Tosi e il veto di Salvini: «Vuol dire che mi teme»

Martedì 9 Gennaio 2018
VERONA «Il veto di Salvini contro di me? Mi inorgoglisce perché vuol dire che mi teme. E comunque il mio referente è solo Silvio Berlusconi». Sorride Flavio Tosi, da ieri parte della cosiddetta quarta gamba della coalizione di centro destra voluta da Berlusconi e varata domenica insieme a Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Una presenza, quella di Tosi, fortemente contestata dal leader della Lega, per nulla disposto ad accettare nelle liste del centrodestra l'ex sindaco di Verona, da lui espulso dal Movimento.
Tosi, anche il suo gruppo politico Fare! entra a far parte della coalizione di centro destra?
«Siamo sempre stati nel centro destra e quella è per noi la casa naturale. Comunque non parliamo più di Fare!, ma del nuovo movimento Noi con l'Italia. È lì che confluiremo tutti, da Direzione Italia di Fitto al nuovo gruppo di Lupi, a Scelta Civica, a Fare!. È scritto nero su bianco nello statuto che abbiamo firmato davanti al notaio per creare Noi con l'Italia, che diverrà un partito unico, e va fatto per rispetto degli elettori».
Ma c'è il veto di Salvini ad una sua candidatura alle prossime elezioni politiche.
«Tanto irragionevole quanto inutile, perché Tosi non ha mai fatto una questione di cadreghe nella sua storia politica. Lo dimostra la mia rinuncia al seggio a Bruxelles per rimanere sindaco di Verona, e ancora al posto in Regione sempre per continuare a guidare la mia città. E al contrario di Salvini non ho mai avuto incarichi nazionali. E poi la questione, il tema, non è la mia candidatura o meno».
E quale sarebbe allora il tema?
«Per me è sempre stata la scelta politica, per aiutare quel centro destra nel quale sono nato e cresciuto. Per Salvini probabilmente, invece, prima vengono le questioni personali. E il suo veto in questo mi inorgoglisce perché vuol dire che mi teme ancora. Ricordo che alle Europee, con lui capolista in Veneto, ho vinto io per numero di voti. Poi lui mi ha surclassato a livello nazionale, chiaramente».
Si parla spesso di un accordo del Pirellone che prevedeva lei come leader nazionale e Salvini il segretario federale.
«Patto che Salvini non ha rispettato, lo sappiamo tutti, e che alla fine portò alla mia espulsione dal Carroccio».
Ma il garante doveva essere Roberto Maroni, quindi anche lui...
«No, Roberto per me è e resterà un amico stimato e quello che è accaduto non è dipeso da lui. Ed anche la sua scelta di oggi, di non candidarsi alle Regionali in Lombardia, è una scelta per il centro destra. Maroni è stato il miglior ministro degli Interni di questo Paese è spero che ritorni a ricoprire quel ruolo».
È l'unico amico che le è rimasto all'interno della Lega?
«Macché, sono tanti i leghisti con cui mi ritrovo spesso, tanti amici che rimarranno tali e con cui condividiamo idee e percorsi. Non si cancellano trent'anni di storia politica cacciando una persona dal movimento».
Ma lei nei mesi scorsi ha incontrato o no Berlusconi?
«Questa è una questione riservata a cui non rispondo per rispetto del presidente Berlusconi. E ripeto che è a lui che rispondo in questa vicenda elettorale, come anche tutti gli altri leader del centro destra. È Silvio Berlusconi che resta in Italia il motore di questo campo politico».
Vi troverete con lui prossimamente?
«È chiaro che a breve vi sarà un vertice tra gli esponenti di Noi per l'Italia e Berlusconi, nonché gli altri leader della coalizione per decidere programmi e progetti di questa tornata elettorale di marzo».
Quindi si troverà davanti anche Salvini?
«Per me non è una questione personale, mai. Io guardo alla realtà ed alle motivazioni politiche. Come ha fatto Berlusconi».
Il suo rientro nella coalizione di centro destra potrebbe cambiare anche il panorama politico veneto o veronese?
«Le questioni nazionali non devono intaccare la politica locale. Ad esempio noi a Verona siamo all'opposizione e lì rimarremo. Siamo andati al ballottaggio con due schieramenti di centro destra e le diverse visioni sulle cose da fare per la città restano tutte. Poi, se a livello di politica locale accadessero alcuni fatti, noi siamo pronti a fare la nostra parte per il bene della città».
Ma se lei non si candida chi correrà per Fare!? La sua futura moglie, la senatrice Patrizia Bisinella?
«Per me il tema non sono le candidature, ma i programmi e le cose da fare per il Paese facendo vincere, uniti, il centro destra. Riguardo a Patrizia, come a tutti i deputati e senatori di Fare!, non so se Salvini ha posto un veto anche su di lei... Se ragioniamo così, potremmo mettere noi il veto sul nome di Salvini».
Massimo Rossignati
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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