L'AUDIZIONE
ROMA «Certamente una domanda la fece» Matteo Renzi su Banca

Mercoledì 20 Dicembre 2017
L'AUDIZIONE
ROMA «Certamente una domanda la fece» Matteo Renzi su Banca Etruria, ammette Ignazio Visco. Subito dopo: «Ma non risposi». La rivelazione del governatore di Bankitalia ieri nell'audizione-fiume davanti alla Commissione d'inchiesta (interrotta per circa 2 ore per gli auguri al Quirinale) sembra preludere a un regolamento di conti con il segretario dem che, nei giorni precedenti la sua riconferma a palazzo Koch, ispirò una mozione parlamentare («serve una figura idonea per una nuova fiducia») ribadendo più volte la sua contrarietà al rinnovo.
Dopo la relazione di 17 pagine in cui nega pressioni su Popolare Vicenza a favore di una fusione con qualche istituto («Ho appreso dell'interesse per Etruria ad aprile 2014» e smentendo Vincenzo Consoli, «Non ho mai telefonato a Zonin»), però, Visco assolve Maria Elena Boschi: «Mai sollecitazioni di alcuna natura su Etruria né chiese informazioni riservate». La tensione generale si scioglie. Le parole del governatore fanno esultare Renzi: «Visco ha confermato che non ci sono state pressioni». Come tutte le verità ci sono due facce. Soddisfatti anche i 5S: «Renzi si interessò di Etruria, sbugiardato».
Visco che ha al suo fianco il capo della Vigilanza Carmelo Barbagallo, già audito due volte, affronta il dossier bancario più scottante dopo aver difeso per iscritto l'operato di Bankitalia, bersaglio della polemica politica: la banca centrale è rimasta nel mirino del Pd in commissione per non aver vigilato a dovere.
All'origine della crisi delle banche per Visco, non c'è «una vigilanza disattenta, ma la peggiore crisi economica nella storia». Il governatore punta il dito: «La mala gestio di alcune banche, c'è stata - afferma- l'abbiamo più volte sottolineato. Nell'opinione di alcuni la Banca d'Italia avrebbe sempre detto che andava tutto bene e avrebbe sottovalutato la situazione. Non è vero». Ma le critiche su Bankitalia continuano a piovere: «Con il nostro governo riporteremo Bankitalia sotto il controllo statale - twitta Matteo Salvini - Vergognoso che ci siano 7.000 dipendenti pagati in media 85 mila euro all'anno per non vigilare. E il presidente Visco dov'era? Perché l'hanno riconfermato?».
SECRETATA DUE VOLTE
Il presidente Pier Ferdinando Casini apre il dibattito che si incentra sulla banca di Arezzo. «Su Banca Etruria - inizia Visco - non voglio dire che non me ne importava niente...», però, se comparato alla crisi economica nel complesso, «il mio livello di attenzione è modesto». Visco ricorda di aver avuto più incontri con l'ex premier Matteo Renzi: «Nel primo parlammo di boy scout, nel secondo di economia, come nel terzo. Fu allora, presenti anche Delrio e Padoan, che mi chiese: «Perché la Popolare di Vicenza vuole prendere questi di Arezzo?». Io non risposi». «In un altro incontro, a richiesta di informazioni su banche in difficoltà, risposi a Renzi che di banche in difficoltà io parlo solo con il ministro. Lui la domanda la fece e io non risposi».
Si parla naturalmente della Boschi. L'ex ministra delle Riforme chiese con chi potesse parlare di Etruria. Fu indicato Fabio Panetta, vicedg di Bankitalia, che ha incontrato due volte (novembre 2014, gennaio 2015) in via Nazionale. Boschi gli «manifestò le preoccupazioni sulle conseguenze della crisi di Etruria sul territorio». Panetta riferì «a me e al dg Rossi dei brevi colloqui», racconta Visco, «non ci fu richiesta di interventi e non si parlò di questioni di vigilanza».
Riferendosi alle quattro banche in risoluzione, a Mps e alle due venete: «Se non vi fossero state gestioni poco prudenti e spesso caratterizzate da pratiche illegali, queste sette crisi avrebbero potuto essere superate in modo ordinato». Visco svela due rimpianti: «Non aver spinto con forza» il recupero di efficienza, «su Vicenza potevamo essere più svegli? Penso di sì». L'audizione è stata secretata un paio di volte per dettagli marginali su Bim e Veneto Banca
Rosario Dimito
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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