IL CASO
UDINE Non c'è pace per il concorso bandito da Udine e Gorizia Fiere

Sabato 25 Novembre 2017
IL CASO
UDINE Non c'è pace per il concorso bandito da Udine e Gorizia Fiere per trovare una «proposta ideativa» per adeguare e riqualificare il quartiere fieristico di Torreano di Martignacco, dove si prevedono opere per oltre sette milioni di euro. Al termine dell'iter della procedura, finita a giugno scorso nel mirino dell'Ordine degli architetti (con tanto di richiesta alla Fiera - poi non accolta - di annullare il bando), di «proposte ideative» ne è arrivata una sola. A confermarlo, dopo la scadenza prevista per l'apertura delle buste, è il presidente dell'ente, Luciano Snidar. «Ne prendiamo atto con rammarico».
GLI ARCHITETTI
Per il presidente dell'Ordine degli architetti di Udine, Paolo Bon, invece «se in tutta Europa un solo gruppo di professionisti decide di partecipare, vuol dire che le perplessità che avevamo espresso sulla formulazione del bando erano fondate», sostiene, ricordando i dubbi formulati il 28 giugno dal suo predecessore, Bernardino Pittino (vedi altro articolo) nella lettera con cui l'Ordine udinese aveva chiesto formalmente alla Fiera di «annullare in autotutela il bando» e modificarlo. Ma il responsabile unico del procedimento, Marcello De Marchi aveva risposto punto per punto con un'altra missiva, il 10 luglio scorso, per dire che «non si ravvisano per condizioni per procedere al richiesto annullamento». E l'iter, con qualche rinvio, è proseguito. Fino alla fatidica apertura delle buste.
LA FIERA
Cosa risponde Snidar agli architetti? «Nulla. Non posso permettermi - dice il presidente - di entrare in polemica con nessuno perché in questo momento, con tutto il rispetto per il mio Ordine, ma la priorità è fare gli investimenti, usare i fondi che mi sono stati assegnati per non perderli, visto che la Regione non concede più proroghe dopo quella assegnataci fino al 2020. Si tratta di una partita da quasi dieci milioni complessivi». Soldi a tempo, visto che, ricorda Snidar, i lavori previsti «dovranno essere conclusi entro il 2020, altrimenti la Regione ci chiederà indietro il contributo». Va da sé che «il nostro obiettivo è cominciare i lavori entro questa primavera. Dovrò capire con il consiglio di amministrazione e il Rup i possibili stralci da effettuare per rendere possibile l'intervento ferma restando l'operatività della Fiera durante il cantiere. L'obiettivo dei lavori è rendere il complesso più accogliente e fornire più servizi». In ogni caso, precisa, in riferimento al concorso contestato, «quel bando, io l'ho ereditato».
I PROSSIMI PASSI
Resta un dato di fatto. A buste aperte, «ci è arrivata una sola proposta, su cui dovrà decidere il da farsi il Cda, quella presentata dal raggruppamento temporaneo con capogruppo lo studio dell'architetto Giorgio Del Fabbro di Udine, che vede altri 12 professionisti, fra cui anche uno studio inglese», come spiega Snidar. I dettagli, dice, saranno esaminati in consiglio, ma, aggiunge, a titolo informativo, «nella proposta ideativa non è previsto l'abbattimento del Pala Aste». Cosa farà ora la Fiera? «Il bando del concorso di idee prevede che la Fiera possa eventualmente aggiudicare al vincitore l'incarico per lo sviluppo degli ulteriori livelli progettuali. Lo deciderà il consiglio che si riunirà lunedì. La commissione giudicatrice ha fatto una relazione che leggerò in quella sede, e anche su quella base il Cda si esprimerà. Decideremo se riteniamo di affidare l'incarico, visto che il bando riservava all'ente la facoltà di farlo o meno, o quali altre strade si possono intraprendere, dopo aver consultato l'ufficio legale e il Rup».
Camilla De Mori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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