Vivaldi, il prete rosso che incredibilmente rischiò l'oblio

Domenica 11 Marzo 2018
Antonio Vivaldi è uno dei geni indiscussi della musica del Settecento. Non tanto (o non solo) del Settecento Veneziano, ma di quel secolo privo di barriere culturali in cui l'Europa intera si riconosceva in un brano musicale, uno scritto filosofico, un'opera teatrale. E se la sua composizione più nota sono i quattro concerti ai quali diede il nome di ognuna delle stagioni, non va dimenticato che il suo incredibile lavoro comprende centinaia di altri concerti, sonate, opere e innumerevoli brani di musica sacra, che influenzarono molti compositori della sua epoca, incluso Johann Sebastian Bach. Oltre all'Estro Armonico, una raccolta di concerti che segnò per sempre il passaggio dal concerto grosso a quello solistico.
Eppure non fu sempre così. Perché dopo la sua morte (avvenuta a Vienna il 28 luglio 1741) sul Prete Rosso chiamato così per il suo essere sacerdote e per il colore dei capelli scese la coltre dell'oblio e solo grazie alla ricerca di alcuni musicologi del Novecento la sua figura e le sue opere furono recuperate dalle pieghe della storia rendendolo, meritatamente, uno dei compositori più celebri e più eseguiti al mondo.
Nato alla Bragora il 4 marzo 1678, fu subito battezzato nella casa della levatrice poiché in pericolo di morte. Due mesi dopo, il 6 maggio, assieme all'ufficializzazione del battesimo gli furono impartiti in chiesa esorcismi et olii.
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