianza di Renato Natale, sindaco di Casal di Principe, in provincia di Caserta: «Gli amministratori locali del Nord devono evitare l'atto di presunzione che spesso si è avuto in molte parti del Settentrione, pensando che questi fenomeni non li riguardano». Alla manifestazione il procuratore anti mafia Federico Cafiero de Raho, il segretario Cgil Maurizio Landini, il prefetto Renato Franceschelli, che ha affermato: «Una giornata importante, tanti giovani, tante amministrazioni. È il momento dell'impegno, non solo del ricordo».
«Vogliamo liberare la società dalle mafie. È un traguardo doveroso e possibile, che richiede a tutti impegno, coerenza, piena coscienza delle nostre responsabilità di cittadini». È stato questo il messaggio del presidente Sergio Mattarella. «Agli organizzatori e ai partecipanti - ha scritto il capo dello Stato - desidero esprimere la mia vicinanza e il mio incoraggiamento a proseguire nella testimonianza di quei valori civili che soli possono consentire uno sviluppo del benessere e della società. Pronunciare uno a uno tutti i nomi di coloro i quali sono stati uccisi dalle mafie è anzitutto un atto di rispetto e di dignità. Quella dignità che le consorterie criminali volevano calpestare deve restare indelebile nella memoria della nostra comunità». Ma «scandire quei nomi, purtroppo tanti, troppi, è anche un atto di dignità che vale per ciascuno di noi. Ricordiamo persone che hanno pagato con la vita la dedizione al bene comune, il rispetto per la legalità, la ribellione alla sopraffazione criminale, la fedeltà a quei principi di umanità che le mafie negano con la loro stessa esistenza: rendere loro onore è un segno di libertà a cui sentiamo di non poter rinunciare, se non al prezzo di una grave ferita alla nostra coscienza».
Donatella Vetuli
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