Sono diretti in Germania o Francia la polizia li cerca su treni e camion

Giovedì 6 Settembre 2018
Sono diretti in Germania o Francia la polizia li cerca su treni e camion
LE DESTINAZIONI
ROMA Alcuni di loro avevano addirittura scambiato le proteste di Casapound all'arrivo al centro Mondo Migliore incastonato tra i boschi di Rocca di Papa e il lago di Castelgandolfo per un comitato d'accoglienza. E fin dai primi colloqui con le mediatrici culturali avevano manifestato l'intenzione di lasciare Roma e l'Italia. Destinazioni? Germania, Svezia e Francia, dove è attiva una rete di comunità locali pronta a riceverli. La polizia li cerca soprattutto a bordo dei treni diretti nel Nord dell'Europa, il modo più semplice per tentare di varcare il confine d'Oltralpe. Oppure su camion a bordo dei quali potrebbe essere stato organizzato il loro viaggio da amici o parenti. Ma ovunque saranno, se controllati, saranno destinati a essere rispediti nel Bel Paese in virtù della convenzione di Dublino.
IN VIAGGIO DA ANNI
Tra chi è mancato all'appello ci sono anche quei giovani, sempre eritrei, che avevano abbandonato casa tre anni fa. Hanno raccontato di avere prima provato la strada per Israele attraverso l'Egitto e il Sud del Sudan, ma che poi, respinti, erano stati costretti a tornare indietro e quindi a ripiegare sui gommoni per l'Italia in partenza dalla Libia. «Scappano dalla dittatura, la maggior parte è renitente alla leva militare che da loro può durare a vita - spiega Roberto Rotondo, responsabile comunicazione di Auxilium, la cooperativa che si occupa del centro a Rocca di Papa - i genitori li aiutano ad andarsene. Un racket dietro a queste sparizioni? Difficile immaginarlo perché gli eritrei, come i siriani e i sudanesi hanno il riconoscimento della protezione internazionale in automatico, nel giro di 4-6 mesi». Forse sono solo diffidenti, forse non hanno capito di avere i riflettori addosso e ora sono anche ricercati. Da quella notte tra il 28 e il 29 agosto, i cento immigrati della Diciotti approdati ai Castelli Romani (98 uomini tra i 19 e i 30 anni, e 8 donne subito trasferite), si sono volatilizzati, prima alla spicciolata, poi via via in gruppi più consistenti. «Ne avrò visti una cinquantina di quelli della Diciotti qui al centro, non di più», dice Alì, ivoriano, in attesa della corriera davanti al cancello di ingresso. Lunedì alla Caritas diocesana di Bari ne aspettavano 13, ma non sono mai arrivati. Ieri in due erano attesi a Bologna, invece ne sono partiti solamente altrettanti alla volta di Torino e tre di Asti. Spariti, come i due che erano diretti a Firenze domenica. Altri, nelle diocesi di Frosinone e Forlì hanno messo piede solo per qualche giorno, chi addirittura per poche ore. «Irreperibili» per il ministro dell'Interno Matteo Salvini che ne conta 50 e il Viminale che li ha fotosegnalati e identificati attraverso le impronte digitali al loro sbarco a Messina; «allontanati volontariamente», precisa don Francesco Soddu, direttore della Caritas italiana. Tra oggi e domani andranno via da Rocca di Papa anche gli ultimi 13 ospiti. Da lunedì di fronte alla struttura non staziona più il blindato del Reparto Mobile ma sono garantite sorveglianze saltuarie. Ieri, insieme con gli altri (circa 500 i migranti che la struttura può accogliere), hanno mangiato i gelati portati dal cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere di Papa Francesco, e oggi è stato garantito il bis.
IL SISTEMA
Il primo ad accoglierli era stato Domenico Alagia, direttore del Mondo Migliore, che si era svociato per spiegare loro come funziona il sistema di protezione offerto dall'accoglienza. Ma le sue parole rassicuranti non sono bastate a trattenerli. «Già l'esperienza della relocation (il programma per la redistribuzione dei richiedenti asilo, ndr) - afferma Alagia - ci ha mostrato come gli eritrei, con forti legami in Europa, spesso preferiscono allontanarsi. Questo d'altronde, non è un centro di detenzione, una volta identificati per noi sono cittadini normali e non perdono la possibilità di richiedere la protezione personalmente, mediante un'altra struttura o un avvocato».
Alessia Marani
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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