L'ANALISI
CITTÀ DEL VATICANO Ormai è chiaro che nella Chiesa non vi

Sabato 25 Agosto 2018
L'ANALISI
CITTÀ DEL VATICANO Ormai è chiaro che nella Chiesa non vi è una visione univoca, condivisa e compatta. La linea aperturista di Papa Bergoglio in fatto di immigrazione non a tutti piace nonostante che - in questi cinque anni di pontificato - la sua predicazione sia stata leggermente aggiustata rispetto al periodo iniziale. Dal suo primo viaggio a Lampedusa, nel 2013, fino alla visita in Svezia, tre anni dopo, i toni accesi che insistevano sugli ingressi di coloro che bussano alle porte dell'Europa per sfuggire alla fame si sono mitigati. Dopo i franchi colloqui avuti con il governo svedese alle prese con enormi problemi legati all'integrazione dei migranti musulmani e alla crescita delle destre neonaziste - qualcosa è cambiato, tanto che sul volo di ritorno, da Malmo a Roma, il Papa parlò per la prima volta delle responsabilità dei politici, insistendo sulla virtù della prudenza. Una correzione che ingloba aspetti che in precedenza passavano in secondo piano, come la distinzione tra migrante e rifugiato. Il Papa mise anche in guardia i politici perché se non si predispongono adeguati piani di integrazione si creano ghetti. Con il rischio di esasperare la gente e causare smottamenti elettorali verso le destre estreme. Che poi è quello che sta accadendo ovunque.
DUBBI
Diversi episcopati (Polonia, Repubblica Ceca, Croazia, Francia, Ungheria) hanno avuto modo di manifestare al Papa la propria perplessità per la linea aperturista e perché diversi organismi pontifici insistono solo sull'accoglienza. Anche in Italia ci sono vescovi che - al di fuori del circuito mediatico - avanzano dubbi sostenendo che non è tanto il Vangelo a essere messo in discussione quanto la gestione concreta di un fenomeno talmente sfaccettato da richiedere un surplus di cautela. L'ultima voce che è affiorata in questo senso è stata quella del cardinale Angelo Scola («Non si possono accogliere tutti») che in una intervista al Gazzettino è andato ad inserirsi nel coro di coloro che suggeriscono un percorso pragmatico. Naturalmente anche all'interno del Vaticano, rigorosamente dietro le quinte, si sono registrati interventi che andavano nella medesima direzione. Spesso sono stati addolciti un po' i toni di tanti discorsi rispetto alle iniziali indicazioni arrivate sul tavolo del pontefice da alcuni consiglieri del dicastero sui migranti o da organismi molto ascoltati a Santa Marta come il Centro Astalli, Sant'Egidio, la Caritas. Persino il cardinale Pietro Parolin è intervenuto in alcuni passaggi, rivedendo qualche sfumatura, con un approccio orientato alla diplomazia e capace di tenere conto del quadro complesso in cui la Santa Sede si muove in Europa. Nel 2017 dopo l'affossamento della legge sullo Ius Soli il Segretario di Stato commentava che forse era meglio così, visto che sarebbe stata solo fonte di «conflitto e lacerazione dentro al Paese». Al di là del Tevere e nella Chiesa si individuano due approcci, uno più pragmatico, l'altro più idealista. Forse la vicenda della nave Diciotti farà indignare tanti consiglieri papali, ma non per questo il Papa cambierà posizione.
Franca Giansoldati
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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