LA STRATEGIA
ROMA «Bravi ragazzi». A metà pomeriggio, dal Canton

Domenica 21 Ottobre 2018
LA STRATEGIA
ROMA «Bravi ragazzi». A metà pomeriggio, dal Canton Ticino, arrivano i complimenti di Beppe Grillo a Luigi Di Maio. Ora la festa, dopo la lunga attesa, può iniziare. Il Garante - prima di salire sul palco di Locarno - si compiace per il pericolo scampato dal punto di vista reale e comunicativo, e oggi sarà al circo Massimo. Intanto, «è stato tenuto alto il principio di onestà», dice Di Maio nel primo intervento di Italia a Cinque Stelle. L'attesa è stata lunga, e sfibrante. Sergio Battelli, deputato e factotum dell'evento nonché rocker, ha passato il pomeriggio in contatto con Palazzo Chigi. Novità, onorevole? «Il ministro Grillo dice che sta andando bene». Tra noi e la Lega c'è stato «un accordone», dicono i ministri che mano a mano si presentano a Italia a Cinque Stelle. «Anche perché parole come condono penale o scudo fiscale io non so nemmeno pronunciarle», dice il ministro dell'Ambiente Sergio Costa, ex generale dell'Arma prestato al M5S, facendo balenare che in caso contrario si sarebbe dimesso. La tregua comunque c'è.
Il problema semmai è come andare avanti. Stefano Patuanelli, capogruppo grillino al Senato e uomo di fiducia di Di Maio, analizza il resto dei dossier ancora appesi (dal dl sicurezza alla legittima difesa) e ragiona sul fatto che «il contratto c'è e dunque basta rispettarlo» ma forse aggiunge che per arrivare alle europee «occorre fargli un tagliando».
LA MOSSA
E cioè mettersi seduti intorno a un tavolo e capire come procedere sui temi più importanti per velocizzarli. Eccolo il punto di caduta: la prossima primavera. Ci pensano tutti. Il governo durerà sicuramente fino al voto, «ma loro potrebbero superarci perché si prenderanno i voti dei cadaveri di Forza Italia», ragiona Max Bugani, numero due di Rousseau, convinto che se non ci fosse stato lo stralcio delle norme incriminate il nostro popolo ci avrebbe preso «a panacche».
Cioè a sberle. La consapevolezza generale è che con la Lega «bisogna essere prudenti». Lo dicono tutti i ministri da Elisabetta Trenta a Di Maio, passando per Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede. L'altro ragionamento colto nei capannelli è che «dobbiamo far valere le percentuali che abbiamo preso alle elezioni, non quelle dei sondaggi». Ecco perché il «tagliando al contratto», che diventa una stretta ai bulloni del governo gialloverde passa come un'operazione utile e necessaria. La vicenda della manina ha messo tutti sul chi va là con il Carroccio. «Questa volta presidieremo il testo militarmente». Se fanno scherzi? «Ce ne andiamo», dice con un sorriso sornione Simone Valente, sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Il punto è appunto come arrivare senza scossoni al voto di maggio. «Poi - si ragiona nel M5S - vedremo: se la Lega prenderà il 30% andremo avanti magari concedendo loro alcuni ministeri». Qui al Circo Massimo i big pentastellati sono convinti che alla fine Salvini non strapperà «perché non vuole ritornare con Berlusconi». E dunque bene così, o quasi. Sul palco in questo sabato di tensione i ministri salgono a rivendicare quanto stanno facendo. Di Maio lancia il senatore Gianluigi Paragone presidente della commissione d'inchiesta sulle banche.
Barbara Lezzi, parla del Sud che «è operoso e non sta con la mano tesa per il reddito di cittadinanza». Ma glissa sulla Tap. Anche se gli eletti pugliesi non mollano: «Ce la metteremo tutta per fermarla». L'aria di battaglia in giro c'è meno degli altri anni. Per le invettive e le parole guerriere c'è Alessandro Di Battista, in collegamento via Skype dall'America Latina: «Ha fatto bene Luigi ad incaz...sul decreto fiscale. E annuncia che a «Natale tornerà». Nell'attesa c'è Roberto Fico, tra i più selfati dai militanti. Il presidente della Camera gira tra gli stand in versione attivista vecchi tempi. E sembra lui, più degli altri, il vero argine all'avanzata della Lega. È portatore delle «diverse sensibilità» che esistono nel gruppo parlamentare M5S e con le quali adesso si discuterà per trovare un'intesa su «temi complessi come il dl sicurezza», dice Francesco D'Uva, capogruppo alla Camera. Chi ha l'aria di volare alto è Davide Casaleggio che lancia l'iscrizione a Rousseau via sms e la mossa servirà a sovrapporlo ancora di più con il M5S. Oggi si chiude: con i due Giuseppe, Grillo e Conte, alfa o omega del nuovo movimento.
Simone Canettieri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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